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Le operaie La Perla tornano di fronte ai cancelli dell’azienda chiusa da dicembre

la perla

L’ultima mossa eclatante delle lavoratrici di La Perla, che questa mattina sono tornate di fronte ai cancelli dell’azienda, chiusa da dicembre

Un banco di lavoro lungo più di 20 metri, dove viene ricostruito il processo produttivo per la realizzazione dei prodotti di corsetteria tra i più apprezzati al mondo, dalla scelta delle materie prime ai resi. È l’ultima mossa eclatante delle lavoratrici di La Perla, che questa mattina sono tornate di fronte ai cancelli dell’azienda, chiusa da dicembre, per chiedere di poter tornare al più presto al lavoro.

“Oggi siamo qui alla Perla per rivendicare la vitalità del lavoro contro la morte della finanza speculativa. Noi vogliamo che l’azienda riapra. Non ci accontentiamo di avere l’elemosina degli ammortizzatori sociali, noi vogliamo il nostro lavoro, la nostra azienda, il nostro marchio”, spiega Stefania Pisani della Filctem-Cgil, mentre le dipendenti dell’azienda bolognese famosa in tutto il mondo per i suoi prodotti di lusso, simulano una normale giornata di lavoro.

“Un’azienda chiusa dal 15 dicembre non si può sentire, perché l’azienda funziona, i prodotti vengono richiesti: vogliamo avere risposta da parte del Tribunale perché la produzione possa riprendere il prima possibile”, scandisce Pisani. “Abbiamo due società del gruppo, la Management e La Perla Italia in liquidazione, mentre la Manifacturing è ancora in stato di insolvenza. Il 18 aprile sono terminati i 30 giorni ordinativi per avere una risposta sull’amministrazione straordinaria, ma è ancora silenzio. Questa azienda deve tornare immediatamente in produzione e qua ci sono lavoratrici che fuori dall’azienda hanno ricostruito il flusso produzione, dall’ufficio materie prime a resi, per fare vedere che vogliono lavorare e mettere al centro della discussione la loro professionalità contro una finanzia speculativa che sta provando ad annientarla”, sottolinea la sindacalista.

“Questa catena produttiva (ricostruita nel piazzale, ndr) è la catena produttiva reale. I lavoratori credono nel futuro di questa azienda, che, però, è ferma per decisioni che sono lontane da noi: queste donne e questi uomini hanno necessità di lavorare”, aggiunge Mariangela Occhiali della Uiltec. “Bisogna riaprire l’attività. Gli ammortizzatori sociali sono uno strumento per garantire la continuità produttiva, non si capisce perché l’azienda sia ancora ferma”, chiede il segretario della Cgil di Bologna, Michele Bulgarelli. Al presidio di questa mattina anche la segretaria del Pd di Bologna, Federica Mazzoni, e il consiliere regionale dem, Antonio Mumolo. “I commissari della Manifaturing hanno presentato al Tribunale più di un mese fa una relazione relativa alla possibilità di aprire l’azienda in amministrazione straordinaria. Al momento siamo tutti in attesa e noi non vogliamo più aspettare”, conclude Pisani.

FONTE: Agenzia di stampa Dire (www.dire.it).

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