Interstiziopatia polmonare associata a sclerosi sistemica: la conta dei monociti prevede la progressione di malattia polmonare
Nei pazienti con sclerosi sistemica precoce (SSc) e livelli elevati di alcuni marcatori di infiammazione circolanti, la conta assoluta dei monociti (AMC) può fungere da biomarcatore per la progressione della malattia polmonare interstiziale associata alla SSc (SSc-ILD).
Queste le conclusioni di uno studio pubblicato su Seminars in Arthritis & Rheumatism.
Razionale e disegno dello studio
L’interstiziopatia polmonare è una comorbilità che colpisce più del 50% dei pazienti con SSc, rappresentando la principale causa di morte in questo pazienti.
Allo stato attuale, si impone la necessità di identificare alcuni biomarcatori in grado di prevedere la progressione della SSc-ILD.
Di conseguenza, i ricercatori hanno condotto un’analisi post hoc dello studio di fase 3 focuSSced per verificare l’esistenza di un’associazione tra l’AMC elevata al basale e il declino della capacità vitale forzata (FVC) alla settimana 48 in pazienti con SSc-ILD.
Nello studio di partenza, erano stati reclutati pazienti con SSc cutanea diffusa con reagenti di fase acuta elevati e con un punteggio cutaneo di Rodnan compreso tra 10 e 35.
Questi erano stati sottoposti a trattamento con 163 mg di tocilizumab sottocute o con un placebo ogni settimana per 48 settimane.
Dei 210 partecipanti inclusi nello studio di partenza, 136 avevano SSc-ILD e sono stati inclusi nell’analisi post hoc. L’età media dei pazienti era di 48,1 anni e il 79,4% erano donne.
Risultati principali
Dall’analisi dei dati è emersa, nei pazienti con SSc-ILD trattati con placebo, l’esistenza di una correlazione inversa tra l’AMC iniziale e la variazione della FVC dal basale alla settimana 48.
In particolare, un incremento di 1 unità dell’AMC iniziale corrispondeva ad una riduzione di 0,539 unità della FVC alla settimana 48 nel modello preliminare (coefficiente β: -0,539; IC95%: da -1,032 a -0,047; P = .032) e ad una riduzione di 0,573 unità nel modello completo (coefficiente β: -0,573; IC95% : da -1,086 a -0,060; P = 0,029).
Al contrario, nei pazienti con SSc-ILD trattati con tocilizumab, non è stato riscontrato alcun legame significativo tra l’AMC al basale e la variazione della FVC alla settimana 48, sia nel modello preliminare (coefficiente β: -0,062; IC95%: -0,377-0,252; P = 0,693) che in quello aggiustato per la presenza di fattori confondenti (coefficiente β: -0,02; IC95%: -0,353-0,314; P =0,906).
Inoltre, il rapporto neutrofili/linfociti al basale non era legato alla variazione della FVC a 48 settimane tra i pazienti con SSc-ILD che erano stati sottoposti a trattamento con placebo (coefficiente β: -0,033; IC95%: -0,074-0,009; P =0,121) o tocilizumab (coefficiente β: -0,011; IC95%: -0,051-0,028; P =0,575).
Riassumendo
Nel commentare i risultati dello studio, i ricercatori hanno ammesso, tra i limiti metodologici del lavoro in aggiunta al disegno post-hoc, l’esistenza di un bias di selezione dei pazienti inclusi (pazienti con SSc cutanea diffusa che presentavano reagenti di fase acuta elevati, limitando potenzialmente la generalizzabilità dei risultati). Inoltre, il trattamento immunosoppressivo concomitante utilizzato nella pratica clinica di routine potrebbe aver influenzato la relazione osservata tra AMC e declino della FVC.
Ciò detto, gli autori dello studio hanno concluso che “…i risultati ottenuti suggeriscono che l’AMC potrebbe essere un biomarcatore utile nella predizione della progressione di malattia polmonare nella SSc-ILD in una coorte non trattata”.
“Questi risultati – aggiungono – dovrebbero essere convalidati in altre coorti di pazienti con SSc-ILD”.
Bibliografia
Bernstein EJ et al. Baseline absolute monocyte count predicts lung function decline among patients with systemic sclerosis-associated interstitial lung disease: a post hoc analysis from the focuSSced trial. Semin Arthritis Rheum. Published online January 14, 2024. doi:10.1016/j.semarthrit.2024.152376
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