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Il consumo di cibi ultra-processati aumenta il rischio di gotta

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Gotta: secondo nuovi studi il rischio aumenta sia a causa della predisposizione genetica sia del consumo di alimenti ultra-processati

Il consumo abituale di alimenti ultra-processati (UPF) è legato ad una maggiore probabilità di sviluppare la gotta in individui geneticamente predisposti. Queste le conclusioni di uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Rheumatology.

Razionale e disegno dello studio
Lo studio, avente un disegno prospettico di coorte, ha incluso i pazienti che avevano partecipato allo studio United Kingdom Biobank. L’obiettivo è stato quello di valutare l’associazione tra consumo di UPF (es: bevande gassate, snack confezionati, dolci e cioccolato, biscotti, torte e pasticcini, salsicce e hamburger, torte e pizze confezionate, crocchette di pollo), predisposizione genetica e rischio di gotta.

Ai partecipanti non affetti da gotta al basale è stato inviato un questionario basato sul web per auto-riportare l’assunzione di cibo nell’arco di 24 ore.

Il consumo di alimenti ultra-processati è stato valutato utilizzando la classificazione NOVA, mentre la predisposizione genetica alla gotta è stata valutata utilizzando un punteggio di rischio derivato da 33 polimorfismi a singolo nucleotide.

Risultati principali
Lo studio ha incluso un totale di 181.559 partecipanti senza gotta al basale. Tra questi individui, 1.558 hanno sviluppato la gotta durante un periodo di follow-up di 1.648.167 anni-persona. Rispetto agli individui senza gotta, quelli affetti dalla malattia erano nella maggior parte dei casi  anziani, di sesso maschile, fumatori e consumatori di alcol, con un BMI più elevato e un’anamnesi di diabete, malattie cardiovascolari e renali.

Dopo aver preso in considerazione i possibili fattori confondenti, i risultati dello studio hanno rivelato che gli individui appartenenti al quartile più alto del consumo di UPF si caratterizzavano per un rischio di gotta aumentato del 16% rispetto a quelli nel quartile più basso ( hazard ratio: 1,16; IC95%: 1,01-1,33; P =0,02).

Questa associazione non lineare suggerisce che anche un consumo moderato di UPF può comportare rischi di andare incontro a sviluppo di gotta.

Inoltre, la sostituzione del 20% di UPF con alimenti non processati/minimamente processati è stata collegata ad una riduzione del 13% del rischio di gotta (HR: 0,87; IC95%: 0,79-0,95), a suggerire che gli interventi dietetici mirati a ridurre il consumo di UPF possono rappresentare una misura preventiva efficace.

I risultati di un’analisi dell’effetto congiunto hanno rivelato che gli individui con una combinazione di elevata predisposizione genetica alla gotta e consumo frequente di UPF hanno mostrato un rischio di gotta significativamente più elevato (HR: 1,90; IC95%: 1,39-2,60).

In confronto, quelli con una bassa predisposizione genetica e un’assunzione minima di UPF presentavano un rischio notevolmente inferiore.

Riassumendo
Nel complesso, i pazienti con un’elevata predisposizione genetica alla gotta presentavano un rischio maggiore del 49% di sviluppare la malattia rispetto a quelli con una bassa predisposizione genetica.
Pur in presenza di alcuni limiti metodologici intrinseci ammessi dagli stessi autori (disegno osservazionale dello studio, presenza di bias di misclassificazione degli UPF, assenza di dati temporali continui sulla dieta nel corso del tempo), lo studio dimostra chiaramente che la riduzione del consumo di UPF è cruciale per la prevenzione della gotta, soprattutto nei pazienti geneticamente predisposti all’insorgenza di questa condizione clinica.

Bibliografia
Zhang T et al. Ultraprocessed food consumption, genetic predisposition, and the risk of gout: the UK Biobank study. Rheumatology (Oxford). 2024;63(1):165-173. doi:10.1093/rheumatology/kead196
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