“De Gasperi: l’Europa brucia” il nuovo spettacolo interpretato da Paolo Pierobon, Giovanni Crippa, Emiliano Masala, Livia Rossi e Francesco Maruccia al Teatro Vascello
Ha debuttato in prima assoluta l’8 febbraio, con grande partecipazione di pubblico al Teatro Nazionale – Teatro Duse di Genova “De Gasperi: l’Europa brucia” il nuovo spettacolo interpretato da Paolo Pierobon, Giovanni Crippa, Emiliano Masala, Livia Rossi e Francesco Maruccia, diretto da Carmelo Rifici e scritto da Angela Dematté. Lo spettacolo è una coproduzione tra Teatro Stabile di Bolzano, LAC Lugano Arte e Cultura, La Fabbrica dell’attore/Teatro Vascello di Roma e Centro Servizi Culturali Santa Chiara e si avvale della collaborazione con Fondazione Trentina Alcide De Gasperi e CTB – Centro Teatrale Bresciano. Il debutto a Trento – previsto la passata settimana – è stato annullato a causa di un malore di Pierobon. Ora che le condizioni dell’attore pluripremiato si sono ristabilite, lo spettacolo intraprende il tour nazionale: alle date di Genova, dove rimarrà in scena fino all’11 febbraio, seguiranno quelle di Rovereto (TN), Bolzano, Milano, Modena, Lugano, Torino e Roma.
“De Gasperi: l’Europa brucia” porta in scena la statura e la complessità, le luci e le ombre dell’uomo/statista Alcide che aderisce totalmente al suo compito politico tanto da non vedere più i confini tra sé e la nazione, caricandosene il peso e diventandone poi, inevitabilmente, artefice e vittima. Racconta, attraverso il percorso interiore di un importante uomo politico europeo, gli anni della formazione del Patto Atlantico, della nascita dell’Europa che oggi conosciamo e viviamo.
«Parlare di De Gasperi per me significa guardare dal tempo presente, attraverso una lente sul passato, ad un possibile futuro» afferma il regista Rifici, direttore artistico di LAC Lugano Arte e Cultura «Per quanto tempo ancora reggeranno i pilastri della nostra democrazia? Il testo di Demattè, per quanto non possa restituirci del tutto la complessità della nascita dell’Europa postbellica, mi permette comunque di porre al pubblico alcune domande che ritengo essere fondamentali: è mai esistito un progetto europeo? C’è mai stato un momento della storia in cui la parola democrazia sia riuscita a manifestarsi negli apparati statali, senza dover fare fin troppi compromessi con i giochi di potere e le espansioni commerciali?». “De Gasperi: l’Europa brucia” intende approfondire questo frammento di storia italiana nella stretta e radicata prospettiva della vita dell’uomo/statista in rapporto con i suoi collaboratori e con la sua vita intima. Come scrive Dematté «Da anni desideravo lavorare sulla figura politica di Alcide De Gasperi. […] Mi affascinava la sua retorica, la sua emotività alla Conferenza di pace di Parigi dell’agosto del ’46 mi colpiva moltissimo. Poi vidi un suo discorso appena tornato dal viaggio in America, nel gennaio del ’47. Mi sembrava di sentire un altro uomo. Cos’era successo nel mezzo?».
L’indagine si struttura attraverso i dialoghi tra De Gasperi, interpretato da un fuoriclasse della scena come Paolo Pierobon, e quattro personaggi: la figlia Maria Romana (Livia Rossi), il presidente del Partito Comunista Palmiro Togliatti (Emiliano Masala), l’ambasciatore americano in Italia James Clement Dunn (Giovanni Crippa) e un ragazzo di Matera (Francesco Maruccia). Attraverso i loro colloqui affiorano in tutta la loro potenza le parole dei discorsi degasperiani e la democrazia che ancor oggi viviamo.
Con questa produzione Demattè e Rifici tornano a debuttare in prima assoluta a Trento dopo il successo di “Avevo un bel pallone rosso”, testo dedicato al rapporto tra la brigatista Mara Cagol e suo padre, interpretato dalla stessa autrice affiancata da Andrea Castelli e prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano.
«Nonostante la mia natura di regista si muova con difficoltà nei testi di stampo realistico o di natura documentaristica, ho provato a seguire le intuizioni dell’autrice, che con grande intelligenza e sensibilità ha costruito una drammaturgia lucida e teorica» prosegue Rifici. «De Gasperi agisce in una scena fissa, bianca e senza tempo, abbandonandosi ad un lungo flusso di coscienza, solo apparentemente interrotto da lunghi dialoghi con sua figlia, Togliatti, Dunn e un giovane ragazzo di Matera. […]» . Le scene sono di Daniele Spanò, i costumi di Margherita Baldoni, le luci di Gianni Staropoli e le musiche di Federica Furlani.
Tour 2023 – 2024
Genova, Teatro Duse 8 -11 febbraio ; Rovereto (TN), Teatro Zandonai, 13 febbraio ; Bolzano, Teatro Comunale, Sala Grande, 15 – 18 febbraio ; Milano, Teatro Carcano, 21-25 febbraio ; Modena, Teatro Storchi 29 febbraio – 3 marzo Lugano, LAC, 8 – 9 marzo ; Torino, Teatro Gobetti 12-17 marzo ; Roma, Teatro Vascello, 19-24 marzo
DE GASPERI: L’EUROPA BRUCIA
Note di drammaturgia
Da anni desideravo lavorare sulla figura politica di Alcide De Gasperi, soprattutto dopo aver visto il ritratto di Churchill nel film “L’ora più buia”. Abbiamo avuto anche noi degli eroi politici, mi dicevo, dobbiamo parlarne. Sapevo molto poco però. Mi affascinava la retorica di De Gasperi, la sua emotività alla Conferenza di pace di Parigi dell’agosto del ’46 mi colpiva moltissimo. Poi vidi un suo discorso appena tornato dal viaggio in America, nel gennaio del ’47. Mi sembrava di sentire un altro uomo. Cos’era successo nel mezzo?
Parlai di questo a Carmelo e anche lui, come me, capì che lì c’era qualcosa di profondo da indagare.
Cresciuto in una valle di montagna, educato all’umiltà e alla correttezza, com’era riuscito a gestire i compromessi che la gestione del potere prevede? Quale censura e manipolazione aveva messo in atto dentro di sé? E quali le conseguenze di questo per il popolo? Sono partita da queste domande. Lo spirito democratico che viviamo parte da chi quella democrazia l’ha costruita, pensavo.
L’indagine che ho percorso- insieme a Carmelo, con cui condivido sempre la fatica del dare forma teatrale alle intuizioni- è stata politica e intima insieme. Per fortuna la figlia di De Gasperi- Maria Romana- e la fondazione Trentina a lui intitolata hanno fatto un lavoro d’archivio importantissimo. E mi è venuta in soccorso Valentina Grignoli, per sondare le centinaia di lettere e discorsi dello Statista, le parole dei nemici politici come Togliatti, quelle della figlia, dei parenti, degli amici…
Attraverso i dialoghi con altri quattro personaggi ho cercato di indagare la democrazia che ancor oggi viviamo, per affondare nelle origini stesse della nostra civiltà.
Mi ha colpito molto, ad un certo punto, rilevare come il Patto Atlantico ricalchi il mito del patto imposto da Tindaro- padre di Elena di Troia- come garanzia di pace tra i principi greci che desiderano sua figlia. “Giurate di difendere il marito che lei sceglierà- dice il re Tindaro- giurate di scendere in guerra se qualcuno oserà rapirla a lui”. Ma i patti per la pace diventano scuse per la guerra di Troia. Elena nel mito non ha voce tra i principi della guerra. Così la vecchia Europa non ha voce tra i potenti della guerra fredda. De Gasperi cerca di darle voce, di allontanarsi dai miti della Nazione e dell’Esercito.
In una casa povera di Matera, Alcide vede appesi, l’uno di fianco all’altro, un quadro di una Madonna nera e un ritratto del presidente Roosevelt. Una madre e un padre che nutrono.
Lo statista ha pietà del popolo, costruisce case, pensa di dover nutrire i figli per toglierli dalla terra e farli entrare così nella storia e nel progresso. Ma quali sono i veri valori della storia e del progresso?
Perché Pasolini fa iniziare il film “Rabbia” con i funerali di De Gasperi? E perché ambienta il suo “Vangelo secondo Matteo” proprio a Matera?
Come si vede ho cercato di rispondere a tante domande.
Da una parte capire qualcosa di più dei meccanismi del potere mi solleva, o forse mi dà strategie maggiori per stare al mondo. Anche io sono cresciuta in un paese di montagna, molto vicino a quello di De Gasperi.
Dall’altra parte certe risposte, per essere accettabili, devono rimanere contraddittorie. Questo è frustrante. Ma ho la fortuna di lavorare in un luogo in cui si mettono in gioco i punti di vista, si creano processi simbolici per sopportare le contraddizioni. Si sta elaborando molto il periodo successivo a quello che andiamo a raccontare qui. Oggi il labirinto di relazioni che ha portato al sequestro Moro è stato quasi del tutto ricostruito, per esempio. Ma è nel primo dopoguerra che si è cominciato a edificarlo, forse per lasciare al popolo la sua bontà e il suo benessere. Si sa che il mostro è meglio tenerlo chiuso, perché vederlo fa paura, si rischia di vedere che è simile a noi. Non credo di aver trovato ancora il coraggio adeguato per guardarlo ma spero che qualcuno, vedendo lo spettacolo, mi aiuti a farlo. Angela Dematté
DE GASPERI: L’EUROPA BRUCIA
NOTE DI REGIA
Perché mettere in scena oggi un testo sulla figura di De Gasperi? È questa la domanda che mi sono posto quando con Angela Demattè, con cui ho già messo in scena un testo su Mara Cagol qualche anno fa, sempre per il teatro di Bolzano, abbiamo deciso di tornare a indagare i rapporti tra il Trentino e la politica nazionale. La risposta che mi sono dato è che oggi, ancora di più degli anni in cui abbiamo lavorato sul progetto sulle Brigate Rosse, è necessario guardare alle origini delle grandi repubbliche europee per comprendere a che punto siamo della nostra democrazia. Parlare di De Gasperi per me significa guardare dal tempo presente, attraverso una lente sul passato, ad un possibile futuro. Per quanto tempo ancora reggeranno i pilastri della nostra democrazia? Il testo di Angela Demattè, per quanto non possa restituirci del tutto la complessità della nascita dell’Europa postbellica, mi permette comunque di porre al pubblico alcune domande che ritengo essere fondamentali: è mai esistito un progetto europeo? C’è mai stato un momento della storia in cui la parola democrazia sia riuscita a manifestarsi negli apparati statali, senza dover fare fin troppi compromessi con i giochi di potere e le espansioni commerciali? Ma una domanda ancora più inquietante si insinua: dai tempi della guerra di Troia, è mai esistito un momento in cui il mondo non si sia polarizzato in due fazioni opposte? Est contro Ovest, capitalismo contro comunismo, Occidente contro Oriente, noi contro voi. Appare allarmante pensare che esista una costante dai tempi dei greci: l’impossibilità di una democrazia senza compromessi, senza una polarizzazione; non esiste una democrazia unica, una democrazia realmente democratica, esiste solo una democrazia contro un’altra idea di democrazia. Questa sembra essere la risposta del testo alla domanda iniziale. Ho lavorato al testo di Angela tentando di restare fedele, spogliando, in modo che ritengo essere coraggioso, lo spettacolo dalle troppe tentazioni della regia. Nonostante la mia natura di regista si muova con difficoltà nei testi di stampo realistico o di natura documentaristica, ho provato a seguire le intuizioni dell’autrice, che con grande intelligenza e sensibilità ha costruito una drammaturgia lucida e teorica. De Gasperi agisce in una scena fissa, bianca e senza tempo, abbandonandosi ad un lungo flusso di coscienza, solo apparentemente interrotto da lunghi dialoghi con sua figlia, Togliatti, Dunn? e un giovane ragazzo di Matera. Ho provato a spogliare lo spettacolo da un’impostazione psicologica, preferendo una chiave epica e simbolica. Ho creato una tempesta di dubbi sulla figura di De Gasperi, puntellati da una bandiera che sventola in scena, finché un vento fin troppo impetuoso giunge a spazzare via non solo i dubbi ma anche le grandi speranze nate alla fine del nazifascismo, subito negate da nuovi miti da seguire, nuove ambizioni di potere, opacizzazioni delle libertà, nuove non solo nella forma ma anche nella sostanza, apparati statali nei quali l’unica legge sembra essere la vecchia formula del consenso. Non esiste politica senza consenso, non esiste il potere senza la massa. Carmelo Rifici
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STAGIONE TEATRALE 2023 – 2024 del TEATRO VASCELLO
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Card love 72 euro (2 spettacoli a scelta per 2 persone – 4 ingressi) (ACQUISTA ONLINE) con eventuale scelta del posto
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Cap 00152 Monteverde Roma