Aumento di capitale da 700mila euro per Qlhype, la startup di Ignazio Moser e Cecilia Rodriguez che porta i vestiti preloved delle celebrities anche su app
Aumento di capitale da 700mila euro per Qlhype, la startup fondata nel 2022 da un gruppo di giovani imprenditori tra cui Ignazio Moser, Cecilia Rodriguez, Simone Marini, Giulia Allievi e Maurizio Vaccai, che propone sulla propria piattaforma abiti e capi altamente selezionati, preloved di vip e celebrities, che tornano a vivere nel mercato del second hand, con l’obiettivo di creare un circolo virtuoso dei consumi, ma solo con prodotti di qualità e provenienza controllata.
1 mln di euro di fatturato in un anno. Il round appena chiuso è stato possibile grazie a investitori strategici per la crescita di Qlhype come KNTNR srl, Iacopo Chiarugi, Alessandro Monterosso e Nicola Fumagalli. Un passo importante per una startup che, a un anno dalla nascita, ha già superato la soglia del milione di euro di fatturato e ha l’obiettivo di chiudere il 2024 raddoppiandolo.
Gli obiettivi del round. Un risultato importante che permetterà di raggiungere alcuni obiettivi fondamentali come l’apertura di nuovi pop up store in Italia, ampliamento del team, ma anche entrare nel mercato internazionale entro il 2025. “È stato un anno eccezionale per Qlhype, ben oltre le aspettative: significa che la formula che proponiamo è innovativa e ottiene l’interesse di un crescente numero di consumatori che avranno l’occasione di fare acquisti sostenibili, sposando la nostra filosofia, ed entrare a far parte di una community esclusiva – spiega Simone Marini, ceo e founder della startup – Dal mondo digitale continuiamo a portare l’esperienza di Qlhype anche nei negozi fisici, e nel 2025 l’obiettivo è esportare il nostro format all’estero. Inoltre, a breve ci sarà anche una bella sorpresa per chi segue Qlhype sui social: annunceremo l’arrivo di abiti importanti, provenienti direttamente dall’armadio di un celebre cantante”.
Nuova tecnologia ed assunzioni. Lo staff di Qlhype sta sviluppando sia sul sito che sull’app una sezione per migliorare la customer experience e permettere ai clienti di essere assistiti al meglio in base ai loro gusti ed alle loro preferenze di stile e brand. Quelle stesse preferenze, grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, consentiranno ai venditori degli store fisici di offrire un’assistenza sempre più personalizzata.
Nuove risorse. Invece, per quanto riguardo il personale, ci sarà l’ingresso di nuove giovani risorse; assunzioni che permetteranno il potenziamento della piattaforma digitale, fondamentale per la vendita degli armadi dei vip e per aumentare la quota di utenti in Italia.
Arrivano i pop-up store. Tra i piani a breve termine, anche il passaggio dal digitale al fisico. La prossima estate, infatti, Qlhype inaugurerà il negozio a Porto Cervo, località iconica in cui turisti di tutto il mondo potranno ammirare la “collezione preloved” proveniente dagli armadi dei vip che hanno scelto Qlhype. Oltre la Sardegna, la startup porterà abiti e vestiti anche in altri pop up store temporanei, a maggio a Napoli e poi a Milano, dove ad ottobre proverà a replicare il grande successo della prima apertura. Infine, entro dicembre Qlhype sbarcherà anche a Roma.
L’estero. Nei piani, anche il mercato estero: la previsione, infatti, è quella di entrare nel mercato internazionale nel 2025, principalmente quello europeo ed anglosassone, coinvolgendo personaggi e influencer di altri paesi.
Il second hand in Italia vale 25 miliardi di euro. Una crescita importante, quella di Qlhype, legata al settore del second hand che negli ultimi anni si è affermato sempre di più come trend consolidato. Secondo l’Osservatorio Second Hand Economy, lo studio commissionato da Subito a BVA Doxa, il settore del second hand è sempre più solido. I risultati, infatti, indicano che circa il 57% degli italiani ha acquistato o venduto prodotti usati nel 2022, registrando un incremento del 5% rispetto all’anno precedente. Il valore economico generato è salito a 25 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 18 milioni di euro di nove anni fa, dato rilevato dalla prima edizione dell’Osservatorio. “Nel mondo anglosassone in principio, ed ora negli Stati Uniti – prosegue Marini – comprare abbigliamento pre-loved è normale, soprattutto per le nuove generazioni di consumatori e anche in Italia sta cambiando la mentalità collettiva: può essere assolutamente una buona pratica da seguire. Senza contare che chi acquista in questo modo può risparmiare dal 50 al 70%”.