Un evento di riacutizzazione di Bpco è in grado di innalzare il rischio di eventi cardiovascolari gravi di quasi 16 volte nella settimana successiva all’evento
Un evento di riacutizzazione di Bpco è in grado di innalzare il rischio di eventi cardiovascolari (CV) gravi di quasi 16 volte nella settimana successiva all’evento, con il rischio maggiore osservato per lo scompenso cardiaco e le aritmie. Queste le conclusioni principali di uno studio canadese pubblicato su Heart che suggeriscono la necessità di ottimizzare la gestione della malattia ostruttiva cronica polmonare anche ai fini della prevenzione della funzione CV.
Razionale e obiettivi dello studio
I fattori di rischio e le malattie cardiovascolari (CV) sono frequentemente oggetto di riscontro comune nei pazienti affetti da Bpco. La mortalità CV rappresenta circa un terzo dei decessi nei pazienti affetti da Bpco, in particolare in quelli con una gravità di malattia lieve o moderata (rispetto a quella grave). Tra le comorbidità cardiache della Bpco, l’insufficienza cardiaca (HF) e le aritmie sono quelle maggiormente rilevate, coesistendo rispettivamente nel 42% e nel 21% delle persone affette da malattia polmonare cronico ostruttiva.
Ciò detto, ancora oggi la durata del rischio di ciascun evento CV post-riacutizzzazione di Bpco è incerta, a causa dei tempi di follow-up variabili negli studi finora condotti. Questi ultimi, peraltro, si sono concentrati sul rischio di infarto del miocardio (MI) e di ictus, mentre solo tre hanno riportato i rischi di HF e aritmia come endpoint compositi.
Non solo: anche il rischio di eventi CV in relazione alla storia di eventi di esacerbazione di Bpco è incerto. Alcuni studi hanno suggerito un rischio più elevato, simile o addirittura inferiore di un evento CV in seguito ad un’esacerbazione nei riacutizzatori frequenti rispetto a quelli non frequenti.
Di qui il nuovo studio che si è proposto in 3 obiettivi seguenti: 1) comprendere meglio l’associazione tra il tempo successivo ad un’esacerbazione e il rischio di ospedalizzazione per sindrome coronarica acuta (ACS), scompenso cardiaco, aritmie, ischemia cerebrale e mortalità per tutte le cause, sia come outcome composito che come outcome preso singolarmente; 2) valutare i rischi in seguito ad un’esacerbazione moderata o grave; 3) valutare i rischi in base al numero cumulativo di esacerbazioni tra i pazienti con nuova diagnosi.
Disegno dello studio
Questo studio osservazionale di coorte retrospettivo fa parte dello studio multinazionale EXAcerbations of COPD and their OutcomeS on CardioVascular disease (EXACOS-CV). I ricercatori hanno identificato gli individui con Bpco utilizzando i dati amministrativi della coorte di malattie croniche BPCO multidatabase di Alberta Health, selezionando i partecipanti tra il 1° aprile 2014 e il 31 marzo 2019, con date di cutoff che hanno consentito di identificare quelli considerati con malattia prevalente e quelli considerati come pazienti di nuova diagnosi.
Per essere inclusi nello studio, era necessario che i pazienti avessero un’età pari o superiore a 40 anni, insieme alla disponibilità di dati clinici per almeno 24 mesi prima dell’ingresso nello studio, in assenza di diagnosi correlata al deficit di alfa-1 antitripsina. Il follow-up si è concluso alla prima comparsa di un outcome di interesse o alla fine dello studio.
Gli outcome primari di interesse erano rappresentati dal ricovero ospedaliero per almeno una notte a causa di ACS, scompenso cardiaco, nuova diagnosi di aritmia o ischemia cerebrale e la mortalità per tutte le cause.
Gii endpoint considerati sono stati: 1) il tempo al primo evento CV non fatale o fatale (endpoint composito); 2) il tempo a ogni singolo evento CV non fatale o fatale.
Da ultimo, è stato stimato il rischio degli endpoint, aggiustato per la presenza di fattori confondenti, associato a 6 sottoperiodi di esposizione post-esacerbazione.
Risultati principali
La coorte finale di 142.787 partecipanti aveva un’età media di 68,1 anni – la metà (51,7%) di sesso maschile. Poco più di un terzo (37,1%) dei pazienti aveva ricevuto una nuova diagnosi di Bpco. La maggior parte (81,8%) non aveva sperimentato un’esacerbazione di Bpco nel corso dell’anno precedente all’ingresso nello studio, il 14,5% aveva avuto un’esacerbazione, mentre il 3,6% era andato incontro a due o più eventi di riacutizzazione.
I ricercatori hanno registrato l’outcome primario composito nel 30,5% dei partecipanti allo studio. Il tasso pre-esacerbazione, pari a 5,43 (IC95% : 5,36 – 5,50) per 100 anni-persona (PY) è aumentato di quasi 16 volte, attestandosi su un valore pari a 95,61/100 PY nei primi 1-7 giorni post-esacerbazione (HR aggiustato: 15,86; IC95%: 15,17-16,58).
Pur in presenza di una riduzione del rischio con il tempo, i ricercatori hanno riportato un tasso di incidenza significativo, pari a 7,3 (IC95%: 7,16-7,55) un anno dopo un evento di esacerbazione (HR: 1,08; IC95%:1,05-1,12).
Quando i ricercatori hanno esaminato gli outcome CV singolarmente, hanno potuto documentare un rischio significativo per tutti, indipendentemente dal livello di esacerbazione di Bpco, più elevato, comunque, nei periodi precedenti.
Inoltre, hanno potuto evidenziare il notevole aumento del rischio di scompenso cardicao, che è passato da un tasso di 0,56/100 PY prima di un primo evento di esacerbazione ad un tasso di 21,45/100 PY nei primi 7 giorni.
Da ultimo, è stato osservato che nel lasso di tempo compreso tra 31 e 180 giorni, il tasso di incidenza per lo scompenso cardiaco è rimasto significativamente elevato (0,68; IC95%: 0,61-0,76; aHR 2,25; IC95%: 1,96-2,59).
In conclusione
Nel complesso, i risultati dello studio dimostrano che le esacerbazioni di Bpco rappresentano dei fattori di rischio indipendenti e modificabili di eventi CV gravi e che, pertanto, è necessario valutare l’impatto dell’ottimizzazione della gestione della BPCO sugli esiti CV.
Spiegano i ricercatori nella discussione del lavoro: “I risultati, ottenuti nella real life, che documentano l’esistenza di un rischio elevato per un’ampia gamma di eventi cardiaci e di morte per tutte le cause, persistente per almeno un anno, comprese le prime e le successive esacerbazioni, sottolineano l’impatto del rischio cardiopolmonare nei pazienti che vivono con la Bpco. Una volta che si verificano le esacerbazioni, devono essere riviste e intensificate sia le terapie, sia la stratificazione del rischio per la malattia cardiaca e polmonare”.
“Per queste ragioni – concludono – è necessario ricorrere ad approcci multidisciplinari basati al fine di affrontare la complessa interazione esistente tra disfunzione polmonare e cardiaca”.
Bibliografia
Hawkins NM et al. Heightened long-term cardiovascular risks after exacerbation of chronic obstructive pulmonary disease. Heart Published Online First: 05 January 2024. doi: 10.1136/heartjnl-2023-323487
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