Epatite cronica D: bulevirtide efficace anche con patologia scompensata


La bulevirtide in monoterapia si è dimostrata efficace e sicura nelle persone con epatite virale delta (HDV) e malattia epatica cronica avanzata scompensata

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La bulevirtide in monoterapia si è dimostrata efficace e sicura nelle persone con epatite virale delta (HDV) e malattia epatica cronica avanzata scompensata, in uno studio multicentrico pubblicato su Hepatology. Questi risultati andranno confermati in uno studio di dimensioni maggiori.

L’epatite cronica D (CHD) è la forma più debilitante di epatite virale, è collegata a un rischio elevato di sviluppare cirrosi epatica e complicazioni associate come scompenso epatico. La progressione da malattia compensata (cACLD) a malattia epatica cronica avanzata scompensata (dACLD) è un evento critico poiché i rischi di mortalità sono sostanzialmente elevati una volta che si verifica lo scompenso.

Facendo riferimento agli attuali criteri di consenso di Baveno VII, lo scompenso è definito come lo sviluppo di ascite evidente, encefalopatia epatica o sanguinamento da varici. Accanto alla gestione delle complicanze della cirrosi trattando la malattia di base è fondamentale ottenere un miglioramento della funzionalità epatica e la risoluzione delle complicanze della cirrosi.

I ricercatori da un lato sottolineano che dovrebbe essere garantito un accesso precoce al trattamento come misura preventiva nella cACLD e dall’altro che sono necessarie opzioni terapeutiche specifiche anche per i pazienti che hanno progredito verso la dACLD nella realtà clinica.

Nel contesto della CHD, l’approvazione di bulevirtide (BLV) ha cambiato il campo terapeutico; si tratta di un inibitore dell’ingresso dell’HDV che blocca l’NTCP, il principale trasportatore per l’assorbimento degli acidi biliari, che è necessario per l’ingresso dell’HDV ma anche del virus dell’epatite B.

Negli studi clinici è stato dimostrato che BLV determina una risposta virale e biochimica, una scoperta riprodotta in diversi studi sul mondo reale. Tuttavia, secondo i criteri di inclusione nello studio, l’approvazione del BLV è limitato ai pazienti con cACLD, lasciando i pazienti più vulnerabili con dACLD senza un’opzione per il trattamento antivirale.

Questo lavoro ha avuto l’obiettivo di valutare il trattamento con BLV, in termini di efficacia e sicurezza, anche nel fegato scompensato.
Dunque, in questo studio gli autori hanno mirato all’analisi dei dati del mondo reale sull’uso off-label di bulevirtide nel contesto della cirrosi epatica scompensata.
È stato condotto uno studio retrospettivo su pazienti con HDV e malattia epatica scompensata presso centri tedeschi, austriaci e italiani.
Sono stati inclusi 19 pazienti (47% maschi, età media: 51 anni) con cirrosi epatica Child-Pugh B. Il punteggio MELD mediano era 12 (range 9-17) all’inizio del trattamento.

Il periodo di osservazione mediano è stato di 41 settimane.
I risultati hanno mostrato che la risposta virologica è stata ottenuta nel 74% dei partecipanti e la normalizzazione dell’ALT è stata osservata nel 74%.
La risposta combinata è stata ottenuta dal 42% dei pazienti. Gli eventi avversi più rilevanti includevano riacutizzazioni autolimitanti dei livelli di ALT, un aumento asintomatico degli acidi biliari e la necessità di trapianto di fegato.

Nonostante l’aumento degli acidi biliari, gli eventi avversi sono stati considerati non correlati al trattamento. Il miglioramento clinico e di laboratorio da Child-Pugh B ad A si è verificato nel 47% dei pazienti (n=9/19).
Miglioramenti nella quantità dell’ascite sono stati osservati nel 58% dei pazienti che inizialmente presentavano questo problema (n=7/12).
Gli autori concludono che questo studio sul trattamento off-label con bulevirtide in pazienti con cirrosi HDV scompensata mostra tassi di risposta virologica e biochimica simili a quelli osservati nella malattia epatica compensata.

“Bulevirtide in monoterapia è l’unico trattamento approvato e rimborsato per paziente con epatite cronica compensata HDV-correlato. Questo studio retrospettivo europeo per la prima volta ha utilizzato questo farmaco in pazienti con cirrosi epatica scompensata Child B. Anche in questi pazienti bulevirtide 2 mg/die in monoterapia si è dimostrata efficace e sicura. Tuttavia, visto il numero limitato dei pazienti, è necessario che questi dati favorevoli vengano confermati da studi più ampli” precisa il prof. Pietro Lampertico, professore Ordinario di Gastroenterologia all’Università degli Studi di Milano e Direttore dell’Unità di Gastroenterologia e Epatologia del Policlinico di Milano, ai microfoni di Pharmastar.

Miglioramenti significativi sono stati osservati anche sui surrogati della funzione epatica e dell’ipertensione portale. Tuttavia, questo miglioramento non è stato osservato in tutti i pazienti. Si attendono ora studi di più ampie dimensioni e controllati per confermare la sicurezza e l’efficacia di bulevirtide nella cirrosi HDV scompensata.

Christopher Dietz-Fricke et al., Safety and efficacy of off-label bulevirtide monotherapy in HDV patients with decompensated Child-B cirrhosis – a real world case series. Hepatology. 2024 Mar 13.
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