Le atlete transgender sono fisicamente svantaggiate: lo studio finanziato dal CIO che sfata il mito della superiorità rispetto alle cisgender
Le atlete transgender non sono fisicamente avvantaggiate. Anzi, il contrario: rispetto alle donne cisgender sono “inferiori” in diversi parametri chiave. Una ricerca finanziata dal Comitato Olimpico Internazionale ribalta il dibattito che ormai da un paio di anni accompagna la difficile ridefinizione per genere delle categorie agonistiche in molti sport.
Secondo lo studio pubblicato sul British Journal of Sports Medicine le donne transgender fisicamente attive hanno ottenuto risultati peggiori in alcuni test cardiovascolari e dimostrano meno forza nella parte inferiore del corpo rispetto alle donne cisgender. I ricercatori dell’Università di Brighton hanno inoltre scoperto che, contrariamente a quanto affermato in precedenza, la densità ossea (legata alla forza muscolare) delle donne transgender è equivalente a quella delle cisgender.
LO STUDIO
Progettato per esaminare l’effetto della transizione da maschio a femmina e viceversa tra soggetti fisicamente attivi, lo studio ha raccolto dati da 69 volontari, che avevano risposto agli annunci sui social. La “coorte” comprendeva 19 donne transgender, 20 donne cisgender, 19 uomini cisgender e 11 uomini transgender, per lo più atleti agonisti e sottoposti a terapia ormonale da almeno un anno. Sono stati valutati in tre categorie: forma cardio-respiratoria, forza e composizione corporea.
I ricercatori hanno scoperto che le donne transgender hanno prestazioni peggiori delle donne cisgender nel salto con contromovimento che mette alla prova la forza della parte inferiore del corpo. Ma che le donne cisgender hanno risultati peggiori in un importante test della funzione polmonare chiamato rapporto FEV1/FVC. I risultati hanno inoltre mostrato che le donne transgender avevano una percentuale significativamente più alta di massa grassa, una massa magra inferiore e una forza di presa più debole rispetto agli uomini cisgender.