Elezioni europee: dal Pd a Fratelli d’Italia, ecco con chi stanno in Europa i nostri partiti


Elezioni europee, dal Pd a Fratelli d’Italia: con chi si alleano i partiti italiani in Ue. Tutto quello che c’è da sapere per votare con coscienza i nostri rappresentanti in Parlamento

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Oggi, sabato 8 giugno, e domani, domenica 9 giugno, urne aperte anche in Italia per rinnovare, per i prossimi cinque anni, i 720 seggi del Parlamento europeo, l’unica assemblea transnazionale al mondo eletta direttamente. Il voto interesserà 359 milioni di aventi diritto – su 450 milioni di cittadini – e in vari Stati (non da noi) si andrà a votare già giovedì 6 e venerdì 7.

LE NOVITÀ DI QUESTA TORNATA ELETTORALE

Il rinnovo della legislatura 2024-2029 presenta due novità: primo, per la prima volta non partecipa al voto il Regno Unito, che nel 2020 ha abbandonato l’Unione nel quadro del processo della Brexit; secondo, in osservanza della riforma del settembre scorso, i seggi passano da 705 a 720 (secondo i Trattati, possono arrivare a un massimo di 751, così come era prima dell’uscita di Londra). La distribuzione dei seggi tiene in considerazione sia le dimensioni della popolazione degli Stati membri che la necessità di garantire un adeguato livello di rappresentanza per i cittadini europei dei Paesi più piccoli. Ad esempio, Cipro, Estonia, Lussemburgo e Malta hanno il numero minimo di seggi, pari a sei, mentre la Germania è lo Stato membro che ne ha di più: 96. L’Italia ne conta 76.

Ogni cittadino che abbia compiuto 18 anni è chiamato a scegliere tra i candidati di liste appartenenti all’arco partitico della nazione di appartenenza – anche qualora residente all’estero – e il numero di deputati eletti da un partito sarà proporzionale al numero di voti che riceve. Il sistema di voto è proporzionale e prevede una soglia di sbarramento al 4%.

LE PREFERENZE

In Italia, oltre a votare la lista, si possono indicare fino a tre preferenze. Le elezioni attuali – oltre ad essere importanti per le sfide che le nuove istituzioni Ue saranno chiamate ad affrontare, come guerra in Ucraina e in Medio Oriente, questione migratoria, lotta al cambiamento climatico e transizione verde per citarne qualcuna – sono interessanti da un punto di vista politico: oltre all’Italia, tre Stati sono guidati da governi di destra, e altri otto dal centrodestra, mentre uno, la Slovacchia, è guidato da una coalizione populista. Fatto salvo il “governo di scopo” in Bulgaria, cinque esecutivi sono trainati da forze centriste mentre in 4 Stati troviamo una maggioranza di centrosinistra e in Spagna una di sinistra.

In Italia, le europee cadono circa a metà del mandato del governo guidato da Giorgia Meloni, che affronta così una sorta di banco di prova del lavoro svolto finora. Gli elettori potranno scegliere però solo tra dieci formazioni politiche nazionali – all’interno delle quali può capitare che ne siano confluite delle altre – tenendo presente che ognuna di esse, in base a orientamento e programmi, aderisce e quindi porta voti a una delle grandi famiglie europee, che sono sette.

I POPOLARI EUROPEI ED ECR

Si parte dai Popolari europei, gruppo storico dell’Eurocamera che raduna le forze del centrodestra conservatrici, moderate e liberali. Nella precedente legislatura è stato il gruppo di maggioranza con 176 seggi su 705. In Italia ottiene l’adesione di Forza Italia (Fi) con candidato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, e il nome dell’ormai defunto fondatore Silvio Berlusconi nel simbolo. Chi lo scriverà sulla scheda, ha precisato Tajani, vedrà il proprio voto riconosciuto. Fratelli d’Italia, ossia il partito di Giorgia Meloni, ha scelto la famiglia un po’ più a destra dei Conservatori e riformisti Europei (Ecr), di cui fanno parte anche i movimenti di destra Reconquête! del politico francese Éric Zemmour, lo spagnolo Vox e il polacco Diritto e giustizia (Pis). Nel quinquennio appena concluso il gruppo ha contato su 64 seggi.

IDENTITÀ E DEMOCRAZIA

Così come Identità e democrazia (Id), gruppo più a destra dei precedenti, a cui aderisce la Lega di Matteo Salvini – che ha candidato il generale Roberto Vannacci e il senatore Claudio Borghi – e il francese Rassemblement National di Marine Le Pen. Id comprendeva anche i tedeschi di Alternative für Deutschland, espulsi però a fine maggio per alcune dichiarazioni che sembravano strizzare l’occhio ai movimenti neonazisti in Germania. Quanto all’ungherese Fidesz del primo ministro Viktor Orban, è stato espulso nel 2021 dal Ppe ed è rimasto nei non iscritti. Negli ultimi giorni ha però proposto – una volta concluse le elezioni – una alleanza con le “due donne che hanno in mano il futuro del campo sovranista”, ossia Meloni di Ecr e Le Pen di Id. L’obiettivo dichiarato? “Soppiantare il Partito popolare”.

SOCIALISTI & DEMOCRATICI

Il secondo gruppo europeo della precedente legislatura è stato però quello di centrosinistra dei Socialisti e democratici (S&D) con 144 seggi. A correre con loro è il Partito democratico (Pd) di Elly Schlein, mentre Azione! di Carlo Calenda e Stati Uniti d’Europa – che riunisce +Europa di Emma Bonino e Italia Viva di Matteo Renzi – fanno riferimento a Renew Europe, gruppo centrista e liberale che ha ottenuto 102 seggi nella legislatura scorsa. Alleanza verdi e sinistra guidato da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, che vede tra i candidati gli ex sindaci di Roma e Riace Ignazio Marino e Mimmo Lucano, si colloca invece nel gruppo dei Green/Alleanza libera europea (Verdi/Ale). Resta senza “italiani” il partito della Sinistra europea (Gue/Ngl), di cui fanno invece parte, ad esempio, La France Insoumise, lo spagnolo Podemos, il tedesco Die Linke, l’irlandese Sinn Féin e i portoghesi Partido Comunista Portugues e Bloco de Esquerda.

I ‘NON AFFILIATI’

Infine, ci sono Libertà di Cateno De Luca e Pace terra e dignità di Michele Santoro, che risultano “non affiliati”, mentre il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte conferma la decisione di restare non iscritto ai gruppi europei.

Tra i candidati italiani figurano dunque vari politici che rivestono incarichi parlamentari, a partire dalla premier Meloni e dal vicepremier Tajani.

Attenzione dunque a come si vota: se gli incarichi istituzionali diventano troppi, la direzione dei partiti potrebbe valutare di far andare a Bruxelles i secondi degli eletti, magari figure meno note ai cittadini ma che saranno investite di grandi responsabilità, come ha evidenziato per Dataroom la giornalista Milena Gabanelli.

CHE ACCADE DOPO IL 9 GIUGNO?

Eletto il nuovo Parlamento europeo, si distribuiscono i seggi ai diversi gruppi. Dopodiché i deputati scelgono il presidente dell’assemblea e, nella sessione successiva, la presidenza della Commissione europea. Solo in seguito si esamina il collegio dei commissari proposto dai singoli governi, votando per l’approvazione nel suo complesso. Ulteriori informazioni sulle elezioni europee sono disponibili anche all’indirizzo web https://elections.europa.eu/it/how-elections-work/.