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Bpco: Valaciclovir 3 volte a settimana efficace per il virus della mononucleosi infettiva

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Tra i pazienti con BPCO e virus di Epstein-Barr nell’espettorato, il valaciclovir, 3 volte al giorno per 8 settimane, ha aiutato più individui con il virus della mononucleosi infettiva

Secondo i risultati di uno studio pubblicato su CHEST (1), tra i pazienti con BPCO e virus di Epstein-Barr nell’espettorato, il valaciclovir, somministrato tre volte al giorno per 8 settimane, è stato in grado di aiutare un numero maggiore di individui a sopprimere il virus della mononucleosi infettiva rispetto al placebo. E’ possibile davvero ipotizzare un posto degli antivirali nella gestione della malattia respiratoria, come sembra suggerire il titolo dell’editoriale di accompagnamento al lavoro (2)?

Razionale e disegno dello studio
Il virus di Epstein-Barr (EBV) viene spesso misurato a livelli elevati nei pazienti con BPCO utilizzando mediante saggio di PCR dell’espettorato, mentre l’analisi immunoistochimica delle vie aeree ha dimostrato che la rilevazione di EBV è comune nei pazienti con malattia ostruttiva respiratoria grave.

Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare la sicurezza, l’efficacia e gli effetti clinici del valaciclovir per la soppressione dell’EBV nella BPCO.

Lo studio, un trial monocentrico randomizzato e controllato in doppio cieco vs. placebo, ha valutato 84 pazienti con BPCO stabile da moderata a grave e con EBV nell’espettorato per vedere come valaciclovir si comporta rispetto al placebo nella valutazione della soppressione dell’EBV nell’espettorato (riduzione della carica virale nell’espettorato ≥ 90%) dopo 8 settimane di trattamento.

I ricercatori hanno anche confrontato la funzionalità polmonare, le reazioni avverse gravi e la tollerabilità del farmaco tra i due gruppi di trattamento.
Sul totale dei pazienti reclutati, 43 (età media, 63,1 anni; 67,4% uomini) sono stati randomizzati a trattamento con 1 g di valaciclovir tre volte al giorno per 8 settimane, mentre i restanti 41 pazienti (età media, 60,3 anni; 63,4% uomini) sono stati randomizzati a trattamento con placebo.

I ricercatori hanno ricordato che tre pazienti (valaciclovir, n = 2; placebo, n = 1) sono stati persi al follow-up e non sono stati inclusi nell’analisi finale del trial.

Risultati principali
Dati di efficacia
Dall’analisi dei dati è emerso che, tra i pazienti randomizzati a trattamento con valaciclovir, l’87,8% (n = 36) ha soddisfatto i criteri per la soppressione dell’EBV, mentre un numero inferiore di pazienti randomizzati a trattamento con placebo ha raggiunto questo endpoint (42,5%; n = 17; P < 0,001).

In accordo con quanto detto sopra, i ricercatori hanno riscontrato una diminuzione di entità maggiore del titolo di EBV nell’espettorato nel gruppo valaciclovir rispetto al gruppo placebo (-90.404 copie/mL contro -3.940 copie/mL; P = .002) quando è stato valutato a 8 settimane.

Al basale, la funzionalità polmonare media era paragonabile tra il gruppo valaciclovir e il gruppo placebo (57,3% la percentuale predetta di FEV1 rispetto al 56,7%), e questo risultato non differiva significativamente tra i due gruppi con queste misure alla settimana 8 (valaciclovir, n = 36; placebo, n = 34).

I ricercatori hanno inoltre rilevato che la differenza nella compliance al farmaco non era significativa tra i due gruppi in studio.

Anche la qualità della vita, misurata attraverso il test di valutazione della BPCO e l’indice del questionario EQ-5D-5L, non è risultata significativamente diversa nel confronto tra i due gruppi.

Oltre ai risultati già evidenziati, i ricercatori hanno valutato la conta cellulare totale dell’espettorato di entrambi i gruppi e hanno riscontrato che i pazienti trattati con valaciclovir presentavano una conta più bassa all’ottava settimana rispetto ai pazienti randomizzati a   placebo (P = 0,003).

Dati di safety
Per valutare la sicurezza del farmaco, i ricercatori hanno preso in considerazione gli outcome  della coorte in toto più la coorte dei pazienti persi al follow-up dello studio. In particolare, nessuno dei pazienti ha riferito reazioni avverse gravi al trattamento assegnato dalla randomizzazione e una percentuale simile di pazienti di ciascuno dei due gruppi ha sperimentato eventi avversi dovuti al trattamento (valaciclovir, n = 26 vs. placebo, n = 31).

I commenti allo studio
Nel commentare i risultati del lavoro, gli autori dello studio hanno affermato che “…i risultati positivi dell’endpoint primario per quanto riguarda la soppressione dell’EBV, insieme all’effetto del trattamento osservato sulla conta delle cellule totali dell’espettorato, suffragano la messa a punto di uno studio multicentrico più lungo e di più ampie dimensioni numeriche, incentrato sull’impatto della soppressione dell’EBV sugli outcome clinici della BPCO”.
Ciò in quanto i ricercatori ipotizzano che l’infezione cronica da EBV dell’epitelio respiratorio possa provocare un’infiammazione che a sua volta aggrava l’ostruzione delle vie aeree.

Queste osservazioni sono state condivise dall’estensore dell’editoriale di accompagnamento al lavoro che, nel passare in rassegna lo studio, ha aggiunto: “L’EBV è noto per la sua associazione con una pletora di malattie, tra cui tumori e condizioni autoimmuni come la sclerosi multipla. Forse dovremmo aggiungere all’elenco anche “il contributo dell’infezione virale alla morbilità della BPCO”.

“Per quanto – aggiunge l’estensore dell’editoriale – lo studio non sia abbastanza robusto dal punto di vista statistico per convincerci che il valaciclovir abbia un ruolo nel trattamento della BPCO, i risultati meritano comunque un ulteriore approfondimento”.

Tra i limiti del lavoro, l’estensore del commento ha segnalato la durata troppo breve dello studio: “Un periodo più lungo – spiega – poteva essere giustificato e avrebbe probabilmente fornito maggiori possibilità di dimostrare una differenza significativa in outcome clinici”.

Bibliografia
1) Linden DA, et al. Valaciclovir for Epstein-Barr Virus Suppression in Moderate-to-Severe COPD. CHEST. 2023; doi:10.1016/j.chest.2023.03.040.
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2) Balfout HH. Antivirals for COPD? CHEST 2023; doi:10.1016/j.chest.2023.04.012
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