Ilaria Salis dal carcere in Ungheria: “So di essere dalla parte giusta della storia”


Le parole di Ilaria Salis nell’intervista a La Stampa: “Se sarò eletta farò in modo che chi si trova in situazioni di ingiustizia come la mia non sia lasciato solo”

ilaria salis

“So di essere dalla parte giusta della Storia. Se sarò eletta farò in modo che chi si trova in situazioni di ingiustizia come lamia non sia lasciato solo“. Sono le parole di Ilaria Salis, intervistata da La Stampa nel carcere di Gyorskocsi Utca, a Budapest, dove è detenuta da oltre un anno in un regime di massima sicurezza.

Salis, che insieme ad altri attivisti è accusata del pestaggio di due militanti di estrema destra, si sente “vittima di un’ingiustizia” e reclama un “processo in cui mi siano garantiti i diritti fondamentali”. Nell’intervista pubblicata stamattina da La Stampa, Ilaria Salis parla della scelta di candidarsi per le elezioni europee: “Voglio trasformare questa mia vicenda in qualcosa di costruttivo non solo per me. Vorrei potermi dedicare a una cosa che mi sta molto a cuore: la tutela dei diritti umani“. Non è un modo per scappare dal processo e avere l’immunità? “La mia situazione giudiziaria non può e non deve essere pregiudicata o aggravata dalle mie posizioni politiche”. E ancora: “Non è mia intenzione sottrarmi, ma difendermi all’interno di un processo in cui siano garantiti i diritti fondamentali, il principio di proporzionalità e la presunzione di innocenza”.

Ilaria Salis parla di un’Europa che si sta spostando a destra, ma preferisce non rispondere alle domande sul governo italiano e su cosa ha fatto per la sua vicenda. Così come non risponde sulla vicinanza tra i partiti della maggioranza e il premier ungherese Orban. Vuole invece dire che, se sarà eletta al Parlamento europeo, si occuperà di carcere e delle condizioni di detenzione: “Se sarò eletta farò in modo che chi si trova in situazioni di ingiustizia come lamia non sia lasciato solo. Credo sia importante dare visibilità e voce al mondo delle carceri. Un mondo dimenticato in cui vivono e muoiono uomini e donne, in un rapporto considerato come corpo estraneo e non facente parte della società. Il tema dei detenuti fa parte di un discorso più ampio: la tutela dei diritti fondamentali della persona. Voglio dedicarmi a sostenere uomini, donne e bambini vitti- me di ingiustizie, sfruttamento, violenze, guerra, povertà e discriminazioni”.

Prima di dire che la prima cosa che farà uscendo dal carcere sarà “abbracciare le persone a cui voglio bene” e “mangiare una pizza”, Salis spende qualche parola sulla mobilitazione di studenti e università per Gaza. “Da insegnante credo che la formazione di una persona non si esaurisca nello studio. È fondamentale che i ragazzi si abitui- no a riflettere sul mondo che li circonda. In un’epoca in cui il pianeta e la società mutano più rapidamente che mai il contributo dei giovani e la loro partecipazione politica sono particolarmente preziosi”.