Linfoma a grandi cellule B: secondo nuove analisi, il trapianto autologo sarebbe meglio delle CAR-T in alcuni pazienti in remissione completa
Secondo uno studio osservazionale retrospettivo presentato al convegno annuale dell’American Society of Hematology (ASH), a San Diego, i pazienti con linfoma a grandi cellule B recidivato in remissione completa sottoposti a trapianto autologo di cellule emopoietiche possono mostrare tassi di recidiva inferiori e una sopravvivenza libera da progressione (PFS) superiore rispetto a quelli trattati con le cellule CAR-T.
In particolare, in questo studio i tassi di ricaduta a 2 anni sono risultati del 27,8% nel gruppo sottoposto al trapianto autologo e 48% in quello trattato con le cellule CAR-T.
Questi risultati, osservano gli autori, sono simili a quelli riportati in precedenza in pazienti in remissione parziale sottoposti al trapianto autologo rispetto alla terapia a base di cellule CAR-T.
Mazyar Shadman, del Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle, che ha presentato i dati al congresso, ha dichiarato che questi risultati non sono in disaccordo con quelli degli studi clinici randomizzati dove il trattamento con le cellule CAR-T è stato confrontato con la terapia di salvataggio, seguita da auto-trapianto di cellule ematopoietiche. «Stiamo ponendo un quesito leggermente diverso da quello posto negli studi clinici ZUMA-7 e TRANSFORM. Non intendiamo dire che il trapianto autologo sia migliore delle CAR-T, ma in alcuni pazienti nel setting della recidiva che mostrano una chemiosensibilità si potrebbe considerare il trapianto autologo un altro trattamento potenzialmente curativo per questa patologia».
Lo studio retrospettivo
Nello loro studio, Shadman e i colleghi hanno confrontato gli outcome di pazienti con linfoma a grandi cellule B sottoposti o al trapianto autologo o alla terapia con CAR-T quando erano in remissione completa.
Per la loro analisi gli autori hanno utilizzato i dati estratti dal registro del Center for International Blood & Marrow Transplant Research (CIBMTR), selezionando pazienti di età compresa tra 18 e 75 anni con linfoma a grandi cellule B o linfoma primitivo del mediastino sottoposti al trattamento con cellule CAR-T (tra il 2018 e il 2021) o al trapianto autologo (tra il 2015 e il 2021) mentre si trovavano in remissione completa in base ai risultati di PET o Tac. Sono stati, invece, esclusi i pazienti che avevano già effettuato in precedenza la terapia con CAR-T o il trapianto autologo.
Gli endpoint primari comprendevano la PFS e la sopravvivenza globale (OS), mentre gli endpoint secondari comprendevano la mortalità correlata al trattamento (TRM) e il tasso di ricaduta.
Analizzati oltre 300 pazienti
I ricercatori hanno identificato nel registro 360 pazienti con linfoma a grandi cellule B che erano in remissione completa prima di effettuare l’infusione delle cellule CAR-T (79 pazienti) o essere sottoposti al trapianto autologo (281 pazienti). Il follow-up mediano mei due gruppi è stato rispettivamente di 24,7 mesi (range: 3,3-49,4) e di 49,7 mesi (range: 3-95,4).
Tra i pazienti sottoposti all’infusione di cellule CAR-T, il 53% era stato trattato con tisagenlecleucel (tisa-cel), il 46% con axicabtagene ciloleucel (axi-cel) e l’1% con lisocabtagene maraleucel (liso-cel).
PFS e OS a 2 anni più basse
L’analisi univariata, oltre ad un tasso più alto di ricaduta a 2 anni nel gruppo trattato con le CAR-T, ha mostrato anche un tasso più basso sia di PFS a 2 anni (47,8% contro 66,2%; P = < 0,001) sia di OS (65,6% contro 78,9%; P = 0,037) a 2 anni rispetto al gruppo sottoposto al trapianto autologo. Invece, non è stata alcuna differenza statisticamente significativa nei tassi di mortalità a 2 anni correlati ai due diversi trattamenti (4,1% contro 5,9; P = 0.673).
Anche tra i pazienti ricaduti precocemente dopo il trattamento (57 fra quelli trattati con le CAR-T e 163 fra quelli che hanno eseguito il trapianto), gli esiti a 2 anni sono stati per certi versi peggiori per quelli trattati con le CAR-T: il tasso di ricaduta, infatti, è stato del 45,9% contro 22,8% e il tasso di PFS del 48,3% contro 70,9%. Tuttavia, a 2 anni non si è osservata alcuna differenza fra i due gruppi in termini di OS o nella mortalità correlata al trattamento.
Nell’ analisi multivariata è stata osservata un’associazione tra la terapia con CAR-T e un rischio più elevato di ricaduta (HR 2,18; P < 0,0001) nonché di PFS inferiore (HR 1,83; P = 0,0011) rispetto al trapianto autologo, senza, tuttavia, alcuna differenza nel rischio di mortalità correlata al trattamento (HR 0,59) o OS (HR 1,44).
Passi futuri
Shadman ha spiegato che un’analisi simile potrebbe essere ripetuta nei prossimi 12-24 mesi, considerando una terapia con CAR-T differente.
Secondo l’autore, infatti, una delle limitazioni dell’analisi risiede nel fatto che più della metà dei pazienti nel gruppo sottoposto all’infusione delle CAR-T era stato trattato con tisa-cel, «che non è necessariamente il miglior prodotto fra le CAR-T disponibili».
Shadman ha ipotizzato che se tra uno o 2 anni si conducesse la stessa analisi, includendo solo i pazienti trattati con lisa-cel o axi-cel, e si confrontassero gli esiti con quelli del trapianto autologo, si potrebbero ottenere risultati migliori.
Bibliografia
M. Shadman, et al. Autologous Transplant (auto-HCT) Is Associated with Improved Clinical Outcomes Compared to CAR-T Therapy in Patients (pts) with Large B-Cell Lymphoma (LBCL) Achieving a Complete Remission. Blood (2023) 142 (Supplement 1):781; doi:10.1182/blood-2023-173536. https://ashpublications.org/blood/article/142/Supplement201/781/503299/Autologous-Transplant-auto-HCT-Is-Associated-with