Tumore al polmone: approvato sesto utilizzo di pembrolizumab


La Commissione europea ha approvato pembrolizumab per i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) resecabile ad alto rischio di recidiva

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La Commissione europea ha approvato pembrolizumab per i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) resecabile ad alto rischio di recidiva, indipendentemente dall’espressione di PD-L1. L’autorizzazione segna la prima volta che una terapia anti-PD-1/L1 viene autorizzata in Europa per questa popolazione di pazienti sulla base di risultati positivi in termini di sopravvivenza globale (OS).

In particolare, l’indicazione prevede che pembrolizumab venga associato a una chemioterapia contenente platino in fase neoadiuvante e che venga poi proseguito come monoterapia dopo la resezione chirurgica. L’Fda ha autorizzato pembrolizumab per un uso simile lo scorso ottobre.

L’approvazione europea, è stata supportata dai risultati dello studio di Fase III KEYNOTE-671 condotto su 797 pazienti.

Lo scorso ottobre, le autorità regolatorie europee hanno autorizzato pembrolizumab anche come monoterapia per il trattamento adiuvante di pazienti affetti da NSCLC ad alto rischio di recidiva dopo resezione completa e chemioterapia a base di platino.

Nel 2023, in Italia, sono state stimate circa 44mila nuove diagnosi di carcinoma polmonare. “Nonostante i progressi registrati nello stadio metastatico, il carcinoma polmonare continua a rappresentare la principale causa di morte per cancro in Italia, confermando la necessità di trattare i pazienti negli stadi precoci di malattia, per i quali è veramente possibile ottenere i migliori risultati terapeutici ed avere obiettivi di cura ambiziosi – spiega Silvia Novello, Ordinario di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Torino e Responsabile Oncologia Polmonare all’Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano -. L’approvazione del regime a base di pembrolizumab costituisce un’importante pietra miliare per i pazienti con diagnosi di tumore del polmone non a piccole cellule resecabile, ma comunque con rischio di recidiva, indipendentemente dall’espressione di PD-L1, offrendo una nuova opzione terapeutica che ha mostrato, nello studio di Fase 3 KEYNOTE-671, di poter contribuire a prolungare la vita. Il regime a base di pembrolizumab rivoluziona letteralmente i paradigmi di trattamento di questa neoplasia in stadio precoce, aiutando ad aumentare significativamente le possibilità di cura. Auspichiamo che tutti i pazienti eleggibili che si troveranno in questa condizione di malattia possano avere accesso e beneficiare di questo trattamento quanto prima anche in Italia”.

Lo studio che ha portao alla nuova indicazione
L’approvazione arriva sulla base dei risultati dello studio di Fase 3 KEYNOTE-671. Al follow-up mediano di 29,8 mesi (intervallo 0,4 – 62,0 mesi), pembrolizumab più chemioterapia nel setting neoadiuvante seguito da pembrolizumab monoterapia dopo la resezione chirurgica ha migliorato significativamente la sopravvivenza globale (OS), riducendo il rischio di morte del 28% (HR=0,72 [95% CI, 0,56-0,93]; one-sided p=0,00517) nei pazienti con NSCLC resecabile di stadio II, IIIA o IIIB rispetto a placebo più chemioterapia nel setting neoadiuvante seguito da placebo dopo la resezione chirurgica, indipendentemente dall’espressione di PD-L1.

Nei pazienti trattati con il regime a base di pembrolizumab, la OS mediana non è stata raggiunta (95% CI, NR-NR) rispetto a 52,4 mesi (95% CI, 45,7-NR) nei pazienti trattati con il regime chemioterapia-placebo. Il regime a base di pembrolizumab ha inoltre migliorato la sopravvivenza libera da eventi (EFS), riducendo il rischio di recidiva, progressione o morte del 41% (HR=0,59 [95% CI, 0,48-0,72]) rispetto al regime chemioterapia-placebo. Nei pazienti trattati con il regime a base di pembrolizumab, la EFS mediana è migliorata di circa 2,5 anni rispetto al regime chemioterapia-placebo (47,2 mesi [95% CI, 32,9-NR] versus 18,3 mesi [95% CI, 14,8-22,1], rispettivamente).