Avviato dall’Università e dall’Azienda Ospedaliera di Padova il progetto di ricerca europeo “Liveraim” per individuare precocemente i soggetti più a rischio di patologie epatiche
Progettare e validare una piattaforma di screening delle malattie del fegato così da poterla adottare su scala nazionale ed europea. Tutto attraverso un semplice esame del plasma. È l’obiettivo di Liveraim, il programma di ricerca avviato dall’Università e dall’Azienda Ospedaliera di Padova per rispondere in maniera concreta ed efficace agli effetti devastanti che la cirrosi epatica e il tumore del fegato provocano in tutta Europa.
Ammontano infatti a oltre 300mila i decessi annui provocati da queste forme, con un conseguente significativo impatto anche in termini di gestione sociosanitaria. Il motivo che ha spinto i ricercatori a sviluppare questo programma è legato all’estrema pericolosità delle patologie epatiche che, nella maggior parte dei casi, progrediscono senza provocare sintomi e, quando questi iniziano a comparire, spesso è troppo tardi per tentare le terapie del caso e il trapianto diventa l’unica strada percorribile. Liveraim nasce proprio per colmare l’assenza di un programma di screening efficace che, come spiega il professor Salvatore Silvio Piano, del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova e coordinatore del team, «rappresenta una barriera significativa all’identificazione precoce di tali patologie. Per questo da alcuni anni stiamo conducendo con successo uno screening delle malattie di fegato nella regione Veneto, utilizzando un esame non invasivo chiamato Fibroscan. Tuttavia, questa metodica è disponibile solo in centri specialistici, mentre se si vuole promuovere uno screening di popolazione su ampia scala è necessario coinvolgere maggiormente i medici di Medicina generale, fornendo loro uno strumento più semplice, come ad esempio un esame del sangue, che permetta di identificare accuratamente i soggetti a rischio di malattie di fegato che richiedono una valutazione specialistica».
Da qui l’idea di una piattaforma che, attraverso i biomarcatori presenti nel plasma, potrà individuare i soggetti più a rischio. Ecco come funzionerà:
- nella prima fase verrà testata l’accuratezza di biomarcatori esistenti nell’identificare la fibrosi epatica. Questa fase prevede l’analisi di 30.000 campioni di plasma provenienti da coorti finanziate precedentemente dall’Unione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020;
- successivamente, utilizzando l’intelligenza artificiale, il team di ricerca svilupperà una piattaforma di screening per la diagnosi precoce della fibrosi epatica;
- infine, tale piattaforma sarà rigorosamente validata in uno studio clinico randomizzato controllato coinvolgendo 100.000 soggetti provenienti da sei Paesi dell’Unione Europea.
- la piattaforma prevede un programma di interventi terapeutici personalizzati, con l’obiettivo di arrestare la progressione della fibrosi.