Presentata la quinta edizione del Ginesio Fest, diretto da Leonardo Lidi e il Premio San Ginesio “All’arte dell’Attore” presieduto da Remo Girone
Il Ginesio Fest, uno dei festival teatrali più rinomati del panorama teatrale italiano, torna a illuminare le strade e le piazze del suggestivo centro marchigiano di San Ginesio per la sua quinta edizione. Diretto per il terzo anno consecutivo da Leonardo Lidi, il festival si svolgerà dal 18 al 25 agosto 2024, proponendo una settimana intensa di spettacoli, residenze artistiche, incontri, laboratori e mostre
San Ginesio, tra i borghi più belli d’Italia – celebre per la sua bellezza medievale e il suo spirito di rinascita culturale dopo il terremoto del 2016, si trasformerà ancora una volta in palcoscenico, accogliendo artisti e spettatori da tutta Italia e dall’estero. Il Ginesio Fest si distingue per la sua natura diffusa e originale, che permette agli spettacoli di intrecciarsi con gli spazi suggestivi della città, dalle storiche mura alle piazze accoglienti.
Elemento imprescindibile dell’intero evento è il Premio San Ginesio “All’arte dell’Attore”, anch’esso alla quinta edizione, assegnato da una giuria presieduta da Remo Girone e composta dal giornalista Rodolfo di Giammarco, dall’attrice Lucia Mascino, dalla poetessa Francesca Merloni e dal regista Giampiero Solari. Il premio celebra ogni anno un attore e un’attrice che si sono distinti nel corso delle loro carriere. Le edizioni precedenti hanno visto il premio assegnato a Lino Musella, Sara Putignano, Federica Fracassi, Massimo Popolizio, Carolina Rosi, Michele Di Mauro, Paolo Pierobon, Lino Guanciale, Petra Valentini. “San Ginesio è il Patrono della gente di teatro, ed è anche il Patrono del Borgo di San Ginesio – afferma Remo Girone – il Premio San Ginesio All’arte dell’Attore, non poteva che nascere qui”. I vincitori saranno annunciati ad agosto.
“Quando mi viene chiesto di descrivere il Ginesio Fest – racconta la Direttrice Generale del Ginesio Fest, Isabella Parrucci – percepisco la necessità di doverne raccontare l’anima profonda e la magia che questo “fenomeno” riesce a sprigionare, di quanta generosità e momenti indelebili abbia concesso a me, a San Ginesio e a tutti i coloro che in questi 5 anni hanno avuto il privilegio di poterlo vivere. È qualcosa che non si può descrivere ma si deve vivere. È come un figlio che nasce da un capriccio di voler riportare la luce in un luogo di millenaria bellezza e cresce nel paradosso di trovarsi nel “borgo degli attori” pur non avendo – al momento – un teatro (inagibile dal terremoto del 2016). Il Ginesio Fest non ha mai avuto paura, ha giocato sempre a rialzo e grazie alla sua forza ostinata si è fatto conoscere ad apprezzare da professionisti e non, ha ridato l’ottimismo a tanti ginesini che si sono così cimentati a lanciare nuovi progetti legati alla crescita culturale della comunità. Il Ginesio Fest racconta le storie di chi lo vive e ha messo in piedi una famiglia bellissima destinata a diventare sempre più numerosa, unita dall’amore per il teatro e per i luoghi che lo animano”.
Il tema del Ginesio Fest 2024 sarà la Solitudine.
Solitudine — esclusione da ogni rapporto di presenza o vicinanza altrui (vivere in solitudine) desiderato o ricercato come motivo di pace o di raccolta intimità (cercare la solitudine) oppure scoerto in conseguenza di una totale mancanza d’affetti, di sostegno e di conforto (sentire il peso della solitudine).
Questo il racconto di quello che sarà il Ginesio Fest, con le parole del Direttore Leonardo Lidi:
“I monologhi sono, nel bene e nel male, il fenomeno teatrale del 2000 e hanno la peculiarità di raccontare, qualunque sia il contenuto dello spettacolo, lo stato di solitudine nella quale è immerso l’attore di oggi. È solo tramite i monologhi, dunque, che affronteremo il nostro viaggio festivaliero.
Il primo spettacolo a cui ho pensato ha il volto di una grande attrice di teatro e cinema, nostra giurata e grande amica del Ginesio Fest: Lucia Mascino. Lucia, grazie alle parole e alla regia di un’altra Lucia, Lucia Calamaro — autrice tra le più importanti del panorama contemporaneo – racconterà lo “Smarrimento” (23 agosto) di una scrittrice in crisi che, sola in una stanza, crea o cerca di creare personaggi e dialoghi per superare il famoso blocco. L’inizio di un viaggio nella fantasia, un tenersi compagnia con gli spettri della mente. E sempre di viaggio nella fantasia, tra teatro e arte visiva, si deve parlare per raccontare i “Piccoli Miracoli” (19 agosto) del regista norvegese Frede Gulbrandsen dove la solitudine di un disegnatore nel suo studio genera un nuovo mondo fatto di immagini; il creatore e l’interprete di questo magnifico spettacolo è Paolo Nani, artista internazionale di indubbio genio, che dopo il fenomeno della “lettera” riesce a sorprendere con un nuovo gioiello.
L’incontro con le solitudini delle detenute-attrici del teatro Piccolo Shakespeare della Casa Circondariale di Messina ha ispirato la creatività dell’attore e regista siciliano Tindaro Granata che, dopo un lungo percorso nel progetto “Il Teatro per Sognare”, ha dato vita allo spettacolo “Vorrei una voce” (21 agosto), delicata e toccante introspezione costruita attraverso le canzoni di Mina, per interrogarsi sul sogno, sulla sua assenza e soprattutto la sua perdita. Combattere la solitudine grazie al teatro, dunque, salvarsi da noi stessi e dalle nostre ombre ingombranti, urlare a gran voce con Eleonora Danco seduti alla fermata del tram “Me Vojo Sarvà” (22 agosto), spettacolo entrato nella storia della drammaturgia italiana per la sua forza d’impatto, un flusso continuo tra parola e corpo in un romano di Astrazione Poetica. Storie che fanno ridere e che fanno male. Che non hanno paura delle emozioni. Come “Giusto” (24 agosto) di Rosario Lisma, che parte dai nostri limiti autoimposti per arrivare ad una surreale e divertentissima storia, il dipinto dolente di un personaggio scolpito magistralmente tra Fantozzi e il Principe Myskin. Come i monologhi di Marco Dambrosio, in arte Makkox, che trasforma parole in macigni capaci di distruggere le nostre certezze, pensieri da sbagliare con ironia con quella intelligente provocazione rappresentata meravigliosamente da Valerio Aprea al quale è stata affidata l’apertura del Ginesio Fest con il suo Aspettando l’Apocalisse (18 agosto). E poi l’intramontabile Anna Cappelli (20 agosto) di Annibale Ruccello che torna a bussare alle porte del nostro Festival. Un testo di enorme impatto. Un nuovo classico, questa volta proposto dal regista argentino Claudio Tolcachir, tra i più potenti del panorama internazionale, e portato in scena dalla magnetica Valentina Picello. Il teatro. dunque, come ricetta alla solitudine.
Tra le piccole consapevolezze di questo mestiere ho maturato il pensiero che il teatro contemporaneo deve ribadire la sua natura di luogo di incontro. Un luogo fisico, appunto, dove i corpi incontrandosi possono e devono condividere emozioni senza paura. Per combattere, tra l’altro, la solitudine tecnologica e post- pandemica. In questa direzione l’idea di invitare come artista residente per l’edizione 2024 il maestro Alessio Maria Romano, coreografo e pedagogo, leone d’argento alla Biennale di Venezia, che assieme agli allievi del Teatro Stabile di Torino e della Scuola del Piccolo Teatro di Milano, svilupperà uno studio sulla solitudine attraverso il movimento con il laboratorio “Island – Concerto per corpi soli” (restituzione il 24 agosto alle 18.45).
Christian La Rosa, volto del Festival dall’inizio del mio percorso, continuerà a “Tenerci Compagnia” con gli incontri agli artisti e con la condivisione di un progetto speciale basato su un caso di solitudine giudiziaria, una riflessione sulla relazione tra solitudine e Stato portando lo spettacolo “Senza motivo apparente”, ispirato dal libro di Sergio Anelli “Omicidio in danno del dottor A”.
Per la parte infanzia/adolescenza Vera Vaiano ha alzato ancora l’asticella, creando un programma di qualità, capace di dialogare tra riflessioni e divertimento, ma giusto che sia lei a parlarne.
Remo Girone, che lascio sul finale per un ringraziamento collettivo da parte di tutto il Festival al nostro ideatore e presidente di Giuria, vi aspetta per il tradizionale appuntamento delle letture del preserale.
A me non resta che ringraziarvi: vedo crescere un perimetro sempre più ampio attorno al Ginesio Fest e questo non può che farmi felice. Ci vediamo a San Ginesio per combattere assieme la Solitudine”.
Pertanto in questa edizione l’artista residente del festival sarà il maestro Alessio Maria Romano, coreografo e pedagogo, leone d’argento alla Biennale di Venezia, che proporrà un laboratorio con restituzione (il 24 agosto alle 18.45), dal titolo “ISLAND” – Concerto per corpi soli.
Così Alessio Maria Romano racconta quello che sarà il percorso di residenza: “Il corpo come un’isola. Un arcipelago come un insieme di corpi. I confini fra questi, interni ed esterni, come limiti e potenzialità da esplorare. La possibilità di viaggiare, andare e tornare, salire e scendere, ruotare e saltare o semplicemente camminare come metafora di un movimento continuo del proprio corpo e delle proprie idee. Fra un corpo e l’altro e quindi fra un’isola e l’altra. Il muoversi come atto di conoscenza, come possibilità di incontro e così di esplorazione. In questo seminario costruiremo un arcipelago, il nostro insieme di corpi ovvero di possibilità dove, attraverso la grammatica del movimento, studieremo, ognuno il proprio e l’altrui corpo e le sue declinazioni nello spazio e nel tempo. Come viaggiatori esploratori passeremo da un’isola all’altra volendo andare oltre una sola idea di confine e di unica ed estrema irremovibile identità e quindi “solitudine”. Creare un’opportunità di studio e permettere a delle allieve e a degli allievi di poter continuare ad approfondire, oltre ai tempi e i luoghi della propria formazione, è sempre un atto di responsabilità civile molto importante e profondo. Accolgo questa proposta con grande entusiasmo e riconoscenza. Uscire, andare oltre i propri confini e quindi viaggiare, andare o rimanere, dalle proprie sale teatrali per trovarsi qui, in un luogo altro e così incontrare diversità, ci permette sinceramente di spostare il proprio centro. Nessun corpo può stare in scena o nella vita senza costruire relazioni e quindi possibile conoscenza di sé e degli altri. Come uscire dalla propria isola/corpo/mondo al fine di amare e vivere pienamente la propria stessa isola/corpo/mondo e quindi tutte le altre isole/mondi/corpi? E se fossimo piuttosto degli arcipelaghi? No man is an Island e qui inizia la nostra caccia al tesoro”.
Uno spazio speciale del festival sarà dedicato all’infanzia e all’adolescenza. Non un mero momento di animazione ma un’occasione per i più piccoli per avvicinarsi al mondo delle arti performative attraverso laboratori e spettacoli. Il programma sarà curato anche in questa edizione da Vera Vaiano, artista che da anni opera con successo sul territorio nel settore del teatro ragazzi. La sezione infanzia e adolescenza di questa quinta edizione del festival, come per gli anni precedenti, viaggia su due binari paralleli, gli spettacoli e l’offerta formativa. “Al sentire il tema di quest’anno ho avuto un sussulto. Poi ne ho subito il fascino – scrive Vera Vaiano – La visione e la selezione di spettacoli che fossero a tema ‘Solitudine’ mi hanno ricordato che, per fortuna, siamo soli e non siamo soli mai quando leggiamo (Il racconto della principessa guerriera), che siamo soli e non siamo soli mai quando ci rispecchiamo in un altro diverso da noi (Tuttatesta), che siamo soli e non siamo soli mai quando affrontiamo la parte più nera di noi (Storia di un uomo e la sua ombra). Per un’ex bambina, cresciuta a pane e televisione negli anni ‘80, è stato bellissimo immaginare un percorso di riflessione sul tema composto di Spettacoli e Laboratori. In un’era in cui il chiacchiericcio continuo delle nuove tecnologie ci isola, ma non ci lascia soli, la Solitudine diventa strumento prezioso di scoperta di sé”.
In questa edizione il Ginesio Fest, ha deciso di dedicare una mostra al grande fotografo Marcello Norberth, scomparso il 5 marzo del 2024, il quale era nato proprio a San Ginesio il 16 Gennaio del 1937. La mostra sarà curata dal figlio di Marcello Norberth, Luca Manfrini, che racconta così il “ritorno” di suo padre, nella città natale: “Marcello Norberth torna nella sua terra, simbolicamente attraverso le sue fotografie. Un ritorno o meglio un incontro con la sua regione e luoghi di origine, un territorio che non ha mai scordato ma che per lui è stato fonte di continua ispirazione ed orgoglio.
Nell’ambito del Ginesio Fest a San Ginesio, luogo di nascita del fotografo, una retrospettiva di parte della sua vastissima produzione. Per la prima volta nelle Marche ci sarà la possibilità di ammirare una selezione di fotografie di scena che raccontano i più importanti spettacoli teatrali del ‘900 e gli attori che ne sono stati protagonisti attraverso la straordinaria visione artistica di Norberth”.
“A lui sono state dedicate mostre e approfondimenti, e lo spessore delle immagini che lascia sono degne di un libro di testo su quanto i migliori e anche i più complessi registi hanno saputo realizzare” racconta Gianfranco Capitta su il Manifesto. È stato uno dei maestri della foto di scena italiana. Il suo nome è legato a tanti grandi registi. Il sodalizio più celebre e durevole fu quello con Luca Ronconi. Ma molte le collaborazioni con altri illustri registi: Eduardo De Filippo, Squarzina, Castri, Orazio Costa, Peter Stein, Missiroli, Cobelli, i Magazzini e molti altri.
“Fotografare un allestimento teatrale a livello alto è atto artistico in sé. Non facile. Esige una conoscenza millimetrica dell’allestimento. Nonché una certa familiarità anche con la personalità degli attori. Occorre essere nelle loro corde” così scrive di lui Rita Italiano su La Stampa.
“Norberth – scrive ancora Luca Manfrini – oltre ad avere dedicato parte del suo lavoro alla fotografia di scena, si cimentò attraverso i suoi ritratti ai più importanti attori italiani ad una continua ricerca della fotogenicità. De Filippo, Lollobrigida, Gassman, Lisi, Accorsi, Benigni e molti altri hanno voluto che il suo sguardo si posasse su di loro e li immortalasse in istanti di grande unicità”.
Da non perdere, all’interno del cartellone anche gli appuntamenti con le letture – all’ora del tramonto – di Remo Girone.
A fare gli onori di casa come conduttore della serata inaugurale e finale e per gli incontri con le compagnie sarà Christian La Rosa.
San Ginesio è avviato ormai ad essere un vero e proprio “Borgo degli attori”, un punto di riferimento stabile una meta privilegiata in cui non solo si celebra il mestiere dell’attore, ma dove lo si studia e approfondisce. Ora la volontà di animare il borgo non solo nel periodo estivo con le giornate di festival, ma durante l’intero anno, contribuendo, a partire dalla cultura teatrale, alla rinascita di un territorio, diventerà realtà grazie ad un piano di finanziamenti provenienti dal Pnrr. Il supporto delle istituzioni, è fondamenta per la realizzazione del festival.
“Grazie al Ginesio Fest – dichiara il Sindaco di San Ginesio, Giuliano Ciabocco – oggi San Ginesio, uno dei Borghi più Belli d’Italia, Paese Bandiera Arancione del Touring Club Italiano e riconosciuto Best Tourism Villages da parte dell’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite (UNWTO) è famoso per essere anche il “Borgo degli Attori”. Lanciato in piena pandemia e a ridosso di un sisma che ha tragicamente cambiato il volto della città privando i cittadini di quei preziosi spazi pubblici dove poter condividere i momenti destinati alla socialità e alla crescita culturale, il Ginesio Fest è stata quella miccia esplosiva che in soli cinque anni è riuscita a far vedere San Ginesio all’intera nazione sotto un’altra luce, quella che proviene dal coraggio e dalla determinazione di voler costruire una concreta rinascita attraverso la proposta di un progetto di altissimo valore culturale e fortemente identitario. La tenacia unita alla professionalità di chi organizza e coordina, la qualità della giuria e l’affetto di un pubblico sempre più numeroso e coinvolto fanno del Ginesio Fest l’appuntamento annuale più atteso del Comune di San Ginesio”.
L’ Assessore regionale alla cultura Chiara Biondi, afferma: “Un festival unico nel suo genere dedicato al teatro e all’arte degli attori, celebrando così la figura del Santo Lucio Ginesio, protettore degli attori stessi. In questo incantevole borgo, definito “Il Balcone dei Sibillini”, nel cuore della nostra meravigliosa regione, ogni agosto il Ginesio Fest non è solo un’occasione per godere delle bellezze paesaggistiche della nostra regione, ma è un omaggio vibrante all’arte teatrale e all’espressione creativa degli attori. Questo festival diffuso e originale celebra la passione e il talento di coloro che portano in scena emozioni, storie e personaggi che ci toccano nel profondo. Durante il Festival uno dei momenti più significativi è la consegna del Premio San Ginesio all’Arte dell’Attore, ideato dal rinomato attore Remo Girone. Un riconoscimento che onora e valorizza il lavoro straordinario degli attori italiani, contribuendo così a promuovere e preservare l’eccellenza artistica nel panorama teatrale nazionale”.
Nel 2016, San Ginesio è stato gravemente danneggiato dal terremoto, ma che ha saputo dimostrare la forte volontà di rinascita sociale culturale ed economica anche grazie al Ginesio Fest. Questo è quanto ha dichiarato il Commissario alla ricostruzione, Sen. Guido Castelli: “Se sarà la bellezza a salvare il mondo, una parte non marginale l’avrà il teatro, l’arte dell’attore, la sua capacità di prendere parte (e magari sorridere) delle tragedie e di compiangere (con ironia e passione) la commedia umana. Dal 2020 il Ginesio Fest è diventato un piccolo altare per celebrare la grandezza di un’arte antica come l’uomo, quella della drammaturgia. Un piccolo altare – un palcoscenico, per esattezza – eretto nel bel mezzo della bellezza dei Monti Sibillini – nel bellissimo borgo di San Ginesio – con il coraggio di chi non si è fatto fermare dal terremoto di pochi anni prima (il 24 agosto 2016) né dalla pandemia del Covid (proprio 2020). Ogni anno, quando partecipo al Ginesio Fest mi confermo nell’idea che questa terra, così profondamente ferita è capace di una incredibile forza di rinascita. Direi “resurrezione”, visto che parliamo anche di un santo: san Ginesio è il santo patrono dei musicisti, degli attori e di quanti lavorano in teatro. Il Ginesio Fest è la prova di quanto l’arte e la cultura siano essenziali per la ripresa della vita nel territorio attraversato dalla sequenza sismica del 2016-2017. Arte e cultura nutrono da sempre le nostre comunità, offrendo a tutti occasioni di ricchezza spirituale e di crescita umana. Arte e cultura fanno parte essenziale di quel processo di rigenerazione che deve accompagnare la ricostruzione delle case e dei luoghi fisici in cui la vita riprende forma e colore, anche dopo la distruzione del terremoto. Dobbiamo dire grazie a san Ginesio (il santo che si celebra proprio il 25 agosto), al Comune di San Ginesio (diventato il “borgo degli attori”), e a chi con entusiasmo, coraggio e fantasia ha dato vita a un appuntamento – quest’anno per la quinta volta – che trasforma le emozioni sul palco in nuova vita per tutti”.
Promosso e organizzato dal Comune di San Ginesio in collaborazione con l’Associazione Culturale GINESIO FEST, il festival si avvale della media partner di Rai Radio 3 e di Teatro e Critica, del patrocinio e del sostegno di: Regione Marche, Camera di Commercio delle Marche, Fondazione CARIMA, Fondazione Aristide Merloni, Provincia di Macerata, Parco Nazionale Monti Sibillini, Unione Montana Monti Azzurri. Partner culturali del Festival sono: AMAT Associazione Marchigiana Attività Teatrali, Fondazione Marche Cultura, UNIMC, UNICAM, UNIURB, UNIVPM.