Sclerosi multipla a esordio pediatrico: secondo nuovo studio la progressione di disabilità rallentata da terapia precoce ad alta efficacia
L’uso di terapie ad alta efficacia può ridurre il rischio di progressione della disabilità nelle persone con sclerosi multipla (SM) a esordio infantile, in particolare se somministrate nelle fasi iniziali della malattia, quando i sintomi invalidanti sono trascurabili. È quanto emerge dai dati presentati nel corso della nona riunione congiunta dell’European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis (ECTRIMS) e dell’Americas Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis (ACTRIMS) tenutosi a Milano.
«Abbiamo dimostrato che, in questa popolazione, le terapie modificanti la malattia (DMT) hanno ridotto il rischio di peggioramento della disabilità fin dalla fase iniziale della malattia» ha detto Sifat Sharmin, ricercatrice all’Università di Melbourne (Australia), esponendo i risultati dello studio.
Nei bambini e negli adolescenti le recidive sono più frequenti
Nella maggior parte delle persone con SM, la malattia compare per la prima volta in età adulta. La SM a esordio pediatrico, abbreviata in POMS, è una forma di malattia rara i cui sintomi si manifestano durante l’infanzia o l’adolescenza. Rispetto alla SM a esordio in età adulta, le persone con POMS tendono a manifestare recidive più frequenti ma in genere hanno maggiori probabilità di andare incontro a un recupero migliore dalle ricadute, con sintomi che si attenuano in modo sostanziale o scompaiono del tutto una volta terminata la recidiva.
«I bambini con SM sperimentano da due a tre volte più recidive rispetto agli adulti. Sebbene i bambini generalmente si riprendano meglio dalle ricadute, l’accumulo di disabilità residua da frequenti recidive contribuisce alla disabilità permanente» ha detto Sharmin.
Le terapie modificanti la malattia (DMT) operano per ridurre l’infiammazione nel cervello e nel midollo spinale che guida la SM, riducendo così il rischio di recidive e progressione della disabilità. Le DMT possono essere distinte in due categorie:
- DMT a bassa efficacia, che sono farmaci non altrettanto efficaci nel controllare la SM ma generalmente abbastanza ben tollerati;
- DMT ad alta efficacia, che sono più potenti per il controllo della SM ma comportano anche rischi più gravi in termini di sicurezza.
Nella SM a esordio in età adulta, è stato dimostrato che il trattamento precoce con DMT ad alta efficacia porta a migliori esiti di disabilità a lungo termine, ma non è chiaro se ciò si applichi anche alla POMS. Nonostante l’evidenza negli adulti, i dati di tutto il mondo mostrano che la maggior parte dei bambini con SM riceve terapie a bassa efficacia o non viene trattata.
Studio condotto su due registri, uno internazionale e l’altro italiano
Il team di ricercatori guidato da Sharmin ha analizzato i dati relativi a 5.224 pazienti affetti da POMS monitorati in due grandi database, il registro internazionale MSBase e il Registro italiano della SM. L’età mediana dei pazienti all’insorgenza dei sintomi era di 16 anni e il tempo mediano di follow-up era superiore a cinque anni. Circa tre quarti erano donne. La disabilità è stata misurata utilizzando l’Expanded Disability Status Scale (EDSS) e, sulla base di questi punteggi, i pazienti sono stati suddivisi in gruppi generali di disabilità.
In particolare, quelli con punteggi EDSS di 1,5 o inferiori sono stati considerati con “disabilità trascurabile”, quelli con punteggi da 2 a 2,5 con “disabilità minima”, quelli con punteggi di 3 o 3,5 con “disabilità moderata” e quelli con punteggi di 4 o superiori, che riflettono problemi di deambulazione, con “disabilità più grave”. Un test statistico – il modello di Markov – è stato utilizzato per esaminare come la disabilità dei pazienti fosse cambiata nel corso degli anni di follow-up.
«Questo modello ci ha permesso di esaminare le transizioni tra gli stati di disabilità, tenendo conto di diversi fattori specifici del paziente, tra cui età, sesso, durata della malattia e tasso di recidiva annualizzato» ha spiegato Sharmin, aggiungendo che la transizione più comune per i pazienti è stata quella di passare da una disabilità “trascurabile” a una “minima”.
Ridotto il rischio di peggioramento dei disturbi motori
I ricercatori hanno poi confrontato questa transizione nei pazienti ai quali non era stato somministrato alcun trattamento oppure che avevano ricevuto una DMT ad alta efficacia, come alemtuzumab, cladribina, daclizumab, fingolimod, mitoxantrone, natalizumab, ocrelizumab, rituximab o terapia con cellule staminali. È stato riscontrato che l’uso di queste DMT ad alta efficacia si associasse a una riduzione statisticamente significativa, del 59%, del rischio di passare da una disabilità trascurabile a una minima.
Anche il rischio di passare da una disabilità minima a una moderata si è ridotto significativamente, del 41%, con un trattamento ad alta efficacia, mentre il rischio di passare da una disabilità moderata a una compromissione dell’andatura è diminuito del 33%. Questi risultati, ha detto Sharmin, suggeriscono che «il beneficio delle terapie ad alta efficacia è massimo nella malattia precoce con disabilità trascurabile mentre si riduce con l’aumentare della disabilità».
Anche il trattamento con DMT a bassa efficacia – come dimetilfumarato, glatiramer acetato, interferone beta o teriflunomide – è stato confrontato, nei pazienti a esordio pediatrico, l’assenza di qualsiasi trattamento. In particolare, i dati hanno mostrato che le DMT a bassa efficacia sono associate a un rischio significativamente ridotto, del 35%, di passare da una disabilità trascurabile a una minima e a un rischio inferiore del 41% di passare da una disabilità minima a una compromissione del cammino. Ma per le transizioni in stadi di disabilità più gravi, il trattamento a bassa efficacia non ha avuto un effetto statisticamente significativo.
«Tra i pazienti con disabilità trascurabile, le terapie ad alta efficacia hanno offerto un’ulteriore riduzione del rischio di peggioramento della disabilità rispetto alle terapie a bassa efficacia» ha aggiunto Sharmin. I dati hanno anche mostrato che, tra i pazienti, quelli con recidive più frequenti e quelli che avevano vissuto con la SM per più tempo avevano maggiore probabilità di sperimentare un peggioramento della disabilità, rispecchiato da un maggiore rischio di raggiungere tutte le transizioni.
«Le frequenti ricadute e una maggiore durata della malattia hanno aumentato il rischio di peggioramento della disabilità» ha concluso Sharmin. «Questi risultati sottolineano l’importanza fondamentale di prevenire le recidive al fine di ridurre al minimo il rischio di disabilità irreversibile, che può essere mitigata con un trattamento precoce, in particolare con terapie ad alta efficacia».
Fonte:
Sharmin S, Roos I, Malpas C, et al. Effect of high-efficacy therapy on the course of disability in paediatric-onset multiple sclerosis. ECTRIMS-ACTRIMS 2023, Milano. Abstract n.1091/O140. leggi