Al TeatroBasilica al via “NEL BLU – Orizzonti della danza contemporanea”


Il TeatroBasilica, in collaborazione con il Gruppo della Creta, presenta la seconda edizione della rassegna di danza Nel Blu, curata da Chiara Marianetti, in scena dal 29 al 31 maggio

nel blu

Il TeatroBasilica, in collaborazione con il Gruppo della Creta, presenta la seconda edizione della rassegna di danza Nel Blu, curata da Chiara Marianetti che andrà in scena dal 29 al 31 maggio.

Nel Blu nasce dalla volontà di immaginare un nuovo spazio/tempo dedicato alla danza contemporanea al centro di Roma, forse ancora ristretto ma con le potenzialità per diventare l’orizzonte sconfinato di questa ricerca continua.

L’intento è quello di coinvolgere artisti che privilegino un rapporto vivo con il luogo che li ospita, una prossimità con il pubblico e la volontà di compromettersi con il presente sia nella loro ricerca coreografica che nella scelta delle tematiche che portano in scena.

Di stagione in stagione il TeatroBasilica vuole definirsi sempre più come uno spazio ibrido e multidisciplinare, nella convinzione che il contemporaneo non sia uno stile ma un’attitudine nei confronti dell’arte e della realtà, che permette di superare i confini e le categorie.

Programma delle tre giornate

29 maggio ore 21:00 

titolo: All About Adam / Giuliano Scarpinato 

ideazione, regia Giuliano Scarpinato
con Cristian Cucco

ambiente sonoro, luci
 Giacomo Agnifili
consulenza alla drammaturgia della danza Alessandro Sciarroni
costume Federico Firoldi
foto Margherita Caprilli, Antonio Ficai
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale – focus CARNE, in collaborazione con Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse

curatela e diffusione all’estero Natascia Sollecito Mascetti

progetto vincitore bando di residenze “Toscana Terra Accogliente” (attraversamenti residenziali: Straligut Teatro – Siena, Giallomare Minimal Teatro – Empoli, centro di residenza della Toscana Armunia / Capotrave Kilowatt

sì ringrazia Fattoria Vittadini

Un uomo come tanti, vestito di un completo nero, danza su un cumulo di ceneri e macerie. Sono forse le sue, quelle di chi lo ha preceduto e si è estinto, quelle di una civiltà. Di lui non sappiamo nulla: come sia giunto su quel pezzo di crosta terrestre, se vi sia stato precipitato.

Quell’uomo cerca una strada, una direzione, un orientamento: lo fa circondato da una quantità di voci, parole che impregnano l’aria affastellandosi, ripetendosi ossessivamente. Sembrano provenire da un vecchio tv sfasciato, prodotte da uno zapping impazzito.

Tra crolli e risalite, scosse e sospensioni, quell’uomo cerca una nuova strada, la sua. E una luce, a illuminarla.

Note di regia: “Un uomo non si metterebbe mai a scrivere un libro sulla situazione particolare di essere un maschio”: così scriveva nel 1949 Simone de Beauvoir nel suo capolavoro Il secondo sesso. Oggi quelle parole non sono più attuali: tra saggistica e rotocalco si moltiplicano slogan e ipotesi sulla crisi del concetto “tradizionale” di mascolinità, che sembra urgente riapprocciare e riscrivere. Se da una parte è tristemente all’ordine del giorno, in una cronaca fitta di episodi di violenza e abuso, una mascolinità tossica per sé stessa e l’altro da sé, all’altro capo dello spettro sembra stagliarsi, un po’ rintuzzato nell’angolo, un maschio afflitto dalle paure, indebolito nelle prospettive, incredibilmente a disagio nell’assumersi delle responsabilità: fosse anche solo quella della costruzione di un amore. In uno scenario frammentato, pieno d’ombre e fitto di vecchi e nuovi stereotipi, ricorre l’ipotesi che l’evoluzione del maschio non riesca a tener testa all’ascesa continua, rapida, mediaticamente roboante del genere femminile. Una nuova guerra dei sessi? La fine dei ruoli tradizionali? All About Adam vuole essere un’indagine danzata sulla storia recente del maschile, nel suo specifico italiano, ma anche la proposta di un nuovo codice da rifondare sulle macerie di un’eredità che, oggi, poco sembra parlarci.

durata: 30 min

teaser: https://vimeo.com/manage/videos/881283396

30 maggio ore 21:00 

Soggetto senza titolo / Olimpia Fortuni 

interprete e coreografa Olimpia Fortuni

assistenza artistica Cinzia Sità

paesaggio sonoro Pieradolfo Ciulli e Danilo Valsecchi

disegno luci Andrea Rossi

produzione Associazione Sosta Palmizi

con il sostegno di MiBACT, Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo/Direzione generale per lo spettacolo dal vivo, Regione Toscana/Sistema Regionale dello Spettacolo

Si ringrazia il Teatro la cavallerizza di Torino, Michela Lucenti e Balletto Civile, Alessandra Bordino ed Erica Archinucci

Selezionato alla Vetrina della Giovane Danza D’Autore 2016 del Network Anticorpi XL e
Selezionato dai Visionari Kilowatt Festival 2017
vincitore del premio del pubblico GD’A_Giovane Danza D’Autore 2017.

Sinossi

“Soggetto senza Titolo” è un viaggio. Il viaggio del corpo alla ricerca dell’uomo. Lo spettacolo nato nel 2016 conserva il suo messaggio ancora attuale e capace di entrare in dialogo con la contemporaneità. Soggetto senza titolo è un flusso di coscienza traslato in un corpo che muta il suo stato materico e snoda il suo viaggio in tre movimenti (presente, passato, futuro), dove l’irreale si fonde con il reale, in una dimensione onirica del tempo, in un dialogo intimo e, ugualmente, aperto, con chi si affaccia ad offrire il suo sguardo. La materia corporale si espone ad una metamorfosi continua che si evolve e si trasforma. Senza una forma, né un nome, che possa limitarla. Come una macchia d’inchiostro, che si espande senza un contenitore, prova a cercare una verità. Va giù dove è più buio per toccare la sua pelle dal di dentro e lì trovare l’essenza, la radice del suo essere…vivente.

Note dell’autrice: Lo scrittore Goffredo Parise nel 1964 già diceva: i giovani “comprano” ideologia al mercato degli stracci ideologici così come comprano blue jeans al mercato degli stracci sociologici (cioè per obbligo, per dittatura sociale). I ragazzi non conoscono più niente, non conoscono la qualità delle cose necessarie alla vita perché i loro padri l’hanno voluta disprezzare nell’euforia del benessere.

Le persone appaiono finte, abili a recitare una parte, tanto abili che si sono perse se stesse, chiudendo ogni possibilità di comunicazione con l’esterno. La mia urgenza è portare in scena la verità nella fragilità, nell’errore, nel fallimento, nella solitudine, nella tristezza, e proprio lì, in ciò che non mette a proprio agio, trovare finalmente il meraviglioso esemplare in via d’estinzione: l’essere umano. Accompagnata dallo studio e dalle riflessioni di un eccellente antropologo ricercatore, Dott. Giacomo Loperfido, sviluppo il mio pensiero danzante. Mi rendo cavia per tirare fuori un mood che si mostra sempre più prepotente e che mi sembra ormai difficile ignorare. Questa malinconia ci ricorda che ci manca quello che non ci serve! Che la povertà è un valore, è una ideologia, politica ed economica. Povertà è godere di beni minimi e necessari. Dunque il campanello d’allarme di questo disagio esistenziale è proprio nella malinconia, in qualcosa che abbiamo perso.

durata 30’

31 maggio ore 21:00 (sono due studi)

Quasi caduta – Calcinacci / di Claudio Larena

Quasi caduta

Cast: Claudio Larena / Giulia Cannas / Elisa Quadrana

Suono: Lorenzo Minozzi

Progetto nato nell’estate del 2022 durante un periodo di ricerca che si è svolto presso – Teatro Dimora di Mondaino e Corte Ospitale.

La ricerca si è sviluppata grazie al confronto in sala nei diversi momenti del processo con: Teodora Grano / Chiara Luccisano / Michael Incarbone / Erica Bravini / Daria Greco / Elena Bastogi / Luca Della Corte / Sofia Naglieri / Francesco Tasselli / Lorenzo Minozzi / Marta Magini.

Sostenuto da: Artisti. Associati / Associazione Culturale Chiasma / Fondazione Ater Balletto.

La stanchezza mi nobilita, la sensazione di esserlo mi fa sentire importante, attivo, parte di qualcosa, ma non mi basta esserne consapevole, ci tengo a condividerla, a raccontarla, lamentandomi.

“Quasi caduta” è una performance che nasce da un’indagine attorno al gesto della Spinta, Inteso come gesto multivalente in termini relazionali, individuali e fisici.

L’intenzione è quella di andare ad indagare i diversi significati che questo gesto porta con sé, racchiudendoli, mostrandoli e trasformandoli attraverso la ripetizione di una dinamica. Andando così a comporre un meccanismo di corpi spinti e spingenti, una macchina umana fatta di azioni e reazioni, in cui l’intenzione all’origine del gesto si perde e si confonde tra i diversi momenti di questo dialogo fisico.

Note di regia: L’oggetto a cui questa ricerca fa riferimento è l’Altalena. Un oggetto dalla semplicità ancestrale di cui tutti conosciamo la sensazione e la condizione. Oggetto in grado di restituirci una dinamica di movimento specifica ed esclusiva. A partire da queste premesse e dall’indagine attorno all’oggetto Altalena, di cui viene riportata anche la sua dimensione ludica, la performance si indirizza nella ricerca di quella zona grigia che sta tra il gioco e il violento, tra il ludico e il sadico, tra lo scherzo e il dispetto. La composizione coreografica si sviluppa dunque a partire dal gesto della spinta, che nella sua ripetizione, cambia di senso, sprigiona diversi immaginari, acquisisce nuovi valori.

Teaser: https://www.youtube.com/watch?v=wbq3KLsagzw

Calcinacci

Di e con Claudio Larena

Progetto Selezionato al bando PowewredByRef 2020 di RomaeuropaFestival 

Con il sostegno di Carrozzerie NOT/ TeatroSpazioRossellini/ Associazione Culturale Chiasm / Artisti.Associati 

Con il tutoraggio (durante la prima fase di ricerca) di Biagio Caravano e Daria Deflorian 

Consulenza Artistica Arianna Pozzoli 

Luci Francesco Tasselli

Suono: Lorenzo Minozzi

Quante volte ci ritroviamo a spingere, spronare, incitare qualcosa o qualcuno, convinti che la messa in atto dell’azione che stiamo fomentando implichi un divertimento, senza renderci conto che invece, stiamo esercitando delle piccole, medie o grandi violenze?

Sinossi

La stanchezza mi nobilita, la sensazione di esserlo mi fa sentire importante, attivo, parte di qualcosa, ma non mi basta esserne consapevole, ci tengo a condividerla, a raccontarla, lamentandomi. La lamentela fa la ragione, da forza alle mie idee, arricchisce la mia vita, mi gratifica. Mi vanto di quello che sono, che ho e che faccio, raccontandomi impegnato e stanco, ma in fondo soddisfatto. Soddisfatto di sapere cosa è giusto, di saper usare il mio tempo, del mio lavoro, dei miei studi, attività, amicizie, amori, di dovermi prendere della casa, del mio corpo e soprattutto di faticare. E allora perché quando mi viene chiesto “come stai? Che stai facendo?” mi trattengo dal rispondere con entusiasmo che sono felice, che tutto va bene, che sono contento di ciò che sto facendo e che vorrei urlare dalla gioia e far sapere a tutti che la mia vita ha un senso. E invece sbuffo, sospiro e mi lamento?   

Note di regia: In scena un muro e un operaio. Lo vediamo solo, in perenne dialogo con il muro e con la materia che andrà a rivestirlo. Lo vediamo vigile, rispettare delle regole che si tramutano in gesti e in azioni, in partiture meccaniche che non possono avvenire se non in quel quadrato di telo protettivo posto davanti alla parete.

Il muro è uno specchio che non riflette, è una possibilità, non è un limite, è un lavoro e una relazione concreta che non può mutare. Davanti a lui l’operaio che vediamo lavorare in modo asettico e preciso e che appena si stacca dal muro o si volta dandogli le spalle pronto a raccontarsi, si pietrifica, mette tutto in discussione, si contraddice, ha paura di definirsi felice e risolto. Le regole fondamentali di questa pratica artigianale si fanno quindi espediente coreografico, compositivo e drammaturgico. La costruzione narrativa si affida alla concretezza del gesto e del suo intento, che ripetendosi, si astrae e si sospende. Il gesto diventa quindi simbolo di una relazione complessa e contradditoria, il muro si fa metafora della costruzione del sé e del proprio ruolo all’interno della società, una costruzione di cui a volte andiamo fieri e che in altri momenti ci sembra impossibile da portare a termine. Il muro è uno specchio che non riflette, è una possibilità, non è un limite, è un lavoro e una relazione concreta che non può mutare. 

Tutto gira attorno al muro, senza di questo, non esisterebbe tutto il resto.   


Teaser: 
https://www.youtube.com/watch?v=iwJKT3t-Kig