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Psoriasi a placche: risankizumab eradica le cellule T residenti della memoria

L'inquinamento atmosferico può aumentare la probabilità di riacutizzazioni della psoriasi, secondo quanto emerso da uno studio retrospettivo

Psoriasi a placche il trattamento con risankizumab ha portato al controllo a lungo termine della malattia e all’eradicazione delle cellule T residenti della memoria

Nei pazienti con psoriasi a placche il trattamento a breve termine e ad alte dosi con risankizumab ha portato al controllo a lungo termine della malattia e all’eradicazione delle cellule T residenti della memoria, come mostrato da un piccolo studio condiviso al congresso 2024 dell’American Academy of Dermatology (AAD).

«L’obiettivo di questo studio era quello di tornare a valutare l’effetto di alcune delle dosi elevate utilizzate negli studi originali di fase I per osservare se risankizumab, a una dose di induzione elevata, fosse in grado di eliminare la psoriasi, indurre remissioni a lungo termine e, a livello tissutale, se l’effetto era dovuto a un’azione sulla popolazione delle cellule T residenti della memoria (TRM)» ha affermato il relatore Andrew Blauvelt dell’Oregon Medical Research Center di Portland.

Lo studio KNOCKOUT, condotto in un unico centro, ha coinvolto 20 adulti con psoriasi da moderata a grave e nessun precedente trattamento con risankizumab. I pazienti sono stati randomizzati a ricevere il farmaco alle dosi da 300 mg o 600 mg, somministrate al basale, a 4 e 12 settimane. Al basale e alla settimana 52 sono state ottenute biopsie cutanee delle lesioni e della pelle non lesionata.

L’endpoint primario era la variazione del livello delle TRM dal basale alla settimana 52. Gli endpoint secondari includevano la sicurezza a 52 settimane e il raggiungimento della risposta PASI 100 (riduzione del 100% dello Psoriasis Area and Severity Index vs basale) alle settimane 28, 40 e 52.

Elevata percentuale di pazienti con risoluzione completa della psoriasi
I pazienti randomizzati alla dose più bassa di risankizumab avevano punteggi PASI leggermente migliori. Entrambi i gruppi di trattamento hanno ottenuto risposte PASI 75 dalla settimana 12 alla 22 e, nel gruppo 300 mg, alle settimane 28 e 34. Tutti i trattati con la dose da 300 mg hanno soddisfatto i criteri di risposta PASI 90 alle settimane 16, 22 e 28, così come oltre l’80% dei soggetti in entrambi i gruppi alle settimane 34, 40 e 46. Tutti i partecipanti nel gruppo 300 mg hanno avuto risposte PASI 100 alla settimana 22, mentre il 70-80% dei pazienti nel braccio 600 mg ha raggiunto risposte PASI 100 entro settimana 28.

Eliminazione delle cellule T residenti della memoria 
L’analisi di sequenziamento dell’RNA a cellula singola ha mostrato una distribuzione diversa dei sottogruppi di cellule T al basale nella pelle lesionata e non lesionata, mentre nelle biopsie di follow-up alla settimana 52 la distribuzione era simile. In particolare, le cellule TRM 17 erano significativamente ridotte alla settimana 52 rispetto al basale in entrambi i gruppi di trattamento (P=0,04).

La dose più elevata di risankizumab ha sostanzialmente eradicato tutte le cellule T alla settimana 52, comprese quelle che producono interleuchina (IL)-17, un altro fattore chiave nella patogenesi della psoriasi. A 52 settimane alcune TRM sono rimasti nei pazienti trattati con la dose più bassa.

«Coerentemente con il ruolo essenziale della IL-23 nella patogenesi della psoriasi a placche, il conteggio delle TRM è diminuito drasticamente con il trattamento ed è rimasto a livelli simili a quelli della pelle normale» ha fatto presente Blauvelt.

Studi precedenti hanno suggerito che la recidiva della psoriasi sia guidata dalle TRM. Le cellule rimangono nelle lesioni anche dopo la guarigione e possono indurre recidive multiple nello stesso sito, ha affermato. L’induzione e l’attivazione delle TRM potrebbero dipendere dalla IL-23, il che sarebbe coerente con le remissioni a lungo termine osservate in alcuni pazienti dopo la sospensione del trattamento anti-IL-23.

Blauvelt ha osservato che i pazienti con una breve durata della malattia sembrano ottenere risultati migliori con gli agenti biologici e hanno maggiori probabilità di mantenere la risposta con intervalli più lunghi tra le dosi. «Personalmente penso che se utilizziamo dosi di induzione elevate come questa in pazienti con malattia di breve durata, potremmo curare alcune persone» ha precisato. «È la teoria del colpire duro e presto, che vediamo in più campi della medicina, senza aspettare che la malattia si stabilizzi e impedendo che si creino e mettano radici le cellule residenti della memoria»

«L’efficacia clinica è stata rapida e ha prodotto tassi di risposta elevati in termini di clearance cutanea fino alla settimana 52, senza dipendenza dalla dose tra i gruppi» ha concluso il relatore. «Le alte dosi di induzione di risankizumab sono state ben tollerate, senza nuovi segnali di sicurezza. Sono necessari studi prospettici più ampi per valutare ulteriormente il potenziale terapeutico delle alte dosi di induzione per indurre remissioni a lungo termine della psoriasi».

Referenze

Blauvelt A et al. High induction dosing of risankizumab in patients with moderate-to-severe plaque psoriasis: 52-week results from the phase II KNOCKOUT study. AAD 2024; Late-Breaking Abstract.

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