Il trattamento precoce della sclerosi multipla a esordio pediatrico mediante terapia ad alta efficacia è associato a una progressione della disabilità sostanzialmente più lenta
Il trattamento precoce della sclerosi multipla (SM) recidivante-remittente a esordio pediatrico mediante terapia ad alta efficacia (HET) è associato a una progressione della disabilità sostanzialmente più lenta rispetto al trattamento con terapie a bassa efficacia o senza trattamento. È quanto ha suggerito una nuova ricerca pubblicata su “The Lancet Child and Adolescent Health”.
In particolare, un’analisi di oltre 5000 persone con insorgenza di SM di età compresa tra 15 e 24 anni ha rilevato il maggior beneficio tra quelle con disabilità minima all’inizio dell’HET.
«I bambini con SM recidivante-remittente dovrebbero essere trattati precocemente con HET, prima di sviluppare danni neurologici significativi, per preservare meglio la loro capacità neurologica» scrivono i ricercatori, guidati da Sifat Sharman, del Dipartimento di Medicina dell’Università di Melbourne (Australia).
Analisi di vita reale su dati di registro
Se la ricerca ha dimostrato che le HET rallentano la progressione della disabilità negli adulti con SM recidivante-remittente, il loro impatto sulla SM a esordio pediatrico, in particolare durante le fasi iniziali, non è ben chiarito.
Per colmare questa lacuna conoscitiva, i ricercatori hanno valutato il potenziale impatto delle HET nei pazienti con SM a esordio pediatrico sulle transizioni attraverso cinque stati di disabilità, a partire dalla disabilità minima fino alla compromissione dell’andatura e alla SM secondariamente progressiva.
Lo studio ha incluso 5224 partecipanti (71% donne) – tratti dal registro internazionale MSBase e dal Registro Italiano della Sclerosi Multipla e dei Disturbi Correlati – con SM recidivante-remittente ed esordio di malattia prima dei 18 anni. I partecipanti avevano anche almeno quattro punteggi EDSS (Expanded Disability Status Scale) registrati a intervalli di 1 anno.
L’esito primario era il tempo di cambiamento dello stato di disabilità, sulla base dei punteggi EDSS, e della SM secondariamente progressiva diagnosticata dal medico.
I ricercatori hanno confrontato la progressione della disabilità con HET (alemtuzumab, cladribina, daclizumab, fingolimod, mitoxantrone, natalizumab, ocrelizumab, rituximab o trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche) e terapie a bassa efficacia (dimetilfumarato, glatiramer acetato, interferone beta o teriflunomide) con assenza di trattamento.
Riduzione del rischio di peggioramento della disabilità
Le HET hanno ridotto il rischio di peggioramento della disabilità in tutti gli stati di disabilità, con la più grande riduzione osservata nei partecipanti che hanno iniziato il trattamento mentre erano nello stato di disabilità minima, rispetto a quelli che non hanno ricevuto alcun trattamento ( hazard ratio [HR], 0,41; IC 95%, 0,31-0,53).
Anche il rischio di peggioramento della disabilità era inferiore con la terapia a bassa efficacia rispetto a nessun trattamento, sebbene il beneficio fosse inferiore rispetto alle HET (HR, 0,65; IC 95%, 0,54-0,77).
Rispetto ai partecipanti trattati con un HET durante lo stato di disabilità minima, quelli trattati con terapia a bassa efficacia avevano un rischio 1,59 volte maggiore (HR, 0,65 vs 0,41) di passare al successivo stato di disabilità (lieve). Il beneficio delle HET è diminuito con l’aumentare della disabilità.
I risultati hanno mostrato una «sostanziale e clinicamente significativa riduzione del rischio di peggioramento della disabilità» con l’uso delle HET nelle persone con SM a esordio pediatrico, in gran parte prima che sviluppassero disabilità che «avrebbero limitato la loro capacità», scrivono gli autori.
«Dal punto di vista della massimizzazione dell’efficacia della terapia, la somministrazione precoce di una HET è un approccio favorevole al trattamento della SM ad esordio pediatrico» concludono.
Il problema delle limitate approvazioni dagli enti regolatori
«La rarità della SM a esordio pediatrico – che rappresenta solo il 5% di tutti i casi di SM – ha portato a una mancanza di informazioni sull’uso precoce delle HET» osserva, in un editoriale di accompagnamento, E. Ann Yeh, professore di neurologia pediatrica e direttore del Programma di Sclerosi Multipla Pediatrica e Disturbi Demielinizzanti, Università di Toronto (Ontario, Canada).
«Purtroppo, nonostante questo e molti altri studi dimostrino la sicurezza e l’efficacia delle terapie per la SM nei bambini, l’approvazione e l’accesso alle terapie per i bambini con SM è limitato» scrive Yeh.
Solo una terapia (fingolimod) è approvata dalla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti e solo due (fingolimod e teriflunomide) sono approvate dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA) per i bambini con SM.
I risultati di questo studio «parlano della necessità per gli organismi di regolamentazione di prendere in considerazione gli studi di efficacia nella vita reale nel processo decisionale relativo all’approvazione dei farmaci» aggiunge Yeh. «Dobbiamo riconoscere l’enorme valore di questa conoscenza della vita reale come catalizzatore per l’azione che può migliorare i risultati in questa popolazione molto vulnerabile».
Fonte:
Sharmin S, Roos I, Malpas CB, et al. Disease-modifying therapies in managing disability worsening in paediatric-onset multiple sclerosis: a longitudinal analysis of global and national registries. Lancet Child Adolesc Health. 2024 Mar 21:S2352-4642(24)00047-6. doi: 10.1016/S2352-4642(24)00047-6. Epub ahead of print. leggi
Yeh EA. Real-life benefits of high-efficacy therapies for children with multiple sclerosis. Lancet Child Adolesc Health. 2024 Mar 21:S2352-4642(24)00074-9. doi: 10.1016/S2352-4642(24)00074-9. Epub ahead of print. leggi