Intervenire sugli stili di vita, mediante un’adeguata terapia dietetico-nutrizionale, migliora la qualità di vita dei pazienti affetti da malattia renale cronica
Intervenire sugli stili di vita, mediante un’adeguata terapia dietetico-nutrizionale, migliora la qualità di vita dei pazienti affetti da malattia renale cronica (MRC), ritardando l’ingresso in dialisi o scongiurando il ricorso a trapianti. È questo l’appello che medici ed esperti si rivolgono a pazienti, Istituzioni e personale sanitario, richiamando l’importanza di accompagnare la terapia farmacologica con uno stile di vita sano basato sulla dieta mediterranea e su una regolare attività fisica.
La MRC interessa più di 850 milioni di persone in tutto il mondo e nel 2019 ha causato oltre 3,1 milioni di morti. In Italia, riguarda circa il 6-7% della popolazione adulta, con prevalenza negli anziani, soprattutto se affetti da malattie croniche quali diabete, obesità, ipertensione arteriosa e ipercolesterolemia. Trattandosi di una patologia “silente” che non presenta sintomi evidenti, risulta molto difficile diagnosticarla in tempo e ciò può determinare un peggioramento dello stato di salute del paziente. È per questo che la diagnosi precoce e la prevenzione, soprattutto attraverso un adeguato trattamento nutrizionale, rappresentano degli strumenti fondamentali per offrire le cure più efficaci e migliorare la qualità di vita dei pazienti e dei loro careviger, con un risparmio di costi sociali ed economici per tutta la comunità.
“Accanto alle terapie farmacologiche oggi disponibili è essenziale abbinare una adeguata terapia dietetico-nutrizionale (TDN): è solo dal connubio di questi due elementi, nonché dal lavoro sinergico tra Nefrologi e Dietisti/Nutrizionisti, che può essere implementata una strategia in grado di rallentare significativamente la progressione della malattia ed evitare la dialisi — commenta Massimo Morosetti, Presidente FIR – Fondazione Italiana Rene. In presenza di MRC, infatti, la dieta ipoproteica controlla i sintomi degli stadi avanzati e contribuisce a ritardare l’ingresso in dialisi. Le diete per queste condizioni devono essere personalizzate sui singoli casi, tenere conto delle patologie associate (diabete, ipertensione, dislipidemia, ecc) e in molti casi prevedere alimenti speciali (ad esempio cibi aproteici) che in alcune Regioni sono acquistabili mediante contributo del SSN” .
Infatti, nonostante la scarsa consapevolezza tra i pazienti, una sana alimentazione è fondamentale per tenere sotto controllo la progressione della malattia: “La Giornata Mondiale del Rene è una occasione per sostenere con forza il diritto — a molti negato — ad una assistenza nutrizionale appropriata, richiamato anche dalla Risoluzione di Budapest, sottoscritta a ottobre 2022 da tutte le Associazioni rappresentative dei Dietisti a livello europeo, in occasione del General Meeting della Federazione Europea delle Associazioni di Dietisti (EFAD) — sostiene Ersilia Troiano, Presidente ASAND – Associazione Scientifica Alimentazione, Nutrizione e Dietetica. Il futuro che auspichiamo è che tale diritto si concretizzi grazie a una maggiore omogeneità dei servizi sul territorio nazionale, all’allocazione di risorse adeguate, a una copertura migliore dei servizi di dietetica all’interno dei Sistemi sanitari regionali e, più in generale, all ‘integrazione dell’assistenza nutrizionale nelle politiche di salute e degli interventi sulle patologie critiche o croniche”.
Sempre sull’importanza di comportamenti alimentari corretti, Claudia D’Alessandro, Coordinatrice del “Gruppo di studio ASAND Malattie renali”, aggiunge: “Un approccio integrato alla MRC consente un miglioramento continuo delle prestazioni rese, della qualità di vita del paziente e dell’ impiego delle risorse economiche. In questo percorso, Ia terapia nutrizionale offre benefici ormai ampiamente descritti nella letteratura scientifica: induce cambiamenti metabolici favorevoli, previene o corregge segni e sintomi dell’insufficienza renale e ritarda l’inizio della dialisi. L’approccio in genere adottato è graduale, con regimi dietetici semplificati, che tengono conto non solo della funzionalità renale residua e del tasso di progressione, ma anche degli aspetti socioeconomici, psicologici e funzionali”.
Per vincere questa partita, è comunque centrale il ruolo del Medico di medicina generale (MMG), come evidenzia Gaetano Piccinocchi, Tesoriere SIMG – Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie: “Per ridurre il numero di casi d’insufficienza renale è necessario intervenire sulla malattia renale fin dalle sue fasi più precoci, all’interno di un percorso strutturato e condiviso fra specialisti diversi (nefrologi, cardiologi, diabetologi, ecc.) e MMG. È sul territorio, quindi, che deve nascere una strategia d’intervento attiva; sul territorio devono venire messe in pratica tutte quelle iniziative di prevenzione e diagnosi precoce, concordate tra specialista e MMG, a costituire un fronte unito nella diagnosi ed assistenza a malati con cronicità di lunga e talvolta lunghissima durata”.
“Oggi, mantenere al centro la persona con malattia renale cronica significa soprattutto lavorare in modo sinergico — tra specialisti, MMG, dietisti, farmacisti e Istituzioni — per far sì che tutti i pazienti, in tutte le Regioni, abbiano accesso a una corretta diagnosi differenziale e, ove necessario, a un trattamento integrato che metta insieme le diverse figure professionali per offrire tempestivamente le più avanzate terapie farmacologiche, accanto a un’adeguata consapevolezza della malattia e alla migliore terapia dietetico-nutrizionale — dichiara Luigi Cimmino Caserta, Responsabile delle Relazioni istituzionali del Gruppo Kraft-Heinz, che blocca il marchio Aproten. Aproten è impegnata da anni, al fianco di società scientifiche, professionisti della salute e Istituzioni, per far sì che, come ampiamente dimostrato dalle evidenze, la TDN si affermi quale imprescindibile strumento di cura, al pari degli interventi farmacologici, a supporto delle persone con malattia renale cronica”.