Arterite a cellule giganti: nei pazienti livelli elevati di apolipoproteina A-I


I pazienti che alla fine hanno sviluppato l’arterite a cellule giganti erano quelli che mostravano livelli significativamente più elevati di apolipoproteina A-I al basale

Arterite a cellule giganti, salute

Uno studio pubblicato su Arthritis Research & Therapy ha dimostrato che i pazienti che alla fine hanno sviluppato l’arterite a cellule giganti erano quelli che mostravano livelli significativamente più elevati di apolipoproteina A-I al basale. Tali risultati suggeriscono, paradossalmente, che un profilo metabolico associato ad un minor rischio di malattie cardiovascolari potrebbe predisporre alla GCA.

Razionale e disegno dello studio
Ancora oggi esiste una comprensione limitata dell’eziologia dell’arterite a cellule giganti (GCA) e dei suoi fattori predittivi, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio. Lavori già presenti in letteratura hanno documentato l’esistenza di un rischio ridotto di insorgenza successiva di GCA negli individui affetti da obesità e/o diabete mellito. Sono limitate, invece, le conoscenze sul ruolo dei lipidi nel sangue prima dell’insorgenza della GCA.

Mentre l’apolipoproteina B (ApoB) è la principale componente proteica delle LDL, l’apolipoproteina A-I (ApoA-I) ha un ruolo corrispondente nelle HDL. È stato dimostrato che alti livelli di ApoB e bassi livelli di ApoA-I sono migliori predittori di malattie cardiovascolari premature rispetto alle LDL e alle HDL.

L’obiettivo dello studio è stato quello, pertanto, di approfondire le conoscenze sulla relazione tra i livelli di apolipoproteine e la futura diagnosi di GCA mediante un’analisi caso-controllo.

A tal scopo, i ricercatori hanno attinto ai dati del Malmö Diet Cancer Study, basato sulla popolazione. Collegando i dati dello studio ai registri medici, i ricercatori hanno incrociato i dati relativi ad ogni paziente che aveva sviluppato GCA dopo l’inclusione nello studio con quelli relativi a quattro individui di controllo selezionati a caso dalla coorte di popolazione.

Sono stati utilizzati modelli di regressione logistica per confrontare i gruppi ed identificare i possibili fattori predittivi di GCA.

L’analisi ha incluso 30.447 residenti (età media, 58 anni; 60,2% donne) di Malmö, Svezia, 100 dei quali avevano sviluppato GCA dopo lo screening iniziale – avvenuto tra il 1991 e il 1996 – e prima del 31 dicembre 2011.
Le concentrazioni sieriche di apolipoproteina A-I e apolipoproteina B sono state raccolte al basale da campioni di sangue non a digiuno.

Risultati principali
Dai risultati è emerso che i pazienti che avevano sviluppato successivamente la GCA presentavano livelli di apolipoproteina A-I significativamente più elevati rispetto ai controlli, con un livello medio pari a 168,7 mg/dL contro 160,9 mg/dL (OR = 1,57; IC95%: 1,18-2,1). Questa associazione ha mantenuto la significatività statistica dopo aggiustamento dei dati per il BMI e l’attività fisica (OR = 1,48; IC95%: 1,09-1,99).

Rispetto ai controlli, gli individui che hanno sviluppato la GCA hanno mostrato livelli simili di apolipoproteina B, con una media di 109,3 mg/dL contro 110,4 mg/dL (OR = 0,99; IC95%: 0,74-1,32).

Riassumendo
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso tra i limiti dello studio il fatto che la valutazione dei livelli di apolipoproteina è stata effettuata solo per un determinato timepoint. Inoltre, il numero “limitato” di uomini nello studio – 19 tra i casi di GCA e 76 tra i controlli abbinati – suggerisce cautela nell’interpretazione dei risultati.

Ciò detto, nel complesso lo studio ha dimostrato che Il successivo sviluppo di GCA è associato a livelli significativamente più elevati di Apo-AI, con un trend verso un rapporto ApoB/ApoA1 più basso e il rischio di GCA.
“Questi risultati possono essere utili per la comprensione della patogenesi della GCA e per ulteriori ricerche su nuovi trattamenti e diagnosi – hanno scritto i ricercatori nelle conclusioni del lavoro”.

I ricercatori hanno anche aggiunto che tali dati suggeriscono l’esistenza di un profilo metabolico sano negli individui che sviluppano la GCA. Questo è incoraggiante, perché ci dice che gli sforzi per prevenire gli effetti metabolici sfavorevoli dei glucocorticosteroidi in questi pazienti sono favoriti da un buon punto di partenza”.

Bibliografia
Wadström K, et al. Apolipoproteins and the risk of giant cell arteritis—a nested case–control studyArthritis Res Ther. 2024;doi:10.1186/s13075-024-03273-1.
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