L’OMS, sulla base dei dati della Rete sentinella mondiale di sorveglianza dell’influenza, ha stabilito la composizione vaccinale per il prossimo autunno
Anche quest’anno, come ogni anno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sulla base dei dati della Rete sentinella mondiale di sorveglianza dell’influenza, ha stabilito la composizione vaccinale per il prossimo autunno; e a settembre farà la stessa cosa per l’emisfero australe al fine di continuare l’aggiornamento del vaccino in modo che sia il più vicino possibile ai virus circolanti.
“Questa anticipazione è necessaria perché da questo momento le aziende produttrici potranno iniziare a sviluppare i vaccini antinfluenzali da commercializzare a partire dall’autunno 2024 e che ogni anno necessitano di una rivalutazione dal punto di vista della sicurezza e dell’efficacia, anche se si tratta ormai di tecnologie consolidate” – afferma il Prof. Fabrizio Pregliasco, Direttore scientifico di Osservatorio Influenza, Direttore della scuola di specializzazione in igiene e medicina preventiva dell’Università degli studi di Milano e Direttore sanitario d’azienda dell’IRCCS ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano.
Esistono diversi tipi di vaccino per massimizzarne l’efficacia anche in funzione delle caratteristiche del soggetto, efficacia che riesce sicuramente a evitare gli effetti più pesanti della malattia come il rischio di decesso nonostante, come ben noto, non si possa parlare di un’efficacia del 100% in quanto minata dal fatto che le manifestazioni respiratorie sono dovute in realtà a un cocktail di virus e solo quelle dovute all’ortomixovirus dell’influenza possono essere protette dal vaccino.
Nell’ambito della composizione vaccinale quest’anno, tra l’altro, sono previsti solo 3 stipiti virali: 2 di tipo A (uno AH1N1 e uno AH3N2 aggiornato quest’anno con una variante thailandese) e 1 di tipo B (B/Victoria che però non è stato aggiornato); l’Ema ha infatti suggerito di “alleggerire” la formulazione non includendo più il ceppo B/Yamagata in quanto tale ceppo non risulta più in circolo da marzo 2020 e quindi non sembra più rappresentare una minaccia per la salute pubblica.
“Ci aspettiamo dunque dal punto di vista virologico una stagione non particolarmente pesante come è stata quella dello scorso anno proprio perché i virus non sono particolarmente cambiati e pertanto una rilevante quota di persone, che hanno contratto il virus dell’influenza lo scorso anno, potranno godere una sorta di protezione.
Ciò nonostante, dovremo comunque stare a vedere come evolverà il virus in quanto, come ogni anno, non è solo la composizione del virus a determinare il numero di casi di influenza ma anche le condizioni metereologiche e ambientali; è quindi sempre importante non sottovalutare il richiamo vaccinale, in particolare per i soggetti a rischio e avanti con l’età” – conclude il Prof. Pregliasco.