Venerdì santo, ecco perché non si mangia carne. Secondo il cattolicesimo, il venerdì che precede la Pasqua i fedeli sono tenuti a praticare digiuno e astinenza dalle carni
Con la messa vespertina ‘cena del Signore‘ del Giovedì santo è terminata la Quaresima ed è iniziato quello che per i Cattolici viene definito ‘triduo pasquale’, quattro giorni (tre giorni liturgici) che preparano i fedeli alla Pasqua. Ognuno dei giorni di questo periodo è caratterizzato da quattro momenti: la messa serale del Giovedì santo, la Celebrazione della Passione del Signore e la Via Crucis il Venerdì santo, la Veglia il Sabato santo e, infine, la messa della domenica di Pasqua. Inoltre, secondo il codice di diritto Canonico, il Venerdì santo i fedeli sono tenuti a praticare l‘astinenza dalla carne e il digiuno ecclesiastico (il consumo di un solo pasto).
L’astinenza dalla carne è il quarto dei cinque precetti generali della Chiesa cattolica, ossia leggi morali tramandate e promulgate dall’autorità ecclesiastica. I fedeli praticano l’astinenza, così come il digiuno, come forma di penitenza per i peccati degli uomini, espiati per loro da Gesù con la passione. Una forma di mortificazione che prepara il credente alla resurrezione di Cristo e alla sua liberazione dalla morte.
In origine l’astinenza era molto più restrittiva. Oggi è concesso mangiare uova e latticini, ma si richiede di evitare cibi troppo ricercati. Inoltre, in alcuni casi specifici, come ad esempio la malattia, i fedeli sono dispensati sia dal digiuno e dall’astinenza.