I numeri del cancro sono in crescita: per fermarlo servono più investimenti


L’appello degli esperti del World Oncology Forum, a dieci anni dal loro primo convegno: per la lotta al cancro servono più investimenti

Tumore della cervice uterina, ottimi risultati con farmaco cemiplimab diritto all'oblio oncologico

Nel 2013, l’appello “Stop Cancer Now!” aveva mobilitato i leader mondiali nella lotta contro il cancro. La chiamata all’azione nasceva dal World Oncology Forum, un raduno di un centinaio di esperti internazionali di spicco, convocato dalla European School of Oncology a Lugano in Svizzera. I medici e gli scienziati avrebbero dovuto rispondere alla domanda: “Stiamo vincendo la guerra contro il cancro?”. All’epoca, la risposta degli esperti era stata che, nonostante notevoli risultati, la vittoria era ancora lontana. Dieci anni dopo, si osservano progressi significativi ma anche sfide alle quali non è stato possibile dare risposte. Lo afferma, in un articolo pubblicato da Lancet Oncology, un gruppo di esperti internazionale legato alla stessa organizzazione.

“I casi di cancro nel mondo sono in aumento, con una previsione di crescita da 19,3 milioni nel 2020 a 30,2 milioni entro il 2040” spiega Franco Cavalli, primo firmatario dell’articolo a nome della European School of Oncology. “La mortalità per cancro è anch’essa in crescita, da 10 milioni di decessi nel 2020 a 16,3 milioni previsti per il 2040. Questo aumento è particolarmente pronunciato nei Paesi a basso e medio reddito”.

Nonostante gli innegabili successi, come la riduzione dei decessi legati al tabacco e la diffusione della vaccinazione contro il Papillomavirus (HPV), la lotta globale contro il cancro incontra ostacoli significativi. Per esempio non sono stati pienamente implementati i programmi di vaccinazione contro l’HPV stesso e contro il virus dell’epatite B, i due principali virus oncogeni. Né sono state attuate del tutto le campagne per ridurre i fattori di rischio legati alle abitudini nocive come il fumo e l’alcol, all’obesità e alle infezioni. Nello stesso tempo, ribadiscono gli esperti, non si è fatto abbastanza per garantire l’accesso a trattamenti di alta qualità, efficaci e sostenibili economicamente. “È urgente garantire un maggiore sostegno finanziario e politico a livello globale per combattere il cancro in modo efficace” ribadisce Cavalli.

I traguardi raggiunti

Dieci anni non sono però passati invano. Molti Paesi hanno sviluppato piani nazionali per il controllo del cancro: nel 2020 erano ben 110, in aumento rispetto ai soli 42 del 2011. Purtroppo, non molti di questi hanno finora impegnato risorse adeguate rispetto a quanto avevano programmato. Il successo in quest’area è dovuto in gran parte agli sforzi dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che nel 2012 fu criticata per la sua attività limitata nella lotta globale contro il cancro.

Negli ultimi 5 anni, l’OMS ha lanciato 3 importanti iniziative sui tumori della cervice uterina, quelli infantili e quello al seno, che molti Paesi stanno ora implementando.

Per esempio, 194 Paesi hanno aderito all’Iniziativa per l’eliminazione del cancro cervicale, il quarto cancro più comune nelle donne e, in alcuni Paesi, più frequente del cancro al seno. Il fine ultimo è quello di ridurre i casi di cancro cervicale a meno di 4 per 100.000 donne l’anno entro il 2030 attraverso il raggiungimento di 3 obiettivi intermedi: il 90 per cento circa delle ragazze dovrebbe ricevere la vaccinazione contro l’HPV entro i 15 anni; il 70 per cento circa delle donne dovrebbe sottoporsi a uno screening per la ricerca dell’HPV-DNA entro i 35 anni e nuovamente entro i 45 anni; e il 90 per cento circa delle donne con lesioni pre-invasive o cancro invasivo dovrebbe ricevere un trattamento appropriato.

L’Iniziativa globale dell’OMS per i tumori pediatrici prevede invece di aumentare i tassi di sopravvivenza nei Paesi a basso e medio reddito dal 30 al 60 per cento circa entro il 2030. Ciò potrà avvenire grazie al sostegno economico dei costi delle terapie più efficaci e inoltre lavorando con governi e servizi sanitari per migliorare le competenze e le infrastrutture. Occorrerà anche garantire che i bambini malati di cancro e le loro famiglie ricevano tutti gli aiuti necessari nel corso della malattia e delle cure.

L’OMS ha anche lanciato un’iniziativa globale contro il cancro al seno, con cui mira a prevenire 2,5 milioni di decessi in tutto il mondo riducendo l’incidenza annuale della malattia del 2,5 per cento circa entro il 2040.

…e quelli da raggiungere

“È necessario un miglioramento sostanziale dei servizi sanitari pubblici affinché tali iniziative abbiano successo” continua Cavalli. “Le cure sono sempre più costose e causano gravi difficoltà economiche alle famiglie. È essenziale espandere la copertura sanitaria universale per tutti i malati di cancro”.

I costi elevati dei nuovi farmaci rappresentano un ostacolo maggiore. A questo proposito, nell’appello del 2013 gli esperti avevano chiesto ad aziende e governi di sviluppare modelli di business innovativi che rendessero i trattamenti più accessibili, ma la richiesta non ha finora prodotto i progressi sperati. “La comunità oncologica non ha esercitato una pressione sufficiente ad accelerare i cambiamenti necessari in questo campo” affermano gli esperti.

Infine l’accesso a cure efficaci richiede anche attrezzature diagnostiche avanzate e personale qualificato, ma ciò rimane un problema specialmente nei Paesi a basso reddito.

La battaglia contro il cancro non si vince solo con i soldi: nell’articolo di Lancet Oncology si sottolinea anche l’importanza di sostenere una corretta raccolta dei dati epidemiologici, la diffusione di informazioni sulla prevenzione, lo sviluppo di programmi di diagnosi precoce, il miglioramento del controllo del dolore, e il coinvolgimento dei pazienti nelle decisioni di cura e nell’elaborare gli obiettivi della ricerca scientifica.

“Da esperti del settore, abbiamo ribadito gli enormi problemi che bisogna ancora affrontare per salvare milioni di vite” conclude Cavalli. “Tutto ciò richiede una presa di posizione forte sul piano politico, perché coinvolge i sistemi di produzione dei farmaci e di gestione dei sistemi sanitari. La comunità degli oncologi deve far sentire la propria voce con più forza”.