Paracetamolo durante la gravidanza non aumenta il rischio autismo nel nascituro


Paracetamolo in gravidanza per il dolore o la febbre non associato a un aumento del rischio di autismo, disturbo da deficit di attenzione/iperattività o disabilità intellettiva

medico e donna in gravidanza

L’uso di paracetamolo durante la gravidanza per la gestione del dolore o della febbre non è stato associato a un aumento del rischio di autismo, disturbo da deficit di attenzione/iperattività o disabilità intellettiva nei bambini, secondo quanto rilevato da uno studio pubblicato su JAMA.

Quando le donne avvertono dolore o febbre durante la gravidanza, molti medici raccomandano l’uso di paracetamolo, anche se persistono alcune preoccupazioni su un possibile legame tra il farmaco e i disturbi dello sviluppo neurologico dei neonati. Anche se i FANS offrono un approccio alternativo per alleviare il dolore, non sono raccomandati durante la gestazione perché possono causare bassi livelli di liquido amniotico, tra gli altri problemi.

Uno studio pluriennale su un’ampia coorte di nascita
Il nuovo studio sul paracetamolo, sponsorizzato dal National Institutes of Health (NIH), è frutto di una collaborazione tra ricercatori del Karolinska Institute in Svezia e della Drexel University di Filadelfia, Usa, che hanno analizzato le cartelle cliniche e prenatali di circa 2,5 milioni di bambini nati in Svezia tra il 1995 e il 2019.

Un modello statistico che confrontava i bambini esposti al paracetamolo durante la gravidanza con quelli non esposti ha rilevato un rischio marginalmente più elevato di autismo, ADHD (disturbo da deficit di attenzione/iperattività) e disabilità intellettiva nel gruppo esposto, tuttavia un’analisi che ha valutato l’esposizione e l’esito di coppie di fratelli non ha rilevato evidenze di un aumento del rischio associati all’uso di paracetamolo durante la gravidanza. Secondo gli autori le analisi sui fratelli sono potenti perché i fratelli condividono fattori genetici e ambientali, e questo elimina alcune delle variabili confondenti che possono distorcere i risultati negli studi clinici.

«Il controllo tra fratelli abbinati consente un migliore controllo dei fattori ambientali che sono sconosciuti ai ricercatori» ha commentato Eric Brenner, assistente professore di pediatria alla Duke University non coinvolto nella ricerca. «I fratelli molto probabilmente cresceranno nella stessa casa, avranno diete simili e saranno esposti ad ambienti simili, il che consentirà di controllare meglio i fattori ambientali».

Ha aggiunto che il gran numero di partecipanti e l’analisi dei fratelli sono due punti di forza della ricerca. «Si tratta di uno studio molto ampio e ben progettato che non ha trovato alcuna associazione tra l’uso di paracetamolo e il deterioramento dello sviluppo neurologico, inclusi autismo e ADHD. Anche se qualsiasi farmaco dovrebbe sempre essere usato con giudizio e consultando un ostetrico, sembra che il paracetamolo sia sicuro».

Aumento dei rischi dovuti alla genetica, non al paracetamolo
Queste nuove scoperte confutano recenti documenti di ricerca e affermazioni che hanno suggerito un aumento del rischio di autismo, ADHD e disabilità intellettiva associati all’uso di paracetamolo durante la gravidanza.

«Questo suggerisce che le associazioni osservate in altri modelli potrebbero essere attribuibili a fattori confondenti. Abbiamo scoperto che i genitori che soffrono di disturbi dello sviluppo neurologico, che hanno una forte ereditarietà, hanno anche maggiori probabilità di usare farmaci antidolorifici, come il paracetamolo, durante la gravidanza» hanno osservato gli autori. «Questa relazione potrebbe far sembrare che i bambini esposti al paracetamolo durante la gravidanza abbiano maggiori probabilità di sviluppare disturbi dello sviluppo neurologico, quando, in realtà, il loro aumento del rischio è dovuto alla genetica».

Sono state rilevate differenze significative al parto tra i genitori con un uso maggiore di paracetamolo e quelli con un uso minore o nullo. L’esposizione al paracetamolo era più comune tra i bambini nati da genitori di classe socioeconomica inferiore, con un indice di massa corporea più elevato all’inizio della gravidanza, i fumatori durante la gravidanza e quelli con diagnosi di disturbi psichiatrici o condizioni di sviluppo neurologico.

Lo studio ha anche scoperto che anche altri antidolorifici, come aspirina, altri FANS e oppioidi, nelle analisi dei fratelli non sono risultati associati a un aumento del rischio di difetti alla nascita, come invece rilevato in ricerche precedenti. L’uso dell’aspirina, in particolare, è stato ora associato a un rischio inferiore di disturbi dello sviluppo neurologico, anche se sono necessarie ulteriori indagini per comprendere questo risultato, ha affermato Brenner. «Al momento l’aspirina non è raccomandata di routine in gravidanza, e vorrei esortare le madri incinte a discuterne l’uso con i loro ostetrici» ha detto.

Tra le limitazioni di questa analisi il fatto di essersi basata sui dati del paracetamolo prescritto e su quanto riferito dalle donne incinte durante le cure prenatali, pertanto lo studio potrebbe non aver catturato tutto l’uso o il dosaggio del paracetamolo in tutte le persone. Tuttavia la dimensione del campione e la capacità di controllare molti altri fattori confondenti supportano la conclusione che il paracetamolo non è direttamente collegato a un aumento del legame tra autismo, ADHD o disabilità intellettiva, hanno concluso gli autori. Per comprendere appieno i fattori genetici e non genetici che aumentano tali rischi, sono necessarie ulteriori ricerche.

Referenze

Ahlqvist VH et al. Acetaminophen Use During Pregnancy and Children’s Risk of Autism, ADHD, and Intellectual Disability. JAMA. 2024 Apr 9;331(14):1205-1214.

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