Ambradea in digitale con il nuovo album “Essenza”


Tutti i brani dell’album “Essenza” di Ambradea hanno un filo conduttore: nascono sempre da un’esperienza negativa, per poi darti una soluzione

ambradea essenza

Una personalità sfaccettata, una scrittura multiforme, una versatilità totale, ma sempre pop: AMBRADEA, pubblica EsSENZA, il proprio album d’esordio.

EsSENZA è un messaggio d’amore per se stessi. È un andare via da tutte quelle situazioni scomode che ci hanno fatto stare male. È un invito a focalizzarci su ciò che desideriamo e che ci fa stare bene. Tutti i brani hanno un filo conduttore: nascono sempre da un’esperienza negativa, per poi darti una soluzione. Il messaggio di fondo è sempre: “ascoltati, amati”.

Attorno a sentimenti come la rivalsa e l’amore, ci sono anche molti “non detti” che ho finalmente voluto tirare fuori. Racchiude le esperienze di vita che ho accumulato durante questi anni ed è un modo per esorcizzare certi fantasmi, dare loro, finalmente, un nome. 

Il disco è una sorta di viaggio che ti porta all’interno di atmosfere sospese, un limbo arioso, dove suoni fluttuanti e ripetizioni avvolgono l’ascoltatore come fossero un mantra. Non a caso “Mantra” è l’overture del disco perché spesso il mantra, in alcune discipline orientali, viene utilizzato per lasciare fuori il mondo esterno, per calarsi nel “qui e ora”.

Ho voluto mettere a fuoco i diversi aspetti della mia personalità. Ogni canzone rappresenta uno stato d’animo del viaggio all’interno di me stessa.

Calarsi dentro se stessi fa pensare ad una discesa ma alla fine porta ad un’elevazione, ad un distacco dalla realtà verso la leggerezza, verso il volo dell’anima che guarda il proprio corpo dall’alto.

È una vacanza emozionale nel proprio “io”. Un luogo che vai a sperimentare, che vai a conoscere e che alla fine ti piacerà.

Ci sono stati dei momenti in cui scrivere mi ha fatto male, ed altri in cui avevo talmente centrato il punto, che mi hanno fatto piangere di gioia. Avevo bisogno di vederci chiaro. Ho scelto di amare certe parti di me che prima rifiutavo e le ho rese arte, le ho rese un qualcosa di cui andare fiera, di cui non vergognarmi più. Ho viaggiato talmente a fondo dentro me stessa che alla fine ho raggiunto l’apice, dedicando una canzone alla “me artista” e a quanto l’arte mi faccia sentire così in alto”.

TRACK BY TRACK

Mantra è il brano che ci introduce nell’atmosfera del disco. Un distacco dal mondo esterno per dedicarsi a questo viaggio. Ci si lascia indietro tutto ciò che non è più importante, tutto ciò che distrae, per iniziare una nuova esperienza, con l’immagine di questa finestra che rimane aperta. Quando ho scritto questa canzone, all’inizio c’era una forte componente di riscatto di cui avevo voglia di parlare: lascio una finestra aperta perché voglio farti vedere dove sono arrivata. Nel tempo, a conclusione del disco, questa finestra si trasforma in una finestra che lascio aperta auspicando un confronto che non fa più paura.

 

Mantide. Se fossi un Villain, sarei la mantide. Prendiamo a esempio i Villain più famosi della Disney. Alcuni di loro non nascono nel male ma la vita li mette talmente tanto alla prova, che quel senso di impotenza si trasforma in rabbia e sete di vendetta. Mantide è un personaggio sì cattivo, ma che viene da un background in cui germogliava il bene. Probabilmente alla fine della favola tornerebbe buona. L’argomento è rivolto al genere maschile, anche se oggi si rischia sempre di strumentalizzare la cosa per fini poco onesti. Qui mi sento di dare la mia visione su tutto ciò che alcuni uomini hanno rappresentato nella mia esperienza di vita. C’è una grande componente familiare di come io ho vissuto queste figure e di come me le hanno fatte vedere. Gira tutto intorno alla vendetta: non mi hai trattata come dovevi e, a quel punto, io cambio e, invece di sotterrarmi, di soccombere, invece di subire, divento quella che poi, come una mantide, ti mangia.

 

Libera viene da un momento di apatia, di stallo nel quale stavo perdendo me stessa, mi stavo spegnendo, finché ad un certo punto tocco il fondo e ritorno su: “prendo distanze divido a metà, lascio cadere ogni tua regola”. È un brano di distacco, un momento in cui c’è una volontà di liberazione, un’esortazione a prendere le distanze da ciò che non va.

 

Essenza, che dà anche il titolo all’intero album è un dialogo con se stessi, un guardarsi allo specchio. È un discorso motivazionale prima di una partita. È la preparazione, la presa di coscienza. La frase “allo specchio i miei assassini” è dedicata a tutte le volte in cui, io per prima, non mi sono data il permesso di fare quello che volevo, per la paura del giudizio altrui, per la paura del fallimento. Il giudizio ci sarà sempre, “la gente ride di me, la gente ride di te”, ma quello che si vuole veramente, l’amore che si ha dentro, sarà l’unica cosa che ci manderà avanti: “l’amore è solo l’unica prova”. Una delle citazioni che ho inserito, di Alfred Adler, racchiude un po’ il messaggio: alla fine, a forza di provarci, impari a nuotare. È il “tutto è possibile”. È la mia storia e quella di tanti altri.

 

In America riprendo un tema che avevo precedentemente trattato in uno dei miei brani in inglese (“Lose it all”), riguardo la situazione attuale di molti artisti. Ma anche un ribadire in continuazione che io voglio essere quella che sono: “sarà colpa mia se non mi riesco a piegare?”, ovvero, nessuno mi vuole perché sono autentica? Una follia, eppure… E quindi, ironicamente, ipotizzo una fuga oltreoceano per perseguire i miei sogni.

 

Cancellami è una battuta d’arresto all’interno del viaggio. Qui c’è un saluto definitivo verso il passato. A metà strada mi rendo conto che è ora di salutare le cose che sono state importanti ma che sono arrivate alla fine. Quelle situazioni condivise con le persone che ho amato e che mi hanno conosciuta nel profondo: “mi hai vista ridere su questo caos, mi hai vista piangere su questo caos”. C’è un pizzico di vendetta nella frase “cancellami se puoi”, dove il “puoi” è il grande arcano: riuscirai a dimenticare tutto quello che è successo tra noi?

 

Narcisa è un ammettere a se stessi e al mondo che, a volte, possiamo essere veramente forti. È anche una canzone che esalta le stranezze, le ambiguità, il sentirsi belli nell’essere diversi, nel non essere ordinari. È un’ubriacatura, un soliloquio che fai nel limbo tra l’essere lucida e inebriata.

 

Ma tu rappresenta la fase successiva a “Cancellami”, in cui metto in risalto la consapevolezza dei momenti bui e il loro superamento: “sento già che pioverà, ma tu non mi puoi fare male”, non più. Ora ho le forze per farcela, “mi tengo per mano così, se mi perdo, mi stringo più forte”; ovvero, sono qui, non devo cercare nessuno, sono io che servo a me stessa.

 

Statue di cera si inserisce nel viaggio perché, in tutto questo, ci sono anche le mie origini, da dove tutto è nato, da dove tutto ha preso forma e mi ha fatto diventare quella che sono. C’è un mettere su carta tutto ciò che è stato provato, per paura di dimenticarlo. C’è la mia spiccata sensibilità che, sia in modo negativo che positivo, mi fa perdere il controllo, mi fa sciogliere. Non sono una vera statua, è una sorta di inganno. Non è altro che la corazza che mi sono costruita per proteggermi.

 

L’amore non esiste è una provocazione: “tu che ci fai qui, se l’amore non esiste?”. Il mio rapporto con le persone è sempre stato di distacco, legato al non andare oltre per paura di farsi del male. Qui c’è la scoperta, è una perdita di controllo positiva. C’è la gioia, il fermento di una nuova sensazione dentro di me che non riesco a spiegare. Ma sono pronta ad accoglierla, dopo aver perdonato me stessa. Qui il viaggio sta per giungere al termine. È una canzone gioiosa di felicità, di apertura, di cori, di canto.

 

Concludo con Ambradea, un brano denso di suoni fluttuanti ma anche carichi, ritmati, che ti fanno tenere il beat, ti rimettono in carreggiata, come se diventassi la nuova te. È la conclusione di un viaggio catartico in cui, scalata la montagna, mi volto indietro e dico: “ma quella laggiù sono io? No, aspetta, tutta questa montagna sono io.