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La premier Meloni in Tunisia per un nuovo accordo sui migranti

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La premier Meloni in Tunisia: “Grazie Saied per la lotta ai trafficanti”. Ong contro l’accordo: “Violenze sui migranti”

La cooperazione tra Italia e Tunisia “porta molti risultati, penso al tema della gestione della migrazione. Voglio ringraziare le autorità tunisine e il presidente Saied per un lavoro che insieme cerchiamo di portare avanti contro i trafficanti di esseri umani”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dopo il bilaterale con il presidente della Tunisia Kais Saied, a Tunisi. “Sappiamo che la Tunisia non può diventare il Paese di arrivo dei migranti“, ha aggiunto il premier, secondo cui “su questo va rafforzata la cooperazione e vogliamo coinvolgere le organizzazioni internazionali, lavorare sui rimpatri e anche soprattutto sui flussi regolari”.

SU MIGRAZIONE LEGALE ITALIA PUÒ FARE DI PIÙ, STOP A SCHIAVISTI

Sulla “migrazione legale credo si possa fare molto di più da parte dell’Italia per continuare a combattere gli schiavisti del terzo millennio e le organizzazioni della mafia che pensano di poter sfruttare le legittime aspirazioni di chi vorrebbe una vita migliore per fare soldi facili”, ha spiegato Meloni. “È un lavoro che con il presidente Saied condividiamo e che portiamo avanti insieme, ma è anche un lavoro che necessita di sviluppo per i Paesi africani, che necessita di investimenti e del lavoro che l’Italia continua a portare avanti con questo nuovo approccio di cui si è fatta promotrice anche in ambito europeo”, ha aggiunto la premier, che ha ricordato: “Con la Tunisia con un decreto flussi che consente a circa 12mila cittadini tunisini formati di poter venire legalmente in Italia”.

ONG RICORRONO AL TAR CONTRO ITALIA: RESPINGE MIGRANTI

Nell’ultimo anno l’Italia ha avuto un ruolo di primo piano nelle trattative per la firma del Memorandum tra l’Unione europea e la Tunisia e ha ampiamente finanziato le politiche di blocco della migrazione: lo riferisce l’ong ActionAid in una nota. “La visita ufficiale di questa mattina della premier Meloni a Tunisi”, denuncia l’organizzazione, “è una conferma del rafforzamento delle relazioni bilaterali tra i due Paesi, nonostante la deriva autoritaria del governo tunisino, che dal febbraio 2023 ha perseguito una politica apertamente razzista e repressiva contro le persone migranti”.

Nell’ambito di questa collaborazione, riferisce ActionAid, a dicembre 2023 il ministero dell’Interno italiano ha stanziato 4,8 milioni di euro per la rimessa in efficienza e il trasferimento di 6 motovedette alla Garde Nationale (G.N.) tunisina, replicando un modello già adottato in Libia. Tale finanziamento è stato oggetto di contestazione da Asgi, Arci, ActionAid, Mediterranea Saving Humans, Spazi circolari e Le Carbet, che lo hanno impugnato con istanza cautelare di fronte al Tar del Lazio. L’udienza è fissata per il 30 aprile. Le associazioni ricorrenti, prosegue il comunicato, ritengono infatti che il sostegno alla Gn tunisina aumenti il rischio di violazione dei diritti fondamentali e dell’obbligo di “non respingimento” delle persone migranti e sia illegittimo sotto diversi aspetti. In particolare, il finanziamento violerebbe la normativa nazionale che proibisce di finanziare e trasferire armamenti a Paesi terzi responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani. Il trasferimento steso delle motovedette è decretato senza alcun coinvolgimento del ministero degli Esteri e del ministero della Difesa e dei plurimi organismi consultivi e di controllo che hanno un ruolo fondamentale nei complessi meccanismi procedurali di programmazione, verifica e autorizzazione stabiliti dalla l. 185/1990 con la finalità di monitorare il flusso di movimento di materiali d’armamento dentro e fuori l’Ue.

Inoltre, la G.N. tunisina è risultata responsabile di documentate violazioni dei diritti umani durante le violente intercettazioni in mare e dopo lo sbarco in Tunisia, paese che quindi non può essere considerato un “Paese sicuro” per i parametri della convenzione Sar. Gli abusi commessi dalle autorità tunisine nei confronti delle persone migranti sono ampiamente documentati da varie organizzazioni internazionali e dalle stesse Nazioni Unite. Numerose testimonianze e rapporti denunciano i metodi violenti di intervento in mare della G.N. tunisina: manovre pericolose volte a bloccare le imbarcazioni che in alcune occasioni hanno provocato naufragi e persino la morte delle persone migranti, uso di pistole e bastoni per minacciare le persone a bordo, furto dei motori delle imbarcazioni che vengono poi lasciate alla deriva e altre pratiche estremamente pericolose. In molte occasioni, le persone intercettate in mare e ricondotte a terra sono state direttamente e illegalmente deportate verso le zone al confine con la Libia e l’Algeria, dove in decine hanno perso la vita dopo essere state abbandonate nel deserto. Risulta quindi evidente, concludono le organizzazioni nella nota, che i mezzi forniti alle autorità tunisine sono costantemente utilizzati in atti che violano apertamente i diritti umani delle persone migranti in mare, anziché contribuire a iniziative umanitarie. Pertanto, il ricorso – presentato da un pool di avvocate composto da Luce Bonzano, Maria Teresa Brocchetto, Giulia Crescini, Giulia Vicini, Carmela Maria Cordaro, Cristina Laura Cecchini, Lucia Gennari, Loredana Leo, Nicola Datena, Maria Pia Cecere, Miriam Fagnani – chiede la sospensione immediata dell’accordo in attesa dell’esame della causa.

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