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Leucemia mieloide acuta t-AML o s-AML: nuovo studio su impiego di CPX-351

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Nuovo studio su pazienti con leucemia mieloide acuta correlata alla terapia (t-AML) o leucemia mieloide acuta evolutasi da una sindrome mielodisplastica antecedente (s-AML)

Nei pazienti affetti da leucemia mieloide acuta correlata alla terapia (t-AML) o leucemia mieloide acuta evolutasi da una sindrome mielodisplastica antecedente (s-AML) trattati con CPX-351, definendo la fitness dei pazienti mediante i criteri SIE/SIES/GITMO si identificano popolazioni con outcome differenti. Lo evidenziano o risultati di uno studio retrospettivo italiano coordinato da Raffaele Palmieri, del Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione dell’Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’, e presentato all’ultimo congresso dell’American Society of Hematology (ASH), a San Diego.

Infatti, i pazienti fit e quelli unfit analizzati nello studio hanno ottenuto tassi di remissione completa simili, ma una sopravvivenza a lungo termine diversa. Tale discrepanza, secondo gli autori, può essere giustificata dalla mortalità precoce più elevata osservata tra i pazienti unfit, che si traduce in una sopravvivenza a lungo termine più breve.

CPX-351 utilizzato anche in pazienti unfit

Il trattamento della leucemia mieloide acuta correlata alla terapia (t-AML) e della leucemia mieloide acuta che evolve da una sindrome mielodisplastica antecedente (s-AML) rappresenta un unmet clinical need e i pazienti affetti da queste forme hanno un outcome sfavorevole.

Dal 2019 CPX-351 è disponibile anche in Italia ed è approvato dall’Aifa per il trattamento di prima linea di pazienti affetti da questi sottotipi di leucemia mieloide acuta. Sebbene nella pratica clinica sia utilizzato preferenzialmente per il trattamento di pazienti idonei alla chemioterapia intensiva, CPX-351 viene somministrato anche a pazienti non idonei, il che pone la questione della tollerabilità del farmaco in queste categorie.

Tra i punteggi utilizzati per la definizione della fitness, i criteri SIE/SIES/GITMO sono stati ampiamente convalidati in ampie coorti di pazienti con leucemia mieloide acuta sottoposti a chemioterapia intensiva e sono sempre più incorporati negli studi clinici.

Tuttavia, si legge nell’abstract, poiché questi criteri non sono stati ancora testati nei pazienti con t-AML e s-AML, Palmieri e i colleghi ne hanno studiato l’applicabilità in queste categorie di pazienti trattati con CPX-351, presentando poi i loro risultati al congresso.

Obiettivo ulteriore del team italiano era anche confrontare gli outcome nei pazienti fit e in quelli unfit in termini di tassi di remissione completa, sopravvivenza globale (OS) e tassi di mortalità precoce (a 28 e a 100 giorni).

Lo studio italiano

Nella loro analisi, gli autori hanno incluso i pazienti affetti da t-AML o s-AML secondo la classificazione WHO 2016 e trattati con almeno un ciclo di CPX-351.

Per la classificazione dei dati genetici e citogenetici si è utilizzato il sistema di stratificazione del rischio ELN 2017.

Per classificare i pazienti come idonei (fit) o non idonei (unfit) alla chemioterapia intensiva sono stati applicati retrospettivamente i criteri SIE/SIES/GITMO all’intera casistica, con l’obiettivo di valutare i tassi di remissione completa e di mortalità precoce e l’OS.

Ulteriore obiettivo dello studio era verificare se la stratificazione dei pazienti secondo le categorie di rischio della classificazione ELN 2017 sia in grado di fornire ulteriori informazioni sugli outcome a lungo termine, indipendentemente dalla valutazione della fitness.

 

Analisi su circa 400 pazienti

Complessivamente sono stati analizzati 403 pazienti con t-AML (19,4%) o s-AML (80,6%) arruolati in 29 centri italiani tra il 2018 e il 2023.

L’età mediana della coorte era di 65 anni (range: 32-79), con una leggera prevalenza di pazienti di sesso maschile (56,1%).

Secondo i criteri SIE/SIES/GITMO, 328 pazienti (83,4%) sono stati classificati come fit e 75 (16,6%) come unfit. Inoltre, 17 pazienti (4,2%) sono stati classificati come a rischio favorevole, 162 (40,2%) a rischio intermedio e 217 (53,8%) a rischio sfavorevole secondo la classificazione ELN 2017; sette pazienti (1,7%) non hanno potuto essere classificati sotto questo aspetto a causa di dati genetici incompleti. Non sono state osservate differenze in termini di distribuzione del rischio ELN2017 tra il gruppo dei pazienti fit e quello degli unfit.

Tassi di remissione completa simili, ma sopravvivenza a lungo termine diversa

Dopo la prima induzione, 188 pazienti fit (57,3%) e 42 unfit (56%) hanno raggiunto una remissione completa, per un totale di 230 pazienti (57,1%) entrati in remissione completa.

I tassi di remissione completa sono risultati, quindi, simili nei pazienti fit e in quelli unfit, indipendentemente dal sottotipo di leucemia mieloide acuta e dalla categoria di rischio ELN 2017

Dall’inizio del trattamento con CPX-351 si sono verificati 18 e 55 decessi rispettivamente a 28 giorni e a 100 giorni. Il tasso di mortalità precoce in queste prime valutazioni è risultato statisticamente diverso fra i due gruppi: a 28 giorni 3% nei pazienti fit contro 10,4% negli unfit e a 100 giorni rispettivamente 10,7% contro 28% (P < 0,05).

Invece, nei pazienti unfit non è stata osservata una mortalità in eccesso in nessuna valutazione dopo 100 giorni dalla prima induzione con CPX-351.

Con un follow-up mediano di 24 mesi, i pazienti unfit hanno mostrato un’OS mediana significativamente più breve rispetto a quelli fit: 8 mesi (IC al 95% 4,1-11,8) contro 18 mesi (IC al 95% 14,7-21,1) (P < 0,0001).

Nei pazienti unfit sopravvivenza indipendente dal rischio ELN 2017

Quando gli autori hanno analizzato gli outcome di sopravvivenza in funzione dei fattori genetici/citogenetici, nei pazienti fit l’OS mediana è risultata significativamente correlata al rischio ELN 2017. Infatti, al momento dell’analisi l’OS mediana non era stata raggiunta nel sottogruppo a rischio favorevole mentre è risultata di 20 mesi in quello a rischio intermedio e 13 mesi in quello a rischio sfavorevole, (P < 0,01)

Al contrario, nei pazienti unfit l’outcome di sopravvivenza sembra essere indipendente dalla categoria di rischio ELN 2017 . Infatti, in questo caso non si è osservata una differenza significativa nell’OS mediana fra i pazienti a rischio favorevole e quelli a rischio intermedio o sfavorevole: rispettivamente, 20 mesi contro 11 mesi e 7 mesi (P = NS).

Prospettive future

In futuro, concludono gli autori, la modulazione della schedula di CPX-351 nei pazienti unfit potrebbe essere un’opzione ragionevole per risparmiare loro tossicità senza rinunciare all’opportunità di fornire un trattamento con finalità curative.

Bibliografia

  1. Palmieri, et al. Applicability of SIE/Sies/GITMO Fitness Criteria to Therapy-Related and AML-MRC Receiving CPX-351: Results from a Large, Retrospective, Multicentric, Observational Study. Blood (2023) 142 (Supplement 1):2891; doi: 10.1182/blood-2023-181142. https://ashpublications.org/blood/article/142/Supplement%201/2891/500001/Applicability-of-SIE-Sies-GITMO-Fitness-Criteria
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