Virus respiratorio sinciziale: una singola dose dell’anticorpo monoclonale nirsevimab in bambini di età pari o inferiore a 12 mesi ha ridotto le ospedalizzazioni
La somministrazione di una singola dose dell’anticorpo monoclonale nirsevimab in bambini di età pari o inferiore a 12 mesi ha ridotto le ospedalizzazioni dovute ad infezioni a carico del tratto respiratorio inferiore sostenute dal virus respiratorio sinciziale (RSV). Queste le conclusioni dello studio HARMONIE, un trial recentemente pubblicato sulla rivista NEJM.
Informazioni sul virus respiratorio sinciziale e su nirsevimab
Il virus respiratorio sinciziale (RSV) è un agente patogeno a RNA altamente contagioso che può causare infezioni delle vie respiratorie in tutte le fasi della vita, pur determinando l’insorgenza di malattie gravi soprattutto nei neonati, causando infezioni a carico del tratto respiratorio inferiore.
I sintomi dell’RSV possono includere naso che cola, tosse, starnuti, febbre, diminuzione dell’appetito e respiro affannoso. Due neonati su tre vengono infettati dall’RSV durante il primo anno di vita e quasi tutti i neonati vengono contagiati entro i due anni. Negli Stati Uniti, l’RSV è la principale causa di ospedalizzazione nei neonati di età inferiore ai 12 mesi, con un tasso medio 16 volte superiore a quello annuale per l’influenza. Circa il 75% dei bambini ospedalizzati per infezione respiratoria da RSV sono nati sani e a termine, senza condizioni patologiche preesistenti. Ogni anno negli Stati Uniti si stimano circa 590.000 casi di malattia da RSV in bambini di età inferiore a un anno che richiedono cure mediche, tra cui visite mediche, cure urgenti, visite al pronto soccorso e ricoveri.
Nirsevimab è un anticorpo monoclonale messo a punto da Sanofi e AstraZeneca, progettato per riconoscere e legarsi a una struttura antigenica del virus respiratorio sinciziale (RSV), detta proteina F. Quando l’anticorpo si lega a questo antigene, il virus non riesce più a penetrare nelle cellule, in particolare quelle polmonari; in tal modo nirsevimab riesce a prevenire la malattia del tratto respiratorio inferiore causata da RSV, senza richiedere l’attivazione del sistema immunitario.
Nirsevimab si caratterizza per un’emivita prolungata, pari a circa 71 giorni. Per questo motivo l’anticorpo monoclonale è in grado di garantire una protezione dall’infezione in tutti i neonati, se somministrato nell’ambito di un programma di profilassi delle infezioni neonatali simile a quelli utilizzati per i vaccini.
Obiettivi e disegno dello studio HARMONIE
Lo studio HARMONIE è un trial clinico di fase 3b tuttora in corso e avente un disegno randomizzato in aperto, a due gruppi, condotto in Francia, Germania e Regno Unito. Si tratta di uno studio pragmatico, ovvero di uno studio realizzato in condizioni simili a quelle della pratica clinica di routine, che si è proposto l’obiettivo di determinare l’efficacia e la sicurezza di una singola iniezione intramuscolare di nirsevimab rispetto alle cure standard (nessun intervento) per prevenire le ospedalizzazioni associate all’RSV nei neonati di età pari o inferiori a 12 mesi non eleggibili a trattamento con il vaccino per il virus in questione a base di palivizumab.
I ricercatori hanno reclutato 8.058 neonati di età pari o inferiore a 12 mesi, nati ad un’età gestazionale pari almeno a 29 settimane, prossimi ad entrare nella prima stagione di infezione da RSV in Francia, Germania o UK.
Questi sono stati randomizzati, secondo uno schema 1:1, a trattamento con una singola iniezione intramuscolare di nirsevimab (n=4.037) o alle cure standard (nessun intervento; n= 4.021) prima o durante il periodo di infezione stagionale da RSV.
L’end point primario era rappresentato dall’ospedalizzazione per infezione a carico delle basse vie respiratorie associata a RSV, definita come ricovero in ospedale e positività al test per la presenza di RSV.
Un end point secondario chiave valutato nel trial era rappresentato dall’infezione molto grave delle basse vie respiratorie associata a RSV, definita come ricovero in ospedale per infezione a carico del tratto respiratorio inferiore associata a RSV, insieme a livelli di saturazione dell’ossigeno inferiori al 90% e alla necessità di ricorso alla supplementazione di ossigeno.
Risultati principali
Dall’analisi dei dati è emerso che undici neonati (0,3%) nel gruppo nirsevimab e 60 (1,5%) nel gruppo di trattamento standard sono stati ricoverati per infezione a carico del tratto respiratorio inferiore associata a RSV; ciò equivale a dire che il trattamento con l’anticorpo monoclonale ha avuto un’efficacia dell’83,2% (IC95%: 67,8-92,0; P<0,001).
Infezioni molto gravi delle vie respiratorie associate a RSV sono state documentate, invece, in 5 neonati (0,1%) del gruppo nirsevimab e in 19 neonati (0,5%) del gruppo sottoposto a cure standard; ciò equivale a dire che il trattamento con l’anticorpo monoclonale ha avuto un’efficacia del 75,7% (IC95%: 32,8-92,9; P = 0,004).
L’efficacia di nirsevimab nel ridurre l’ospedalizzazione per infezione a carico del tratto respiratorio inferiore associata a RSV è stata dell’89,6% (IC95% aggiustato: 58,8-98,7; P<0,001 aggiustato per molteplicità) in Francia, del 74,2% (IC95% aggiustato: 27,9-92,5; P= 0,006 aggiustato per molteplicità) in Germania e dell’83,4% (IC95% aggiustato: 34,3-97,6; P = 0,003 aggiustato per molteplicità) nel Regno Unito.
Passando alla safety, i risultati dello studio hanno inoltre mostrato un profilo di sicurezza favorevole, in linea con i risultati degli studi precedenti. Sono stati registrati eventi avversi legati al trattamento in 86 neonati (2,1%) del gruppo nirsevimab.
In conclusione
I risultati dello studio HARMONIE hanno dimostrato che nirsevimab è stato in grado di evitare l’ospedalizzazione per infezione a carico del tratto respiratorio inferiore associata a RSV e infezioni molto gravi delle basse vie respiratorie associate a RSV in un’ampia popolazione di neonati sani pretermine e a termine in condizioni pressochè simili a quella della real life. Lo studio ha anche dimostrato il profilo di sicurezza favorevole di nirsevimab, in linea con le osservazioni precedenti.
Questi risultati suggeriscono che nirsevimab ha tutte le carte in regola per ridurre il carico delle ospedalizzazioni per infezioni a carico del tratto respiratorio inferiore associate a RSV in età neonatale.
Nirsevimab è stato approvato nell’Unione Europea nell’ottobre 2022 (2), in Gran Bretagna nel novembre 2022 e recentemente, nell’aprile 2023, ha ricevuto l’approvazione in Canada e a luglio negli Usa (3). Attualmente sono in corso di revisione anche le domande di autorizzazione in Cina, Giappone e in diversi altri Paesi.
Benchè autorizzato da più di un anno dall’EMA per la prevenzione di bronchioliti e polmoniti causate dal virus respiratorio sinciziale (RSV), si attende ancora, nel nostro Paese, l’approvazione da parte di AIFA per questioni legate alla negoziazione del prezzo con le aziende produttrici, al fine di rendere il prodotto rimborsabile da parte del SSN.