Circa due terzi dei pazienti con malattia di Crohn che inizialmente avevano risposto alla terapia con fattore di necrosi antitumorale hanno perso la risposta entro 3 anni. E’ quanto evidenzia un lavoro pubblicato su The Lancet Gastroenterology & Hepatology in cui i ricercatori suggeriscono che concentrazioni più elevate di farmaco all’induzione potrebbero migliorare i risultati.

Secondo lo studio basse concentrazioni di farmaci anti-TNF alla settimana 14 erano predittive di una perdita di risposta al secondo e terzo anno. Le concentrazioni ottimali del farmaco alla settimana 14 erano comprese tra 6,1 mg/l e 10 mg/l per infliximab e tra 10,1 mg/l e 12 mg/l per adalimumab.
“Il fallimento del trattamento anti-TNF è comune, con un quarto dei pazienti che non rispondono primariamente e un terzo dei pazienti che hanno risposto inizialmente ma che perdono la risposta entro la fine del primo anno”, evidenziano Neil Chanchlani del dipartimento di gastroenterologia presso la Royal Devon University Healthcare NHS. Foundation Trust e colleghi.

“Nel primo anno dello studio PANTS (Personalizing Anti-TNF Therapy in Crohn’s Disease), abbiamo osservato una complessa relazione multidirezionale tra l’attività della malattia, le concentrazioni di farmaci anti-TNF e lo sviluppo di anticorpi anti-farmaco”.
Hanno continuato gli autori: “I dati relativi all’efficacia delle terapie anti-TNF oltre 1 anno di trattamento sono scarsi. Tuttavia, questi dati sono sempre più importanti quando si valutano i rischi e i benefici a lungo termine di molteplici nuove opzioni mediche e chirurgiche”.

In un’estensione dello studio prospettico osservazionale PANTS, i ricercatori hanno studiato l’efficacia di infliximab e adalimumab nei primi 3 anni di trattamento, nonché i fattori associati al fallimento del trattamento tra i pazienti di età pari o superiore a 6 anni con malattia di Crohn (CD) e malattia luminale attiva.
Secondo i risultati, 598 pazienti (età mediana, 32,5 anni; 51% donne; 93% bianchi) sono stati arruolati nello studio di estensione tra marzo 2014 e settembre 2017, di cui 389 hanno ricevuto infliximab e 209 hanno ricevuto adalimumab.

La percentuale stimata di pazienti in remissione era del 40,2% (IC al 95%, 36,7-43,7) per infliximab e del 35,9% (IC al 95%, 31,2-40,5) per adalimumab alla fine del primo anno, 34,4% (IC al 95%, 29,9 -39) e 32,9% (IC al 95%, 26,8-39,2), rispettivamente, alla fine del secondo anno e 34,7% (IC al 95%, 29,8-39,5) e 28,9% (IC al 95%, 21,9-36,3) alla fine del terzo anno.

Concentrazioni ottimali del farmaco comprese tra 6,1 mg/L e 10 mg/L per infliximab e tra 10,1 mg/L e 12 mg/L per adalimumab alla settimana 14 predicevano la remissione in tempi successivi, con basse concentrazioni di farmaco anti-TNF alla settimana 14 predittive della perdita di risposta agli anni 2 e 3 sia per infliximab (HR=0,45; IC al 95%, 0,3-0,67) che per adalimumab (HR=0,39; IC al 95%, 0,22-0,7).

Entro la fine del terzo anno, circa il 44% (IC al 95%, 38,1-49,4) dei pazienti trattati con infliximab e il 20,3% (IC al 95%, 13,8-26,2) dei pazienti trattati con adalimumab hanno sviluppato anticorpi anti-farmaco associati a concentrazioni del farmaco non rilevabili, che erano significativamente associate al trattamento senza uso concomitante di immunomodulatori in entrambi i gruppi (HR=0,4; IC al 95%, 0,31-0,52 e HR=0,42; IC al 95%, 0,24-0,75, rispettivamente) e alla presenza di variante di rischio HLA- DQA1*05 per infliximab (HR=1,46; IC al 95%, 1,13-1,88) ma non adalimumab (HR=1,6; IC al 95%, 0,92-2,77).

Inoltre, l’uso concomitante di un immunomodulatore prima o il giorno dell’inizio di infliximab è stato associato a un aumento del tempo senza sviluppo di anticorpi anti-farmaco rispetto all’uso di infliximab da solo (HR=2,87; IC al 95%, 2,2-3,74) o all’introduzione di un immunomodulatore dopo l’inizio dell’anti-TNF (HR=1,7; IC al 95%, 1,11-2,59).

“Abbiamo stimato che solo circa un terzo dei pazienti con malattia di Crohn luminale attiva trattati con un farmaco anti-TNF erano in remissione alla fine di 3 anni di trattamento”, hanno scritto Chanchlani e colleghi. “Basse concentrazioni di farmaco alla fine dell’induzione predicevano una perdita di risposta fino al terzo anno di trattamento, suggerendo che concentrazioni più elevate di farmaco durante il primo anno di trattamento, in particolare durante l’induzione, potrebbero portare a migliori risultati a lungo termine”.

Neil Chanchlani et al., Mechanisms and management of loss of response to anti-TNF therapy for patients with Crohn’s disease: 3-year data from the prospective, multicentre PANTS cohort study Lancet Gastroenterol Hepatol. 2024 Apr 16:S2468-1253(24)00044-X.
 doi: 10.1016/S2468-1253(24)00044-X. Online ahead of print.

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