Obesità e prediabete: alimentazione isocalorica non porta a perdita di peso


Nei soggetti con obesità e prediabete o diabete controllato dalla dieta, l’alimentazione isocalorica a tempo limitato non ha portato a una maggiore perdita di peso

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Nei soggetti con obesità e prediabete o diabete controllato dalla dieta, l’alimentazione isocalorica a tempo limitato non portato a una maggiore perdita di peso o a un miglioramento dell’omeostasi del glucosio rispetto a un modello alimentare con tempistiche abituali di assunzione del cibo. Sono i risultati di uno studio presentati all’American College of Physicians (ACP) Internal Medicine Meeting e contemporaneamente pubblicati sulla rivista Annals of Internal Medicine.

«Riteniamo che i medici possano consigliare ai loro pazienti che l’alimentazione a tempo limitato (TRE) può aiutarli a perdere peso, ma probabilmente a causa di una diminuzione dell’apporto calorico» ha affermato la relatrice e primo autore dello studio Nisa Maruthur, professore associato presso la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health.

Studi precedenti sull’approccio TRE hanno mostrato effetti benefici sul peso e sugli esiti cardiometabolici, anche se gli effetti rispetto ad altri cambiamenti nel comportamento siano difficili da isolare in questi studi, dato che la maggior parte non ha utilizzato un disegno con un’alimentazione controllata».

Confronto tra alimentazione a tempo limitato e con tempistiche abituali
I ricercatori hanno condotto uno studio sull’alimentazione isocalorica per valutare gli effetti della TRE su 41 partecipanti (età media 59 anni, 93% donne, BMI medio 36 kg/m2) con obesità e prediabete o diabete controllato dalla dieta. I pazienti sono stati assegnati in modo casuale in rapporto 1:1 a seguire una TRE, che prevedeva una finestra alimentare di 10 ore tra le 8:00 e le 18:00, oppure un modello alimentare abituale (UEP), che includeva una finestra alimentare massima di 16 ore tra le 8:00 e mezzanotte.

I soggetti nel primo gruppo hanno consumato l’80% delle calorie entro le 13:00, mentre quelli nel gruppo UEP hanno consumato almeno il 50% delle calorie entro le 17:00.

In entrambi i gruppi i partecipanti hanno ricevuto pasti preparati con le stesse quantità di micro e macronutrienti, oltre alle istruzioni su quando consumare i pasti nell’arco delle 12 settimane di studio.

Perdita di peso simile con i due approcci alimentari
Al basale, il gruppo TRE e il gruppo UEP avevano un peso medio rispettivamente di 95,6 kg e 103,7 kg. Dopo 12 settimane, il peso è diminuito di 2,3 kg nel gruppo TRE e di 2,6 kg nel gruppo UEP, con una differenza media di 0,3 kg. «Il peso si è ridotto in entrambi i bracci, quindi l’approccio TRE non ha mostrato vantaggi rispetto al consumo calorico abituale» ha osservato Maruthur.

Non sono state riscontrate differenze significative tra i gruppi nei livelli glicemici a digiuno, nella pressione arteriosa, nella circonferenza della vita o nei livelli di lipidi. Come ha fatto presente il relatore, anche se l’attività fisica non era uno degli outcome principali, i partecipanti nel gruppo TRE avevano ridotto il numero di attività quotidiane svolte e il tempo trascorso in uno stato di attività.

«Una potenziale spiegazione alla base dei risultati è che l’alimentazione a tempo limitato non comporta un calo ponderale nel contesto dell’assunzione isocalorica negli esseri umani» hanno scritto gli autori. «Pertanto, se o quando gli interventi TRE riducono il peso corporeo, come osservato in diversi studi di efficacia, uno dei meccanismi alla base del risultato è probabilmente la riduzione dell’apporto calorico».

Tra i limiti dello studio sono stati citati il fatto di essere stato condotto in un unico sito, che i risultati si applicano solo agli adulti con obesità e prediabete e che non è stato possibile rilevare differenze di peso di più di 2 kg tra i bracci di intervento, quindi i ricercatori ritengono che siano necessarie ulteriori ricerche di alta qualità per comprendere l’impatto del TRE sull’attività fisica.

In un editoriale correlato Krista Varady, professoressa di nutrizione presso l’Università dell’Illinois a Chicago, e Vanessa Oddo, assistente professore di kinesiologia e nutrizione presso la stessa istituzione, hanno osservato che «anche se la TRE non è più efficace di altri interventi dietetici per la riduzione del peso, offre ai pazienti un approccio semplificato al trattamento dell’obesità eliminando la necessità del conteggio delle calorie. Inoltre non richiede l’acquisto di prodotti alimentari costosi e consente a una persona di continuare a consumare cibi familiari, rendendola una dieta altamente accessibile per le persone con minori risorse economiche».

Referenze

Maruthur NM et al. Effect of Isocaloric, Time-Restricted Eating on Body Weight in Adults With Obesity : A Randomized Controlled Trial. Ann Intern Med. 2024 Apr 19.

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