Gli agricoltori sembra abbiano persona la pazienza. Ma non solo gli italiani. Altri fratelli dell’alleanza europea sono pronti alla loro battaglia. I problemi sono condivisi, ma l’Italia non può sopportare più quelle prepotenze che spesso Bruxelles contro il paese del sole e del mare, ha messo in atto nel corso del tempo. Impoverendola sempre di più. Dal made in Italy, all’importazione, che entra forzatamente sulle nostre tavole.
Italian Sounding Food pubblicità ingannevole usata per attrarre al consumo del prodotto italiano. Ma in questo mercato non ci sono regole ognuno agisce in maniera selvaggia a discapito dei nostri produttori agricoli. I prodotti tipici nelle mani di lestofanti, rigattieri dell’identità che tanto hanno sudato i nostri avi a renderla unica e mai ingannevole.
La protesta di questi ultimi giorni non è altro il riscatto che pretendono coloro i quali conservano le tradizioni agroalimentari con il loro duro lavoro. Mantengono alto l’orgoglio italiano e non per ultimo producono il cibo per l’umanità. Le cavallette i vermi che dovrebbero entrare a far parte della nostra cucina.Sicuramente non entreranno a far parte dei nostri menu veraci.
L’obiettivo dell’Unione europea è “rafforzare la coesione economica sociale e territoriale e la solidarietà tra i paesi dell’UE. Rispettare la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica. Istituire un’unione economica e monetaria con l’euro come moneta unica”. Ma cosa ha fatto l’UE per tutelare tutto questo, mentre il mondo intero ci rubava quei brand, ambiti in tutto il mondo. Sarà l’UE, il problema?
Oggi, la gestione del comparto agricolo italiano fa acqua da tutte le parti, troppi soldi dati ad amici e parenti, pochi progetti realizzati, e poco o nulla fatto per il nuovo insediamento giovanile.
Un settore insomma incontrollato. Probabilmente la Calabria ha il primato. Senza pensare che il ricambio generazionale possa lavorare. Se non c’è reddito. Perché senza soldi “non si cantano messe”.
Appuntamento a Roma nella capitale, dove sono scritti grandi accordi. Sono migliaia i trattori che stazionano al circo Massino, sono tanti ma manca qualcuno all’appello.
Sembra che ci siano due scuole di pensiero, che hanno un comune denominatore, ma hanno preso strade diverse. La bandiera dell’unità agricola è stata frammentata, si sperava in una movimentata presenza da nord a sud, isole comprese. In Piazza della Bocca della Verità giorno diciassette a Roma, la faceva da padrona una Calabria nuova, giovane, con tanta voglia di restare a coltivare dignitosamente la terra che gli hanno lasciato i genitori con tanti sacrifici! Una generazione che nessuno si aspettava, decisi e risoluti, pieni di voglia di riscatto.
La lista delle richieste sono molteplici, sono cambiati i tempi e le esigenze. E’ ora di una riforma agraria, che non produca gli effetti della riforma del governo De Gasperi del clientelismo. Hanno tolto nel 1984 la cassa per il mezzogiorno che ha elargito 82.410 miliardi di lire (ma non ci è dato sapere quanti progetti realizzati) mentre due anni dopo sostituita dall’Agenzia per la promozione. E lo sviluppo del Mezzogiorno, chiusa anche questa nel 1992.
Sempre a discapito degli agricoltori.
Quelli con la zappa in mano, che si alzano alle quattro del mattino per mungere le vacche. Quelli che raccolgono le olive per venderle poi a cinque euro al litro. Quelli mal supportati dalle associazioni di categoria, completamente assenti nelle loro battaglie. Allora le richieste sono molte, ma niente contributi a pioggia, niente clientelismo, leggi che mirano a dare un serio contributo a quell’agricoltura che vuole vivere grazie alla sua terra e il suo lavoro onesto. Penso sia da adottare come slogan da italiano vero questo messaggio:
”Ho 71 anni e per la prima volta mi sento veramente orgoglioso di essere italiano e Agricoltore. Grazie ragazzi non mollare, lottate per i sacri Valori insiti nel nostro sacro Lavoro. Noi Agricoltori non siamo altro che ………GIARDINIERI DI DIO. Che Dio Padre vi benedica.” Quindi, sciopero ad oltranza…