Caso Acerbi: le parole di Spalletti fanno discutere


Caso Acerbi, anche Spalletti inciampa nei “bravi ragazzi”. Il ct della Nazionale da Miami resta garantista: “Troppa pubblicità, si è andati forse oltre ciò che è successo realmente”

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I bravi ragazzi. Quelli che salutavano (o sorridevano, dipende dalla versione) sempre. Che per stato posturale non possono non farla franca. Sono tornati, anzi erano sempre stati lì. Stavolta sono Francesco Acerbi e Juan Jesus, razzista presunto e vittima altrettanto presunta. Spalletti li ha “convocati” usando la formula che in Italia fa quasi giurisprudenza: “Bisogna andarci piano, sono entrambi bravi ragazzi“. Basta polemiche, essù, “secondo me a livello di pubblicità siamo forse sopra quello che è avvenuto nella realtà”.

Il “negro”, il “sei solo un nero” che tradotto in fraintendimento sarebbe stato in realtà “ti faccio nero”. La parodia che assorbe la realtà, con sprezzo d’ulteriore caciara. E il ct della Nazionale, proprio lui che in passato aveva parlato con durezza del razzismo nel calcio, tirato per la giacchetta, lì nel mezzo. Trascinato per sfortunato tempismo – la sosta per le Nazionali – al centro di quel campo che si vuole sempre omertoso (l’ha detto persino Juan Jesus nella denuncia a caldo: “le cose di campo restano in campo”). Quel campo s’è trasformato presto – le telecamere hanno trasmesso il labiale, cosa vuoi nascondere – in una palude. A Spalletti non basta averci messo in mezzo l’Atlantico: pure a Miami lo insegue il polverone.

E dunque ecco, in prima battuta, il comunicato formale della Figc “nel quale c’è tutto il mio pensiero”. Con quel “è emerso che non vi è stato da parte sua alcun intento diffamatorio, denigratorio o razzista”. E poi, nelle interviste successive, il passo falso: “i bravi ragazzi”. L’attenuante generica più amata dagli italiani. In attesa che il processo sportivo srotoli per intero il suo rito – si parte domani con l’audizione di Acerbi – e la figuraccia che nel frattempo ha scavalcato i confini ed è diventata internazionale. Ne ha scritto in Germania anche la Süddeutsche: “In Italia le vittime sono sempre colpevoli”.

Perché i “bravi ragazzi”, e tutta la retorica dei ma e dei però, sono la cifra della nostra opposizione – sempre teoricamente “seria”, “netta” – al razzismo nel pallone. La formula svilente che disinnesca tutte le precedenti, lodevoli, prese di posizioni. Persino di chi, come Spalletti, è solitamente appuntito, mai peloso. “Parliamo di calcio”, è il successivo step. Dell’amichevole col Venezuela, dei nuovi schemi da provare, degli attaccanti da ruotare. “Troppa pubblicità” al resto, s’è data. Esagerati che siamo. In fondo sono tutti sempre bravi ragazzi.

FONTE: Agenzia di stampa Dire (www.dire.it).