Malattie infiammatorie intestinali: utilizzata per la terapia nei bambini, l’inulina è un potenziale strumento di prevenzione delle ricadute
L’integrazione con inulina prebiotica arricchita con oligofruttosio ha prodotto cambiamenti a breve termine nel microbioma già dopo 4 settimane in bambini con malattia infiammatoria intestinale, secondo uno studio presentato al recente Crohn’s & Colitis Congress. Secondo i ricercatori questo studio apre al potenziale uso dell’inulina come strumento di prevenzione delle ricadute.
“Sappiamo che la dieta è uno dei fattori chiave nel normale microambiente intestinale e uno dei fattori più evidenti che collegano l’impatto dell’industrializzazione con l’aumento dell’incidenza mondiale di IBD”, ha evidenziato Jessica Breton, gastroenterologa pediatrica presso il Children’s Hospital of Philadelphia.
“Un gruppo interessante di fattori dietetici che collegano il microbiota alla salute dell’intestino sono le fibre alimentari. Nell’ultimo decennio sono aumentate le prove a sostegno dell’importanza delle fibre e dei loro prodotti di fermentazione, compreso il butirrato, nelle IBD”.
Breton ha continuato: “Abbiamo ipotizzato che l’integrazione di inulina prebiotica portasse benefici ai bambini con IBD aumentando l’abbondanza di batteri produttori di acidi grassi a catena corta e dei loro metaboliti, con conseguente diminuzione dell’infiammazione intestinale”.
In uno studio monocentrico, in doppio cieco, controllato con placebo presso il Children’s Hospital di Philadelfia, Breton e colleghi hanno assegnato in modo casuale 68 bambini con IBD colica attiva subclinica in rapporto 1:1 a consumare inulina prebiotica arricchita con oligofruttosio (OI) o placebo con maltodestrina per 8 settimane. Di questi, 59 facevano parte delle analisi di efficacia.
I ricercatori hanno ottenuto campioni di tamponi fecali e rettali al basale e alle settimane 4, 8 e 16 per la calprotectina, la profilazione del microbioma e la corrispondenza metabolomica.
“L’integrazione di inulina ha indotto cambiamenti selettivi nella composizione del microbioma sia fecale che mucosale che sono stati osservati già nella settimana 4, cioè a metà del periodo di intervento”, ha aggiunto Breton.
“In particolare, abbiamo osservato un forte effetto bifidogenico con un aumento dell’abbondanza relativa di Bifidobacterium, ma anche un aumento degli Anaerostipes produttori di butirrato. Questo effetto è stato transitorio, con ritorno ai valori basali dopo la sospensione del prebiotico”.
Breton ha sottolineato che sono stati osservati ulteriori cambiamenti di insulina in altri taxa microbici, tra cui “una diminuzione di Bacteroides, Porphyromonas e Prevotella, che possono essere clinicamente rilevanti come patobionti”.
Sebbene i profili dei metaboliti fecali siano rimasti invariati durante l’intervento di 8 settimane, alla settimana 16, 2 mesi dopo l’interruzione dell’inulina, i ricercatori hanno segnalato un aumento della beta-fruttofuranosidasi, un enzima essenziale nella fermentazione dell’inulina, insieme a un aumento del butirrato.
“Questa scoperta è molto interessante, poiché sembra che l’impatto funzionale dei prebiotici sia ritardato rispetto al cambiamento nella composizione del microbioma”, ha affermato Breton.
Inoltre, i cambiamenti del microbioma durante il consumo di inulina sono stati associati a un cambiamento nell’infiammazione intestinale, con i ricercatori che hanno notato una correlazione negativa tra i livelli di calprotectina e l’abbondanza relativa di Bifidobacterium e Anaerostipes.
“Questi risultati aprono nuove prospettive per lo sviluppo di interventi dietetici mirati al microbioma nelle IBD pediatriche, mostrando l’inulina come un potenziale strumento nella prevenzione delle ricadute nei bambini con attività patologica subclinica”, ha concluso Breton.
Breton J, et al. The modulatory effects of oligofructose-enriched inulin on the microbiome profile of children with inflammatory bowel disease: A double-blind randomized controlled trial. Presented at: Crohn’s & Colitis Congress; Jan. 25-27, 2024; Las Vegas.