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Tumore del colon: gli studi di Icral cambiano la pratica clinica in chirurgia

Tumore al colon: benefici dall'impiego di farmaci mirati ai sistemi di risposta al danno del DNA che nelle cellule tumorali in parte risultano difettosi

Grazie alle nuove tecniche chirurgiche è possibile ridurre del 50% le complicanze gravi degli interventi per tumore del colon-retto

Grazie alle nuove tecniche chirurgiche è possibile ridurre del 50% le complicanze gravi degli interventi per tumore del colon-retto. In particolare, la chirurgia mininvasiva basata sulla fluorescenza consente di valutare, dopo la rimozione della parte colpita dal cancro, se le due porzioni intestinali da ricongiungere siano vitali, cioè sufficientemente vascolarizzate da poter essere unite, senza dover ricorrere in seguito ad un reintervento per l’applicazione di un sacchetto per la raccolta delle feci. Un’altra via è costituita dalla valutazione della proteina C reattiva nel sangue del paziente, perché è dimostrato che, se è al di sotto di specifici valori, non si formeranno fistole. Anche determinate manovre chirurgiche possono ridurre questo rischio.

Alle tecniche chirurgiche ed endoscopiche più avanzate nella diagnosi e gestione delle complicanze dopo la chirurgia del tumore del colon retto è stato dedicato il convegno nazionale “One day in Cremona with Marco Catarci”.

Alla definizione di queste tecniche hanno contribuito i 78 centri di tutta Italia che aderiscono a iCRAL (italian ColoRectal Anastomotic Leakage study group, gruppo italiano di studio sulle fistole anastomotiche in chirurgia colorettale). Al Convegno di Cremona è prevista una lettura del fondatore di iCRAL, Marco Catarci, Direttore della Chirurgia Generale all’Ospedale Sandro Pertini di Roma.

Nel 2023, in Italia, sono state stimate 50.500 nuove diagnosi di tumore del colon-retto. “Le complicanze post-operatorie gravi avvengono in circa il 10% dei casi – afferma Gian Luca Baiocchi, Co-Fondatore e Responsabile Scientifico di RicerChiAmo Onlus, Direttore della Chirurgia Generale della ASST di Cremona e Professore Ordinario di Chirurgia Generale all’Università degli Studi di Brescia -. La più importante è costituita dall’applicazione del sacchetto per le feci, che ha un impatto devastante sulla vita dei pazienti, soprattutto quando non è una misura temporanea. Possono anche esservi infezioni della ferita chirurgica e la sua riapertura, con la necessità di un secondo intervento per l’applicazione di drenaggi. L’impatto è notevole non solo per i pazienti ma anche per il sistema sanitario, perché il costo di ognuna di queste complicanze raggiunge decine di migliaia di euro. Basti pensare che può essere necessaria la prescrizione di antibiotici che costano 1000 euro al giorno, da assumere anche per 40 giorni, a cui si aggiungono le spese per la rianimazione, pari a 2000 euro al giorno, oltre al secondo intervento. Il costo di un’operazione chirurgica per carcinoma del colon-retto è compreso fra 7 e 10mila euro ma, se vi sono complicanze, supera i 50mila per arrivare fino a 100mila euro. A queste uscite si sommano poi quelle indirette, come la perdita di capacità lavorativa”.

“La valutazione della perfusione dei monconi anastomotici con la tecnica della fluorescenza è l’approccio più importante e diffusamente utilizzato nei centri ICRAL, come evidenziato da uno studio da noi pubblicato su ‘BMC Surgery’ – continua il Prof. Baiocchi -. Vengono utilizzati una sostanza fluorescente e un microscopio speciale, che mostrano il livello di vascolarizzazione dei margini di intestino operato da suturare, con una affidabilità che l’occhio umano non riesce a raggiungere. Il tracciante fluorescente, verde di indocianina, viene iniettato per via endovenosa in tempo reale durante l’intervento ed entra in circolo nel sangue del paziente in pochissimo tempo. Il tessuto intestinale diventa fluorescente, evidenziando i segmenti in cui la perfusione di sangue è migliore. Meno complicanze si traducono in una migliore qualità di vita dei pazienti, in una minore durata dell’ospedalizzazione e in più rapidi recuperi post-operatori”. In Italia, l’Università degli Studi di Brescia e l’ASST di Cremona sono stati i centri pilota nell’utilizzo di questa tecnica, con l’istituzione, nel 2021, della Scuola Permanente di Chirurgia Guidata dalla Fluorescenza (www.icg-school.com).

“In 5 anni, iCral ha analizzato dati di oltre 10.000 interventi da 78 centri del nostro Paese – spiega Marco Catarci -. Abbiamo pubblicato oltre 15 lavori sui problemi legati alle fistole anastomotiche. La mancata cicatrizzazione delle suture e, quindi, la comparsa di fistole, la cui causa è anche la cattiva perfusione dei tessuti, frequentemente obbligano il paziente a subire un secondo intervento. Oltre alla fluorescenza, un altro strumento in grado di cambiare la pratica clinica nella diagnosi precoce delle fistole è la valutazione della proteina C reattiva con un esame del sangue in giorni prestabiliti dopo l’intervento. Se questo valore resta sotto una determinata soglia, la fistola non si svilupperà e il paziente può essere dimesso. In caso contrario, dovranno essere adottati protocolli di sorveglianza per individuarla in fase iniziale. Inoltre, stiamo conducendo studi per capire se l’anemia possa facilitare lo sviluppo di fistole”.

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