Dna sui reperti potrebbero riaprire il caso Unabomber


Caso Unabomber, possibile svolta nella caccia all’attentatore che tra il 1994 e il 2006 terrorizzò Veneto e Friuli Venezia Giulia

Specialisti della Polizia scientifica in Etiopia per il riconoscimento delle vittime italiane del disastro aereo dello scorso 10 marzo

Unabomber, il caso infinito non è ancora chiuso. Fonti della procura di Trieste hanno rivelato ad alcuni giornali locali del Nord-Est di aver dopo riapertura delle indagini nel gennaio del 2023 gli investigatori avrebbero trovato tracce di DNA su alcuni vecchi reperti, non analizzate nei decenni scorsi. L’identità dell’attentatore (o degli attentatori) che tra il 1994 e il 2006 terrorizzarono Veneto e Friuli Venezia Giulia facendo esplodere oltre 30 ordigni non è mai stata appurata.

Come riporta Il Post le “nuove” tracce di DNA sarebbero state trovate su alcuni peli che erano su una bomboletta di stelle filanti inesplosa trovata il 6 marzo del 2000 a San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone; su un “uovo-bomba” inesploso trovato il 31 ottobre del 2000 in un supermercato di Portogruaro, in provincia di Venezia; sul nastro isolante utilizzato per chiudere un tubetto di pomodoro concentrato esploso in mano a una donna nello stesso supermercato di Portogruaro il 6 novembre del 2000; e sul nastro isolante dell’ordigno inesploso e nascosto in un tubetto di maionese a Roveredo in Piano, in provincia di Pordenone, il 17 novembre 2000. Sono state inoltre trovate tracce di impronte digitali su diversi altri ordigni.

Ora gli investigatori compareranno il DNA con i profili genetici delle undici persone che sono tuttora indagate, e delle altre venti persone che nel corso di questa lunga storia d’indagini sono state indagate.