Azitromicina per la fibrosi cistica riduce ispessimento anomalo delle pareti dei bronchi


Il trattamento con l’antibiotico azitromicina riduce l’ispessimento anomalo delle pareti dei bronchi nei bambini piccoli affetti da fibrosi cistica

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Un’analisi post-hoc pubblicata su The Journal of Cystic Fibrosis ha dimostrato che il trattamento con l’antibiotico azitromicina riduce l’ispessimento anomalo delle pareti dei bronchi nei bambini piccoli affetti da fibrosi cistica (FC), e questo potrebbe tradursi in un flusso sanguigno più fluido verso i polmoni. I dati di questa analisi provengono dallo studio COMBAT-CF, un trial clinico di fase 3 condotto in Australia e Nuova Zelanda che ha valutato la capacità dell’azitromicina di prevenire l’insorgenza di bronchiectasie nei primi tre anni di vita.

Razionale e disegno dello studio
Nella fibrosi cistica, il muco denso si accumula nei polmoni e ostruisce le vie aeree, rendendo difficile la respirazione e l’eliminazione delle infezioni. Le bronchiectasie si verificano quando le vie aeree si danneggiano, spesso in seguito a infezioni ripetute, causandone l’allargamento.

Lo studio COMBAT-CF, pubblicato due anni fa (2); aveva dimostrato che Il trattamento con azitromicina non era stato in grado di prevenire lo sviluppo di danno polmonare nei bambini piccoli (fino a 3 anni) affetti da fibrosi cistica (FC), ma che, al contempo, il suo impiego era risultato sicuro ed in grado di ridurre sia l’infiammazione, sia l’ospedalizzazione, che l’impiego di antibiotici.

In questa nuova analisi post-hoc dello studio, i ricercatori hanno utilizzato le scansioni effettuate mediante Tac effettuate, utilizzando per la loro “lettura” un metodo completamente automatizzato basato sull’intelligenza artificiale (AI) che misura il diametro interno ed esterno, nonché lo spessore dei bronchi e delle arterie che alimentano i polmoni per vedere se i bronchi si stessero allargando o ispessendo.

Lo studio ha coinvolto 66 bambini a cui era stata somministrata azitromicina e 59 a cui era stato assegnato il trattamento con placebo nello studio COMBAT-CF.
In totale sono state ottenute 122 scansioni TC ad un anno e 106 scansioni TC a tre anni di qualità sufficiente per l’analisi.

Risultati principali
Nei bambini trattati con azitromicina, l’ispessimento della parete bronchiale era ridotto e il diametro interno dei bronchi rispetto al diametro di un’arteria era più elevato rispetto ai bambini trattati con placebo. Inoltre, il rapporto tra parete esterna dei bronchi e arteria era più elevato, soprattutto perché le arterie presentavano un diametro ridotto.

Un altro sistema basato sull’intelligenza artificiale ha misurato le regioni a bassa attenuazione all’imaging, ovvero l’aria intrappolata nelle vie aeree ostruite. E’ emerso che il diametro arterioso era significativamente legato alle regioni a bassa attenuazione nel gruppo placebo ma non nel gruppo azitromicina.

Riassumendo
Nel commentate i risultati, i ricercatori hanno affermato che “…le misurazioni automatiche delle dimensioni bronchiali aggiungono informazioni clinicamente rilevanti”, notando come il metodo basato sull’intelligenza artificiale da loro utilizzato sia stato probabilmente più accurato del PRAGMA-CF, il metodo utilizzato nell’analisi precedente.

“Questo effetto positivo sull’ispessimento della parete bronchiale non è stato rilevato dal PRAGMA-CF, poiché l’occhio umano non è molto accurato e sensibile per valutare lo spessore della parete bronchiale – hanno scritto i ricercatori -. Le letture completamente automatizzate, consentono di calcolare un gran numero di misure con grande sensibilità e accuratezza.

Nel complesso, l’analisi automatica basata sull’AI ha mostrato una riduzione dello spessore delle pareti bronchiali nei bambini con FC trattati con azitromicina, a ulteriore supporto dell’effetto positivo del trattamento di mantenimento con il farmaco.

Inoltre, nel gruppo trattato con azitromicina è stata osservata una riduzione del diametro arterioso, il che suggerisce un effetto positivo dell’azitromicina sulla malattia delle piccole vie aeree e sulla relativa perfusione polmonare.

“Le nostre osservazioni – spiegano i ricercatori – suggeriscono che i diametri arteriosi alla TC del torace possono essere influenzati dalle terapie. Ciò mette in discussione l’impiego del diametro arterioso come struttura di riferimento fissa per il confronto delle dimensioni bronchiali negli studi clinici”.