Il calcio di oggi e lo scudetto dell’Inter: parla l’ex nerazzurro Andrea Ranocchia


intervista andrea ranocchia

Ancora emozionato per il ventesimo scudetto dell’Inter, l’ex capitano Andrea Ranocchia, si apre in una lunga intervista sul calcio contemporaneo. Inevitabile partire dalla vittoria all’ultimo derby, disputatosi il 22 aprile scorso, che ha sancito di fatto la fine del campionato, almeno per quanto riguarda la corsa al titolo. Un tipo di soddisfazione che solo il calcio può regalare, dove non conta solo cosa, ma anche il come e sullo scudetto afferma: “Naturalmente vincerlo nel derby ha un sapore ancora più importante. Quindi diciamo che l’importante era vincere, però vincere nel derby è ancora più speciale.

Nella lunga intervista Andrea Ranocchia ripercorre i tempi del suo arrivo all’Inter e ricorda anche il suo primo derby, finito molto diversamente. Difensore centrale del Genoa, approda all’Internazionale nel gennaio 2011, pochi mesi dopo il leggendario triplete della squadra. Trovatosi in uno spogliatoio di campioni, la prima sfida è stata quella dell’adattamento. Una carriera caratterizzata da alti e bassi, momenti di difficoltà. Diventa capitano nel 2014, Ranocchia, anche questa una sfida difficile colta con impegno e duro lavoro. Durante l’esperienza nerazzurra ci sono stati anche periodi in prestito all’Hull City e alla Sampdoria, lascia l’Inter nel 2021 e il calcio nel settembre 2022, per problemi fisici. Si clicchi qui Per ascoltare l’intervista completa.

Nel corso dell’intervista, Andrea Ranocchia ha ripercorso le tappe del campionato 23-24 dicendosi fiducioso, sin da inizio stagione, nella capacità dell’Inter di conquistare lo scudetto, nonostante la competizione con squadre come Juventus, Napoli e Milan “Io l’ho sempre detto perché comunque, secondo me, negli ultimi anni l’Inter ha sempre avuto la squadra più forte”. Ma, continua Ranocchia “La rosa dell’Inter per me è ineguagliabile in Italia perché ha una rosa molto lunga, giocatori molto forti,”. Una scelta talmente ampia, da mettere in difficoltà per Simone Inzaghi per la scelta dei titolari.

Ranocchia spenda anche parole sulla Champions League, in cui gli esiti per i nerazzurri sono stati meno felici, anche a causa della natura imprevedibile della competizione. “La Champions è un discorso a parte, perché il campionato si gioca su tante partite” ed elogiando le prestazioni dell’Atletico Madrid.

Il ruolo cruciale dell’allenatore

Nel successo di questa Inter non bisogna dimenticare il ruolo cruciale di Simone Inzaghi. Ranocchia non risparmia elogi all’allenatore. “Inzaghi è stato intelligentissimo a capire il livello della squadra, perché la squadra è una squadra forte e lui ha capito come doveva gestire i giocatori.” Inzaghi è stato in grado di preparare tatticamente ogni partita in base all’avversario, senza mai mettere da parte la sua capacità di empatizzare con i calciatori.

Un ruolo determinante anche alla luce della sua convinzione sul fatto che l’allenatore incide sull’80% delle prestazioni di una squadra. Una dichiarazione che ha suscitato molte reazioni; tra cui commenti del tipo tra “ Allora se Guardiola va alla Salernitana vince il campionato?” Ranocchia tiene a precisare che non intendeva affermare che il miglior allenatore del mondo sarebbe in grado di vincere la Champions League senza una squadra forte, ma che nel calcio di oggi, l’allenatore può essere cruciale. Un ruolo che nel corso degli anni si è evoluto nel senso della complessità e diventando sempre più connesso anche alle tecnologie.

” Adesso ci sono tutti i dati dei GPS, i dati del cardio, riesci a vedere qualsiasi tipo di giocatore online per studiarlo,” e ancora, “deve essere psicologo, deve essere tecnico, deve essere tattico, deve gestire 25 personalità più tutti quelli che ruotano intorno”. Le vittore nel calcio non arrivano per caso, e cita esempi come Guardiola, Klopp e Xabi Alonso che si è portato a casa la Bundesliga alla guida del Bayer Leverkusen.

L’importanza del gruppo

Nel corso dell’intervista Ranocchia ha parole positive per tutto il gruppo che ruota attorno alla squadra, a partire dallo staff. Non mancano gli elogi anche per la dirigenza dell’Inter: “Per me quelli della dirigenza negli ultimi anni sono stati dei fenomeni a livello mondiale,” ha affermato parlando del lavoro di Beppe Marotta, Piero Ausilio e Dario Baccin. In particolare ha evidenziato la loro capacità di trovare giocatori come Sommer e Thura, alto livello a parametro zero. Per finire non si può parlare dei successi della squadra senza menzionare la proprietà.

La continuità per Andrea Ranocchia è importante, anche il ruolo di Zhang è stato importante. Che ricorda come l’imprenditore abbia preso la squadra in un momento molto difficile, riuscendo nel giro di pochi anni a farla salire ai vertici. “Personalmente sono contento perché ho lavorato tanti anni per Steven, so la passione che mette in questa squadra e in questa società,” le parole dell’ex difensore.

Una gestione che guarda al futuro, e che a dispetto di questo si possa pensare, fa sempre sentire la sua presenza e ascolta i pareri dei dirigenti. Qualunque sia il futuro su questo aspetto, è importante per Ranocchia continuare a mantenere i valori storici della squadra.

Il futuro del calcio

Tanta competitività e una pressione molto forte attanagliano i giovani calciatori oggi. I social media, l’attenzione costante, i commenti di qualunque tipo, potenzialmente da chiunque creano un clima difficile da gestire, che spesso determina comportamenti sbagliati in campo. In questo discorso menziona anche il problema del razzismo, tornato alla ribalta nel caso Juan Jesus e Acerbi. Individua nelle giovani generazioni un vuoto di valori e un problema culturale che va risolto alla base. “Se a livello calcistico ci sono in un anno 3-4 episodi, come Maignan a Udine, ma anche Vinicius in Spagna, il caso Acerbi-Juan Jesus, per far sì che si migliori il problema, si deve partire dalla parte educativa, deve partire da casa, dalle scuole…”. Per finire un consiglio a chi si avvicina ora al calcio, come suo figlio, quello di giocare prima di tutto per divertirsi.