Orticaria cronica: nuovo farmaco biologico sperimentale efficace


Negli adulti con orticaria cronica spontanea sintomatici nonostante gli antistaminici, lo sperimentale barzolvolimab ha ridotto la gravità della malattia in poche settimane

Orticaria prurito, salute

Negli adulti con orticaria cronica spontanea che rimanevano sintomatici nonostante gli antistaminici, l’anticorpo monoclonale sperimentale barzolvolimab ha ridotto la gravità della malattia nell’arco di poche settimane, come ha dimostrato uno studio randomizzato di fase II presentato al congresso 2024 dell’American Academy of Allergy, Asthma & Immunology.

L’orticaria cronica spontanea (CSU) è caratterizzata da un intenso prurito causato da ponfi o orticaria senza un fattore scatenante chiaramente distinguibile. La malattia è causata dai mastociti, che si affidano ai recettori KIT (recettori tirosin-chinasi, una famiglia di proteine che si attivano dopo legame con un fattore di crescita e in grado di regolare la crescita, la differenziazione e la morte cellulare) per l’attivazione, il reclutamento tissutale e la sopravvivenza.

In studi precedenti, l’anticorpo monoclonale anti-KIT barzolvolimab (CDX-0159, sviluppato da Celldex Therapeutics) ha dimostrato la capacità di ridurre i mastociti cutanei nell’orticaria riducendo al contempo il prurito e la gravità delle lesioni.

Lo studio di fase II ha valutato tre dosaggi di barzolvolimab
Per essere inclusi nello studio di fase II, pazienti adulti con CSU dovevano avere ricevuto una diagnosi da almeno 6 mesi, soffrire di prurito e orticaria per almeno 6 settimane consecutive nonostante l’uso di un antistaminico di seconda generazione ed essere refrattari a un regime stabile di antistaminici di seconda generazione.

I soggetti eleggibili dovevano inoltre avere un punteggio di almeno 16 nel 7-day Urticaria Activity Score (UAS7), una scala a 42 punti dove punteggi più alti indicano una maggiore gravità della malattia, e un punteggi di almeno 8 nel 7-day Itch Severity Score (ISS7).

Sono stati esclusi dallo studio quanti soffrivano di altre condizioni cutanee che erano causa di orticaria o angioedema, così come quelli con altri motivi di prurito cronico oppure con orticaria cronica ma con un chiaro o prominente fattore scatenante dei sintomi.

In totale sono stati inclusi 207 partecipanti, randomizzati in rapporto 1:1:1:1 a ricevere una di tre dosi di barzolvolimab (75, 150, 300 mg) o placebo, tutti somministrati per via sottocutanea. L’età media dei pazienti variava da 42 a 47 anni e per tre quarti erano donne, il 78% delle quali bianche, il 14% nere e il 10% asiatiche.

Al basale, i punteggi UAS7 e Urticaria Control Test erano abbastanza simili tra le coorti, compresi rispettivamente tra 30,1-31,3 e 2,96-3,74. I pazienti soffrivano di CSU in media da oltre 5 anni. Oltre il 70% presentava angioedema al basale e circa il 20% era stato precedentemente trattato con omalizumab.

Dopo 16 settimane è previsto che tutti i soggetti trattati con la dose da 75 mg e con placebo siano randomizzati nuovamente per passare alle dosi da 150 mg o 300 mg per altre 20 settimane.

Miglioramenti significativi con tutte le dosi testate a 12 settimane
Rispetto al placebo, tutti e tre i dosaggi del farmaco sperimentale hanno portato a un miglioramento maggiore nell’UAS7 dal basale alla settimana 12:

  • placebo ogni 4 settimane: variazione media dei minimi quadrati -10,47
  • barzolvolimab 75 mg ogni 4 settimane: -17,06 (P=0,0017)
  • barzolvolimab 150 mg ogni 4 settimane: -23,02 (P<0,0001)
  • barzolvolimab 300 mg ogni 8 settimane: -23,87 (P<0,0001)

I cambiamenti osservati sulla scala UAS7 sono iniziati presto, ha fatto presente il primo autore Marcus Maurer della Charité-Universitätsmedizin di Berlino, che ha presentato i risultati dello studio al congresso. «Il dato entusiasmante, oltre all’elevata efficacia che si osserva dopo 12 settimane di trattamento, è la rapidità d’azione. Entro le prime due settimane alcuni pazienti hanno ottenuto un beneficio significativo con tutte e tre le dosi, ma soprattutto con quella più alta» ha affermato.

Anche in termini di endpoint secondari, ovvero i 7-day Hives Severity Score (HSS7) e l’ISS7, il farmaco ha prodotto miglioramenti clinicamente e statisticamente significativi. Inoltre i benefici nei punteggi UAS7 erano sovrapponibili sia nei pazienti naïve che in quelli già trattati/refrattari a omalizumab, un biologico approvato per i pazienti con orticaria cronica spontanea che continuano a essere sintomatici nonostante l’uso di antistaminici.

Un buon controllo della malattia (punteggio UAS7 fino a 6) è stato raggiunto dal 41,7% del gruppo sottoposto alla dose da 75 mg di barzolvolimab, dal 59,6% del gruppo 150 mg e dal 62,5% del gruppo 300 mg, rispetto al 12,8% dei pazienti trattati con placebo.

«Forse più importante della riduzione media dell’attività della malattia è la possibilità di trattarla fino a che non scompare, quindi senza più ponfi, prurito o angioedema» ha osservato Maurer. «In questi termini, risposte complete (punteggio UAS7 pari a 0) sono state raggiunte dal 23% del gruppo 75 mg, dal 51,1% del gruppo 150 mg, dal 37,5% del gruppo 300 mg in confronto al 6,4% del gruppo placebo».

Le percentuali di eventi avversi variavano dal 53 al 61% con le diverse dosi di barzolvolimab, rispetto al 28% con il placebo. Tra i più comuni figurano disturbi cutanei e del tessuto sottocutaneo, infezioni ed infestazioni. Un paziente nella coorte 300 mg ha manifestato un evento avverso grave, ritenuto non correlato al trattamento. Alcuni pazienti nei gruppi di intervento hanno mostrato anche disturbi del sistema nervoso, cambiamenti nel colore dei capelli e neutropenia, eventi non osservati nel gruppo placebo.

Quest’anno è previsto l’avvio degli studi di fase III su barzolvolimab.

Referenze

Maurer M et al. Barzolvolimab significantly decreases chronic spontaneous urticaria disease activity and is well tolerated: top line results from a phase 2 trial. American Academy of Allergy, Asthma & Immunology 2024; Abstract L18.