Nuovo studio riabilita la terapia ormonale nelle donne con più di 65 anni


Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Menopause ha riabilitato la terapia ormonale nelle donne con più di 65 anni, concludendo che si tratta di una buona opzione

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I risultati di un nuovo studio pubblicato sulla rivista Menopause hanno riabilitato la terapia ormonale nelle donne con più di 65 anni, concludendo che si tratta di una buona opzione nella maggior parte dei casi, nonostante i timori radicati nell’opinione pubblica sulla sicurezza.

Nel 2002, lo studio Women’s Health Initiative (WHI) ha riportato che la terapia estrogeno-progestinica in donne in menopausa con un’età media di 63 anni ha aumentato l’incidenza di cancro al seno invasivo, ictus e malattia coronarica, anche se ha ridotto le fratture. La stampa ha presentato i risultati negativi in un modo drammatico, che da alcuni è stato considerato fuorviante. La maggior parte di questi risultati negativi ha tuttavia perso significato una volta che i dati sono stati corretti per test multipli, hanno premesso gli autori.

Il secondo studio WHI nel 2004 ha esaminato l’effetto della terapia con estrogeni su questi stessi risultati in donne di età simile ma isterectomizzate e hanno riportato una riduzione quasi significativa del cancro al seno, che si è trasformata in una riduzione significativa del 22% nel follow-up a lungo termine. Eppure questi risultati positivi hanno ricevuto poca attenzione da parte della stampa e non sono bastati per ridurre i timori sulla terapia ormonale che si erano radicati nell’opinione pubblica.

I nuovi risultati riabilitano la terapia ormonale
In questo nuovo studio, i ricercatori guidati da Seo Baik del Lister Hill National Center for Biomedical Communications, National Library of Medicine, a Bethesda, nel Maryland, hanno analizzato le cartelle cliniche di 10 milioni di donne anziane che hanno usufruito di Medicare dal 2007 al 2020.

Gli autori hanno concluso che la terapia ormonale comporta importanti benefici per la salute dopo i 65 anni e che i suoi effetti variano in base al tipo di terapia, alla via di somministrazione e alla dose. Rispetto al non utilizzare mai o a interrompere l’uso della terapia ormonale prima dei 65 anni, l’uso dei soli estrogeni oltre i 65 anni era associato a una riduzione significativa del rischio di mortalità (19%), cancro al seno (16%), cancro ai polmoni (13%), cancro del colon-retto (12%), insufficienza cardiaca congestizia (5%), tromboembolia venosa (5%), fibrillazione atriale (4%), infarto miocardico acuto (11%) e demenza (2%).

Hanno inoltre rilevato che la combinazione di un estrogeno e di un progestinico era associata a una riduzione significativa del rischio di cancro dell’endometrio (45%), cancro ovarico (21%), cardiopatia ischemica (5%), insufficienza cardiaca congestizia (5%) e tromboembolia venosa (5%). Invece la combinazione di estrogeno più progesterone è stata collegata alla sola riduzione del rischio di insufficienza cardiaca congestizia (4%).

Si spera che donne e medici possano essere rassicurati 
«Questi risultati dovrebbero rassicurare ulteriormente le donne riguardo alla terapia ormonale» ha affermato Lisa Larkin, presidente della Menopause Society. «Sono in gran parte coerenti con i dati WHI, ovvero che per la maggior parte delle donne con i sintomi della transizione verso la menopausa la terapia ormonale è il trattamento più efficace e presenta benefici che superano i rischi».

Potrebbero esserci alcune eccezioni, ha osservato, in particolare nelle donne anziane ad alto rischio di malattie cardiovascolari e ictus, tra le quali i rischi potrebbero superare i benefici e potrebbe essere opportuno interrompere la terapia ormonale. «In queste donne anziane con fattori di rischio specifici, la discussione sul continuare o interrompere la terapia ormonale è articolata e complessa e deve comportare un processo decisionale condiviso».

Si può ridurre il rischio di cancro al seno
La terapia combinata con estrogeni più progestinici e con estrogeni più progesterone è stata associata a un aumento del rischio di cancro al seno del 10%-19%, ma gli autori ritengono che il rischio può essere mitigato utilizzando basse dosi di estrogeni transdermici o vaginali più progestinici. «In generale le riduzioni del rischio sembrano essere maggiori con dosi basse piuttosto che medie o alte, con preparazioni vaginali o transdermiche piuttosto che orali, e con l’uso di estradiolo piuttosto che di estrogeni coniugati» hanno scritto.

Nello studio, in 14 anni di follow-up (dal 2007 al 2020), la percentuale di donne anziane che assumevano una terapia ormonale contenente un qualsiasi estrogeno si è dimezzata, passando dall’11,4% al 5,5%. L’estradiolo ha ampiamente sostituito gli estrogeni coniugati (CEE) e la somministrazione vaginale ha ampiamente sostituito quella orale.

Poca formazione medica per troppo tempo
Secondo Larkin l’uso degli ormoni rimarrà controverso anche dopo questi risultati e nonostante le numerose evidenze a sostegno della sicurezza e dei benefici nella maggior parte delle donne. «Negli ultimi 25 anni abbiamo completamente trascurato la formazione dei medici sulla menopausa e i dati sulla terapia ormonale, pertanto la gran parte dei medici praticanti non comprende i dati e ha un approccio molto negativo nei confronti degli ormoni anche nelle donne più giovani» ha osservato. «Decenni di mancanza di istruzione dei medici sulla menopausa sono uno dei motivi principali per cui troppe donne giovani, sane, di 50 anni e con sintomi non ricevono le cure di cui hanno bisogno durante la menopausa. Piuttosto viene loro consigliato di assumere integratori perché si ritiene troppo pericolosa la terapia ormonale.

Lauren Streicher, professoressa di ostetricia e ginecologia presso la Feinberg School of Medicine della Northwestern University e direttrice fondatrice del Northwestern Medical Center for Sexual Medicine and Menopause, entrambi a Chicago, ha aggiunto che nello studio WHI il 70% delle donne aveva più di 65 anni quando ha iniziato la terapia, il che spiega in parte gli esiti negativi, e tutte assumevano la terapia ormonale per via orale.

Ha affermato che questi nuovi dati sono molto rassicuranti per le donne che vorrebbero continuare a prendere la terapia ormonale e che continuerà a consigliare queste pazienti come ha sempre fatto. «Se qualcuna non ha una ragione specifica per interromperla non c’è motivo di farlo, pena il rischio di perdere molti dei benefici, in particolare quelli ossei, cognitivi, cardiovascolari e vulvovaginali» ha spiegato. «Il momento migliore per interrompere la terapia ormonale è quando si muore e, considerata la riduzione della mortalità nelle donne che ne fanno uso, questo avverrà in un’età molto più avanzata rispetto alle donne che non la assumono».

Referenze

Baik SH et al. Use of menopausal hormone therapy beyond age 65 years and its effects on women’s health outcomes by types, routes, and doses. Menopause. 2024 Apr 9. 

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