Le infrastrutture di ricerca hanno un ruolo importante nel migliorare lo scambio di dati e conoscenze e nel supportare la ricerca, nello specifico in ambito marino
Le infrastrutture di ricerca hanno un ruolo importante nel migliorare lo scambio di dati e conoscenze e nel supportare la ricerca, nello specifico in ambito marino. È questa una considerazione emersa nell’evento dal titolo ”Data and information management and sharing in the Decade: why, who, what and how?”, dedicato al tema della condivisione dei dati oceanografici.
L’evento si è tenuto nelle settimane scorse ed era organizzato dall’Ufficio di Coordinamento decennale per la Condivisione dei Dati Oceanici (DCO-ODS), una struttura nata per la Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO nell’ambito del Decennio delle Nazioni Unite per le scienze del mare per lo sviluppo sostenibile 2021-2030.
L’evento aveva lo scopo di illustrare come il DCO-ODS supporta le Azioni del decennio, ovvero le iniziative che mirano a produrre conoscenza e soluzioni per affrontare le sfide oceaniche, e di mostrare le buone pratiche nella gestione dei dati oceanici, una risorsa fondamentale per la ricerca in ambito marino e le rispettive politiche. Hanno partecipato all’evento anche rappresentanti delle Nazioni Unite e di grandi istituzioni internazionali (ad es., esponenti dell’UNESCO, NOAA, FAO, ed EMODnet).
Tra i relatori del webinar, Marc Taconet, capo del settore statistico per la pesca della FAO, ha evidenziato l’importanza di D4Science, infrastruttura di ricerca del Cnr-Isti, e dei modelli basati sull’intelligenza artificiale, nel fornire supporto alla ricerca in ambito marino per la FAO. Questo intervento era annunciato in agenda come una riflessione su come le partnership che si occupano di innovazione digitale, gestione FAIR di flussi di dati, strumenti di formazione on-line e atlanti della pesca, possono costituire una interfaccia efficace tra scienza e politica e contribuire a raggiungere gli obiettivi delle Nazioni Unite.
Nella presentazione di Marc Taconet, a cui ha contribuito Gianpaolo Coro – ricercatore del Cnr-Isti, e membro del team di D4Science – tra le altre cose è stato messo in luce il ruolo dell’infrastruttura D4Science nel supportare attività della sua unità. Taconet ha menzionato D4Science come strumento che la FAO ha usato per fare capacity building in più di 100 nazioni, attraverso un apposito Virtual Research Environment per la formazione pratica su temi come il monitoraggio delle risorse ittiche, la valutazione degli stock e la biodiversità nelle pesca.
Nella stessa sessione è stato anche citato il lavoro di Coro e colleghi nella modellazione predittiva delle specie invasive, come il caso del pesce palla argenteo (Lagocephalus sceleratus) nel Mediterraneo, e degli habitat di 1508 specie che vivono nei mari europei e le loro proiezioni per il 2050 e il 2100.
La collaborazione tra la FAO e il Cnr-Isti avviene nell’ambito di un accordo quadro stipulato nel 2019, culmine di una lunga collaborazione tra l’Istituto e la FAO in progetti europei sulle infrastrutture di ricerca.