Ilaria Salis ancora in catene, negati i domiciliari in Ungheria. Il ministro degli Esteri Tajani: “Non politicizziamo la questione”
Ilaria Salis di nuovo in catene. Come se il precedente polverone diplomatico non si fosse mai alzato, il processo si riapre nell’aula del tribunale di Budapest con le stesse foto che avevano fatto scandalo la prima volta. E si richiude con un’altra delusione: respinta la richiesta dei domiciliari in Ungheria presentata dai legali della difesa. “È ancora pericolosa – ha argomentato il giudice József Sòs. “C’è una costante di pericolosità perché è comparsa quattro volte in tribunale in Italia. Tredici mesi di carcere non sono eccessivi. C’è ancora il pericolo che Salis scappi o che si nasconda. Quindi è necessario che resti in carcere”.
La docente milanese è da 13 mesi in carcere a Budapest con l’accusa di aver aggredito tre militanti di estrema destra. Mentre l’Ungheria non indietreggia e continua ad ostentare forza, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, intervistato a Sky Tg24 dice: “La signora Salis spero possa essere assolta. Anche oggi è stata accompagnata in aula in manette, anche se poi sembra le siano state tolte. Eviterei però di politicizzare la questione. A me preoccupa la cittadina Salis, non di che partito è e come la pensa. Lo scontro politico non favorisce la signora Salis”.
“Ilaria Salis resterà in carcere a Budapest – commenta la segretaria del Pd Elly Schlein – Dopo essere stata portata ancora una volta in Aula catene ai polsi, alle caviglie e guinzaglio, oggi i giudici ungheresi hanno deciso anche di negarle gli arresti domiciliari. Uno schiaffo irricevibile ai diritti di una persona detenuta, di una nostra connazionale. Ci aspettiamo che il governo di Giorgia Meloni reagisca, subito“.