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Torna in vigore il Redditometro: ecco come funziona

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Torna in vigore il redditometro, un sistema anti evasione che era stato sospeso nel 2018: le voci di spesa che l’Agenzia delle entrate può analizzare sono 56

Caccia ai furbetti con il nuovo ‘redditometro‘, che passerà ai raggi ‘x’ tantissime tipologie di spesa, dai medicinali alle bollette, dal mutuo al telefono, dalle spese per la macchina a quelle per le vacanze, ma non solo. Verrà controllato, per dire, anche quanto si spende per piante e fiori o per mantenere un cavallo. C’è un po’ di tutto tra le voci che l’Agenzia delle entrate potrà passare al setaccio per verificare i redditi dei contribuenti. L’analisi partirà dai redditi 2016 (ma gli accertamenti scatteranno su quelli dal 2018 in avanti) e terrà conto degli elementi già presenti nell’anagrafe tributaria. Oppure di un livello minimo di spesa. Ecco come funziona e le spese che saranno prese in esame.

IL REDDITOMETRO

Quella del redditometro non è propriamente un novità. Meglio parlare di ritorno, tra l’altro atteso. Si tratta infatti di un sistema anti-evasione che già in passato è stato usato per individuare e quantificare il reddito presunto dei contribuenti-persone fisiche. La prima volta venne introdotto nel 2013 poi venne sospeso dal primo governo Conte nel 2018 (in attesa di criteri più precisi su quali spese controllare): Il decreto di questi giorni di fatto lo riattiva, a partire dai redditi 2016: il provvedimento, pubblicato in Gazzetta ufficiale due giorni fa, porta la firmato del vice ministro all’Economia, Maurizio Leo. Ci sono però delle differenze: “Non c’è nessun ritorno al vecchio redditometro– ha spiegato Leo-. Il decreto ministeriale pubblicato in questi giorni in Gazzetta mette finalmente dei limiti al potere discrezionale dell’amministrazione finanziaria di attuare l’accertamento sintetico”.

COME FUNZIONANO GLI ACCERTAMENTI

I contribuenti hanno in ogni caso la possibilità di difendersi rispetto a quanto ‘contestato’. Funzionerà così: l’amministrazione controlla i dati delle spese (disponibili nelle banche dati oppure, in assenza di tutti dati precisi, ricorrendo alle spese medie per famiglia stimate dall’Istat) e in proporzione presume un determinato reddito. Se non corrisponde al reddito dichiarato (in parole povere se uno guadagna 10 non può spendere 100), scatta l’accertamento dell’Agenzia delle Entrate. Accertamento che tecnicamente si chiama “sintetico”. Quando scatta? Quando emerge uno scostamento superiore al 20% tra il reddito dichiarato e le spese. A questo punto il Fisco, con questa procedura, chiede spiegazioni ai contribuenti per accertare che dietro questa discrepanza non ci siano fenomeno di evasione. I contribuenti hanno la possibilità di difendersi, dimostrando ad esempio che i soldi usati per le spese sono arrivati da redditi diversi da quelli posseduti nel periodo d’imposta. Sarà possibile anche fare precisazioni sulle spese, sostenendo che i conti sono diversi e che si partiva da un fondo spese accumulato in precedenza.

QUALI VOCI DI SPESA VERRANNO CONSIDERATE

Il nuovo decreto di questi giorni prevede la verifica su 56 diverse tipologie di spesa. Il Fisco potrà controllare, oltre a mutuo e affitto, anche le spese per la macchina, le scuole, le bollette, la spesa alimentare, i vestiti ma anche alberghi e ristoranti. E non è finita: si terrà conto anche degli abbonamenti telefonici e di quelli alle piattaforme di tv digitale, più altre spese per intrattenimento e tempo libero (come i videogiochi). Tra le cose più strane emerse, ci sono le spese per mantenere un cavallo di proprietà. Sotto controllo, naturalmente, anche l’acquisto di immobili e terreni, di titoli finanziari e le spese per i lavori in casa (manutenzione straordinarie), tutte tracciabili nelle pratiche dei bonus edilizi.

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