Rimboschimento della farnia: trovate nuove soluzioni con ResQ


Campionamento querce resq

Giunge a conclusione, dopo tre anni, il progetto “ResQ”, volto a individuare nuove soluzioni per deperimento della farnia, specie emblematica dei boschi di pianura che caratterizza gli ecosistemi forestali del bacino padano-veneto.

“ResQ” è un progetto di ricerca co-finanziato da Regione Lombardia – Direzione Generale Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste, che ha coinvolto i gruppi di ricerca del Dipartimento di scienze della Terra e dell’ambiente dell’Università degli Studi di Pavia (coordinatore: prof.ssa Paola Nola), della Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali dell’Università della Basilicata (prof. Francesco Ripullone) e l’Istituto di bioscienze e biorisorse del Cnr di Firenze (Dott. Andrea Piotti).

Il gruppo di ricerca, fortemente multidisciplinare, ha individuato farnie che presentano combinazioni di geni di potenzialmente legate a forme di resistenza al deperimento, un primo nucleo di alberi con cui sarà possibile arricchire le raccolte semi finalizzate a interventi di rimboschimento.

La ricerca ha concentrato le sue indagini in cinque siti di studio in due importanti parchi lombardi (Parco Lombardo della Valle del Ticino e Parco delle Groane), e ha indagato 125 coppie di individui sani e deperienti, vicini e in condizioni ecologiche apparentemente simili, registrando tantissime caratteristiche degli alberi e dell’ambiente che li circonda.

I ricercatori hanno scoperto che le piante soggette a deperimento non sono caratterizzate da parametri microambientali differenti rispetto alle piante sane (non sono circondate da una vegetazione diversa, non subiscono maggiore competizione, non si trovano in situazioni di maggiore stress idrico, non sono in condizioni di diversa profondità del suolo), e sembra che né i patogeni fungini né l’efficienza nell’uso dell’acqua di ciascuna pianta siano fattori chiave per resistere al deperimento.

Al contrario, notevoli differenze si riscontrano nel ritmo di accrescimento; infatti, le piante sane presentano una crescita annuale in diametro molto maggiore rispetto a quelle deperienti, una differenza che si è manifestata molto prima che fossero visibili i sintomi caratteristici della deperienza (parziale defogliazione, ingiallimento della chioma, rami epicormici). Pertanto l’osservazione del ritmo di accrescimento permette di fare una diagnosi precoce del livello di deperimento di ogni pianta.

Esplorando il genoma di ogni pianta indagata, il team ha inoltre appreso che numerosi geni sono legati a vari livelli alla capacità di resistere al deperimento: questa scoperta apre nuovi scenari per la comprensione del fenomeno, e indica strategie innovative per contrastarlo efficacemente  tramite la raccolta di semi e la messa a dimora di individui resistenti. Già dalla prossima stagione, infatti, potranno essere raccolti semi con caratteristiche genetiche che potrebbero rivelarsi importanti per la resistenza al deperimento.

Qui il link per l’elenco e la mappa delle piante da cui sarebbe opportuno raccogliere semi

Il progetto ha permesso anche di conoscere in modo speditivo quali piante siano “veramente” sane in un bosco di farnia in cui avanza il deperimento. Tali piante potranno essere scelte in via preferenziale per allargare la raccolta dei semi. Anche le altre informazioni fenotipiche collezionate nel progetto, come l’efficienza nell’uso dell’acqua, sebbene se non direttamente legate al deperimento, potranno rivelarsi molto utili per ampliare il plateau di piante da seme con caratteristiche interessanti, come per esempio una migliore capacità di gestione dell’acqua, risorsa cruciale nel clima del futuro.

Mentre sono in preparazione le pubblicazioni scientifiche che sottoporranno alla valutazione della comunità scientifica internazionale i risultati principali di “ResQ”, il gruppo di ricerca è coinvolto nel nuovo progetto PRIN 2022 “ResItFor”, finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU, dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dal Ministero dell’Università e della Ricerca e coordinato da Giovanni G. Vendramin dell’Istituto di bioscienze e biorisorse del Cnr. Ciò consentirà di estendere lo studio del deperimento delle querce in altre aree geografiche d’Italia e a numeri maggiori di piante per valutare la possibilità di generalizzare i  risultati ottenuti, e renderli più solidi ed applicabili ad ampio raggio.