La campagna d’Albania e altre inchieste a Report stasera su Rai 3


Il programma Report in onda stasera su Rai 3 apre con l’inchiesta sull’accordo tra Italia e Albania sui migranti

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Dopo la precedente inchiesta sull’accordo tra Italia e Albania sui migranti, “Report” è stata fortemente criticata da due presidenti del Consiglio: quello italiano, Giorgia Meloni, e quello albanese, Edi Rama. Nonostante ciò, il programma con Sigfrido Ranucci – in onda domenica 2 giugno alle 20.55 su Rai 3 – prosegue il viaggio sull’altra sponda dell’Adriatico dove il reportage di Giorgio Mottola con la consulenza di Thimi Samarxhiu e la collaborazione Greta Orsi “La campagna d’Albania” ha raccolto nuove prove e testimonianze dell’ingerenza nella politica e nell’economia albanese delle organizzazioni mafiose, arrivate a condizionare le più alte sfere istituzionali.

L’Albania negli ultimi anni è diventata terreno di conquista anche di politici ed ex politici italiani a caccia di affari. “Report” rivela come un ex presidente del consiglio italiano e un attuale ministro hanno messo in piedi a Tirana proprie attività nel settore della consulenza istituzionale e del lobbismo, conseguendo ottimi risultati. Risultati che finora non può invece vantare la missione italiana sbarcata in Albania per la costruzione dei centri che ospiteranno i migranti. L’inizio delle attività era previsto per il 20 maggio, ma, da quello che si è scoperto visitando i cantieri, non se ne parlerà prima di novembre. Intanto le spese continuano ad aumentare e quasi tutti gli appalti sono stati già assegnati. Cominciano così a spuntare fuori i nomi di aziende coinvolte in indagini per corruzione e turbative d’asta o legate all’inchiesta Mafia capitale. Sulla questione dell’accordo con l’Italia, la forte pressione mafiosa e gli interessi dei politici italiani in Albania, il primo ministro albanese Edi Rama ha rilasciato per la prima volta un’intervista a “Report”.

A seguire, “Verità nascoste per Giulio Regeni” di Daniele Autieri con la collaborazione di Federico Marconi. Nei giorni in cui il mondo si chiedeva dove fosse Giulio Regeni, qualcuno – ai più alti livelli delle istituzioni – sapeva. È questa la verità che emerge da alcuni documenti inediti e dal racconto di un super testimone che per la prima volta dopo otto anni ha deciso di parlare e lo fa a “Report”. Dalla scomparsa di Giulio Regeni, il 25 gennaio del 2016, al ritrovamento del suo corpo senza vita passano dieci giorni. Dieci giorni nel corso dei quali le istituzioni italiane si muovono ai livelli più alti, dal Presidente del Consiglio al direttore dell’Aise, il nostro servizio segreto estero, senza però riuscire a salvare il ragazzo. Negli stessi giorni, mentre il ricercatore italiano viene torturato, il governo egiziano nega ogni responsabilità e in più occasioni ripete di non sapere che fine abbia fatto Giulio Regeni. Lo ribadisce ad esempio al Ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni e all’Ambasciatore d’Italia al Cairo Maurizio Massari.

Questa è la verità sostenuta fino a oggi, la stessa verità incardinata nel processo che si sta celebrando a Roma nei confronti dei quattro ufficiali della National Security, il servizio segreto militare egiziano, accusati a vario titolo di aver sequestrato, torturato e ucciso Giulio Regeni. Ma il racconto ufficiale corrisponde davvero a quanto accaduto in quei giorni?

In chiusura, “Gli irresponsabili del naufragio” di Rosamaria Aquino, con la collaborazione di Chiara D’Ambros e Alessia Marzi. Il naufragio a largo della spiaggia di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, ha sconvolto l’opinione pubblica mondiale. Novantaquattro morti, tra cui donne e tantissimi bambini, hanno perso la vita nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023 dopo uno schianto su una secca. Su quella spiaggia però, nonostante il caicco proveniente dalla Turchia fosse stato avvistato molte ore prima, c’erano solo tre ignari pescatori che si sono trovati di fronte a un’immane tragedia, dovendo recuperare i vivi e i morti con le sole proprie forze. Da quante ore le istituzioni europee e quelle italiane, presenti nel quartier generale di Frontex a Varsavia, avevano visto la barca? Chi doveva dare l’allarme e chi materialmente intervenire tra Guardia di finanza e Guardia costiera? “Report” ripercorre le ore precedenti al naufragio e, tramite interviste ai protagonisti, ricostruisce la catena di decisioni che sono state prese quella notte a tutti i livelli.