Artrite idiopatica giovanile oligoarticolare: corticosteroidi intra-articolari efficaci


Quasi il 40% dei bambini con artrite idiopatica giovanile oligoarticolare, in trattamento con corticosteroidi intra-articolari, non ha avuto bisogno di ulteriori terapie

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Quasi il 40% dei bambini con artrite idiopatica giovanile oligoarticolare, in trattamento con corticosteroidi intra-articolari, non ha necessità di ulteriori terapie. Lo dimostrano i risultati di uno studio pubblicato su Arthritis Research & Therapy, che ha anche identificato i fattori predittivi di ricorso alla terapia sistemica o di ricorso successivo ai farmaci biologici.

Razionale e disegno dello studio
I glucocorticoidi intra-articolari (IAC) sono fortemente raccomandati come parte della terapia iniziale per l’oligoartrite attiva, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio. Alcuni pazienti ottengono una remissione prolungata dopo la prima IAC e non sviluppano una malattia cronica a lungo termine. Alcuni bambini progrediscono in seguito e sviluppano una malattia cronica che richiede il ricorso, invece, ai DMARDcs e/o ai DMARDb.
Quando un paziente viene visitato nei primi mesi dall’esordio della malattia, è molto difficile prevederne gli outcome.

Di qui i dubbi di genitori e medici su come prevedere il decorso e la prognosi di questi pazienti all’inizio della malattia.
Con questo studio, i ricercatori si sono posti l’obiettivo di valutare gli esiti a lungo termine dei pazienti con oligoartrite da JIA sottoposti ad IAC come primo trattamento per la loro malattia. Inoltre, sono stati studiati i parametri che influenzano i diversi outcome.

Lo studio, avente un disegno retrospettivo, ha preso in considerazione i dati relativi a 109 bambini (età media al momento dell’iniezione di corticosteroidi pari a 8 anni), curati in un unico centro specializzato per un periodo di follow-up medio di 4,3 anni.

Gli outcome dei pazienti sono stati classificati in tre gruppi:
– quelli che hanno avuto bisogno di un’ulteriore terapia sistemica (farmaci antireumatici biologici modificanti la malattia o farmaci antireumatici convenzionali modificanti la malattia)
– quelli che hanno avuto bisogno di un’ulteriore iniezione intra-articolare di corticosteroidi da soli
– quelli che non hanno avuto bisogno di nessuna ulteriore terapia aggiuntiva

Risultati principali
Analizzando i dati, è emerso, complessivamente, che il 38,5% dei pazienti non aveva richiesto alcuna terapia aggiuntiva dopo l’iniezione intra-articolare di corticosteroidi, mentre la terapia successiva è consistita nella sola IAC per il 15,5% dei casi.

La terapia sistemica è stata necessaria per il 45,9% dei pazienti, tutti trattati con metotrexato tranne uno, mentre l’altro è stato sottoposto a trattamento con sulfasalazina.
Dai dati è emerso anche che i pazienti sottoposti ad iniezione intra-articolare di corticosteroidi in una sola articolazione (anziché in più articolazioni) avevano meno probabilità di ricorrere al trattamento con un farmaco biologico (P = 0,006).

“Per i medici è molto importante che quasi il 40% dei pazienti che sono stati sottoposti ad una terapia locale per l’artrite cronica non abbia avuto bisogno di altre terapie e che il 15% abbia richiesto solo un’ulteriore terapia locale” hanno sottolineato gli autori dello studio. “Questa è una buona notizia per i medici e i genitori”.

L’analisi statistica ha rilevato che la futura necessità di una terapia sistemica è stata predetta dalla positività degli ANA (P = 0,049, chi quadro: 3.89) e dalla presenza dell’antigene leucocitario umano B27 (P = 0,05, chi quadro: 3.85). In un sottogruppo di bambini di età superiore agli 8 anni al momento della prima iniezione di corticosteroidi intra-articolari, quelli che erano negativi agli ANA e all’antigene leucocitario umano B27 avevano minori probabilità di ricorrere ad una terapia sistemica (P = .05, chi quadrato: 3,77). A tal proposito, i ricercatori si sono detti sorpresi dall’osservare che l’antigene leucocitario umano B27 e la positività agli ANA fossero predittori negativi.

“La presenza dell’allele HLA B27 – spiegano – è stata di solito più importante solo nell’artrite legata all’entesite nei bambini di età superiore ai 6 anni.  Il nostro studio dimostra che potrebbe essere importante in tutti i pazienti, anche in quelli più giovani, e dovrebbe essere valutata in tutti i bambini con sospetta artrite idiopatica giovanile”.

Riassumendo
In conclusione, i risultati di questo studio (il primo, a detta degli autori, ad aver studiato bambini con JIA oligoarticolare dal punto di vista del ricorso alla IAC come prima opzione di trattamento) ha dimostrato che il 38% dei bambini con JIA oligoarticolare che necessitavano del ricorso alla IAC non progrediva verso la malattia cronica.

L’età più giovane, la positività agli ANA e la presenza dell’HLA B27 sono risultati essere fattori predittivi per la terapia sistemica, mentre il numero di articolazioni iniettate predice il ricorso successivo ai farmaci biologici.
Inoltre, I bambini con la prognosi migliore sono risultati essere quelli che avevano più di 8 anni alla presentazione ed erano ANA e HLA B27 negativi.

NC

Bibliografia
Avramovič MZ, et al. Long-term follow-up of 109 children with juvenile idiopathic oligoarthritis after first intra-articular corticosteroid injection. Arthritis Res Ther 26, 69 (2024). https://doi.org/10.1186/s13075-024-03303-y
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