Il premio della solidarietà al popolo crotonese. Tante le testimonianze di chi ha voluto donare un pensiero. Un anno dopo il naufragio a steccato di Cutro, omaggio alle vittime
Sono le quattro del mattino e sulla spiaggia di steccato di Cutro, da lontano si vedono i falò! Una veglia di preghiera un appello lanciato da “Rete 26 febbraio”.La mattina precedente era presente anche l’ambasciatore della Repubblica islamica dell’Afganistan a Roma, Khaled Ahmad Zekriya, è stato inaugurato il ‘Giardino di Alì’, uno spazio all’ingresso della città che ospiterà 94 piante.
Quattro cerchi sull’arenile poco distanziati tra di loro, in cui all’interno il fuoco acceso tamburella. Mentre le candeline 94, quanto i morti annegati, tutte in fila sempre nel cerchio, emettono uno sfrigolio. Un profumo di morte. Dopo 365giorni, resta l’amaro in bocca e le speranze si congelano. Le passerelle dei politici non mancano ma a poco servono presenziare una cerimonia che è motivo di sventura. Se non si creano dei presupposti umanitari che diano speranze a quei popoli vittime di dittatori e tiranni. Usando l’Islam come un’ideologia divenuta per certuni strumento di subcultura (post moderna).
Erano partiti dalle coste turche in 180, imbarcati quella notte del 25 febbraio 2023 per cercare un mondo migliore di quello che erano costretti a vivere. Dove non ci sono diritti umani e ci sono violazioni alle norme sociali. La donna poi non solo è invisibile. Violentata, trattata come schiava, costretta a indossare l’hijab o il burqa fuori di casa. Negando loro la scolarizzazione.
Il mare, inclemente quella notte li ha spinti sulla costa calabra, ma purtroppo il caicco sbattendo su una secca lo spaccò in due, e la disperazione, la paura annega nei sogni. Il buio e il freddo, le onde alte completano gli orrori presentati da una giornata indimenticabile per il mondo intero.
Alì, afgano ormai da anni in Italia al nord, è rimasto fino alle prime luci del giorno, aspetta di ritrovare il corpo di suo cugino disperso. Ma chiede anche giustizia di come e perché i soccorsi non sono arrivati in tempo quel “maledetto” 26 febbraio. Il suo pensiero è anche rivolto alla gente del posto, quei crotonesi che non hanno saputo nascondere la loro indole di un popolo che conosce la migrazione e offre, senza limiti, solidarietà.
Premio solidarietà dei crotonesi
Tante le testimonianze di chi ha voluto donare un pensiero. Che ben venga un riconoscimento a questi figli pitagorici, perché c’è un esodo silente che sta svuotando il sud e conosce l’emigrazione: sud nord, sud sud.
Quel comportamento altruistico che li ha resi disponibili verso dei fratelli che in quel momento erano consumati da un orribile incubo. Il principio di solidarietà profuso dovrebbe dare alla città calabrese un encomio. Che sappia il mondo intero che il popolo della solidarietà a messo a tacere quella cronaca nera che tanto male ha fatto a questa terra. Portando un messaggio di pace e amore a chi cercava “ l’America”.