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Su Rai 5 al via l’ottava stagione di “Wild Italy”

wild italy perugia

Come sono cambiati il paesaggio e la vita selvatica in Italia: lo racconta l’ottava stagione della serie “Wild Italy” su Rai 5, sette episodi scritti e diretti dal biologo Francesco Petretti

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Le trasformazioni subite dal paesaggio e dalla vita selvatica in Italia, di pari passo con l’evoluzione dell’uomo dall’Età della pietra a oggi, con una previsione per il futuro prossimo. Le racconta, come un romanzo di avventure, l’ottava stagione della serie “Wild Italy” – sette episodi scritti e diretti dal biologo Francesco Petretti – in onda da domenica 25 febbraio alle 21.15 in prima visione su Rai 5.

La serie, realizzata in due anni, con rigore scientifico, in tutto il territorio nazionale, e con uno sguardo al Mediterraneo e al contesto europeo quando utile per illustrare meglio la situazione, ha portato alla raccolta di una imponente documentazione filmata sui paesaggi, gli ecosistemi, le specie animali e vegetali, visualizzate nel loro “contesto” temporale e, nel racconto, “accoppiate” ai passaggi cruciali della storia umana.

Nel primo episodio dal titolo “L’anno Zero. Un popolo di raccoglitori” si torna al Paleolitico quando meno di centomila esseri umani si muovevano nel territorio della penisola, allora coperto da una immensa foresta, da cui emergevano solo le vette delle montagne, le paludi, le zone steppiche, lasciate dalle glaciazioni.

Questi uomini, muniti di pochi strumenti di pietra grezza, erano raccoglitori dei prodotti spontanei, dalle piante commestibili ai piccoli animali, e spesso di impossessavano delle carcasse delle prede abbattute da predatori ben più efficienti, come lupi, orsi, linci. Il paesaggio naturale era quello che la storia recente e lontana aveva forgiato, dopo una intensa attività vulcanica e dopo una serie di glaciazioni, l’ultima delle quali, quella di Wurm, fece sentire i suoi effetti fino a dodicimila anni fa.

Annidate nelle parti più inaccessibili del territorio, alcune foreste, relitte delle epoche glaciali, conservarono il fascino dei boschi primigeni, con un corteggio di piante e di animali, oggi messi in pericolo dai cambiamenti climatici. Allora inizia l’anno Zero della Storia della Natura in Italia, il punto di partenza della civiltà, in un ambiente integro, assolutamente privo di modificazioni antropiche.

La formazione del popolamento animale e vegetale che i primi uomini dovettero affrontare, è raccontata dalle torbiere con i depositi di polline fossile, dalle grotte marine, vero e proprio archivio di fatti su come attraverso le invasioni dal Nord, le immigrazioni dal cuore dell’Asia, viaggi dal Maghreb si sia formato il patrimonio di biodiversità più ricco, fra tutti quelli delle attuali nazioni europee.

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