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Sindrome metabolica associata a maggior rischio di artrite reumatoide

Artrite acuta sindrome metabolica

Artrite reumatoide: in presenza di sindrome metabolica il rischio di insorgenza è maggiore secondo i risultati di un nuovo studio

Stando ai risultati di uno studio pubblicato su The Journal of Rheumatology, la sindrome metabolica (MetS) sarebbe associata in modo indipendente ad un aumento del rischio di artrite reumatoide (AR), con alcune componenti specifiche che contribuiscono a questo innalzamento del rischio.

Razionale e disegno dello studio
L’artrite reumatoide (AR) ha una prevalenza globale di 246,6 su 100.000 individui ed è associata a complicazioni sistemiche. “L’AR  – spiegano i ricercatori nell’introduzione allo studio – si è confermata essere un fattore di rischio indipendente di malattie CV, con il grado di rischio influenzato dalla sindrome metabolica. Inoltre, la sindrome metabolica è stata riconosciuta come un possibile elemento di connessione tra le malattie CV e le artriti”.

Fino ad oggi, la relazione tra sindrome metabolica e rischio di insorgenza dell’AR non era ancora stata esplorata in modo adeguato. Per valutare questa relazione, i ricercatori hanno condotto uno studio prospettico di coorte utilizzando i dati della United Kingdom Biobank (UKB). Sono stati esclusi i pazienti a cui era stata diagnosticata l’AR prima della valutazione al basale.

In questo studio, i ricercatori hanno voluto valutare le associazioni tra la sindrome metabolica e le sue componenti (circonferenza vita [WC], trigliceridi [TG], livello di colesterolo lipoproteico ad alta densità [HDL-C], pressione sanguigna e iperglicemia) e la probabilità di sviluppare successivamente l’AR.

Nello specifico, erano considerati affetti dalla sindrome quei pazienti inclusi nello studio che soddisfacevano 3 o più parametri seguenti:
– Circonferenza vita pari almeno a 88 per le donne e a 102 cm per gli uomini
– Livelli di trigliceridemia pari almeno a 1,7 mmol/L o pazienti in trattamento con farmaci ipocolesterolemizzanti
– Livelli di HDL-C inferiori a 1,03 mmol/L per gli uomini e inferiori a 1,3 mmol/L per le donne o pazienti in terapia con farmaci ipocolesterolemizzanti
– Pressione sistolica di almeno 130 mmHg o pressione diastolica di almeno 85 mmHg o pazienti in terapia con farmaci anti-ipertensivi
– Livelli di glicemia pari almeno a 5,6 mmol/L o in trattamento con insulina o metformina

Risultati principali
Sono stati inclusi nell’analisi finale i dati relativi a 369.065 individui, osservati nel corso di un follow-up mediano della durata di 12,04 anni. Analizzando i dati, ricercatori hanno registrato, cumulativamente, 4.901 casi di AR nella coorte in studio. Al basale, il 33,54% dei partecipanti allo studio (n=123.779) aveva una diagnosi di sindrome metabolica. I pazienti con sindrome avevano un’età mediana di 61 anni, e il 53,65% era di sesso maschile.

Passando ai risultati, sono state documentate differenze statisticamente significative di età e di sesso di appartenenza quando i pazienti con sindrome metabolica erano messi a confronto con il gruppo di individui non affetti dalla malattia (p<0,001).

Considerando gli individui con diagnosi di sindrome metabolica, la prevalenza di AR era dell’1,82%, mentre la prevalenza di AR negli individui non affetti dalla sindrome era pari all’1,08%.
L’incidenza corrispondente di AR era pari a 85,77 e a 68,3 per 100.000 persone-anno, rispettivamente.

I ricercatori hanno documentato un aumento del rischio di AR negli individui affetti da sindrome metabolica ( hazard ratio [HR]; 1,22; IC95%: 1,14-1,30) e relativamente alle 4 componenti seguenti:
– WC  elevata (HR: 1,21; IC95%: 1,12-1,32)
– Livelli elevati di TG  (HR: 1,12; IC95%: 1,05-1,19)
– Livelli ridotti di HDL-C (HR: 1,31; IC95%: 1,23-1,39)
– Iperglicemia (HR: 1,15; IC95%: 1,05-1,25)

Questo rischio elevato ha continuato a crescere con il numero delle componenti della sindrome metabolica considerate, raggiungendo il picco negli individui che soddisfacevano tutte le 5 componenti della sindrome metabolica sopra indicate.

I ricercatori hanno condotto anche un’analisi esplorativa per verificare l’impatto dei livelli di CRP sulla relazione tra sindrome metabolica e AR. Ciò in quanto la sindrome metabolica è fortemente associata ai livelli di CRP, e i livelli di CRP rappresentano notoriamente un marker per la valutazione dell’attività di malattia nell’AR.

I risultati di questa analisi hanno quantificato in un 9,27% il contributo dato dai livelli di CRP all’effetto totale della sindrome sull’insorgenza di AR.

Riassumendo
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso alcuni limiti metodologici del lavoro, quali l’assenza di dati su fattori chiave dell’AR e sullo stato della sindrome per un’ampia proporzione di pazienti i cui dati erano residenti nel database UKB. Altri limiti ricordati dagli autori sono la dipendenza dalle misurazioni al basale e la limitata generalizzabilità dei risultati dovuta alla popolazione prevalentemente di etnia Caucasica residente nel Regno Unito.

Ciò detto, nel complesso “…i risultati di questo studio suggeriscono che un intervento tempestivo sulla sindrome metabolica e un controllo efficace dei livelli di CRP possono contribuire alla prevenzione e al trattamento dell’AR – scrivono i ricercatori nelle conclusioni del lavoro”.

Bibliografia
Luo P et al. Metabolic syndrome is associated with an increased risk of rheumatoid arthritis: a prospective cohort study including 369,065 participants. J Rheumatol. Published online January 15, 2024. doi:10.3899/jrheum.2023-0349
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