Inibitori del checkpoint immunitario sicuri in anziani con sclerosi multipla


Per gli anziani con sclerosi multipla e segni di cancro, la cura con inibitori del checkpoint immunitario è risultata sicura e ha impedito la ricaduta o la progressione di malattia

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Per gli anziani con sclerosi multipla (SM) e segni di cancro, il trattamento con inibitori del checkpoint immunitario è risultato sicuro e ha impedito la ricaduta o la progressione della malattia, secondo una ricerca ad interim presentata a Denver, nel corso dell’American Academy of Neurology (AAN) annual meeting 2024.

«La SM presenta una serie di sintomi neurologici e con l’età arriva una maggiore incidenza di cancro» ha detto Prashanth Rajarajan, neurologo presso il Mass General Brigham and Women’s Hospital di Boston. «La recente linea di trattamento, costituita dagli inibitori del checkpoint immunitario (ICI), sblocca la capacità del sistema immunitario di attaccare il tumore» ha ricordato.

I checkpoint immunitari sono regolatori di processi chiave del sistema immunitario. Queste molecole rappresentano i modulatori delle vie di segnalazione responsabili della tolleranza immunologica, un concetto che previene la distruzione di cellule proprie da parte del sistema immunitario.

Alcune molecole (nello specifico, gli inibitori dei checkpoint immunitari) sono attualmente i nuovi bersagli dell’onco-immunoterapia a causa del loro potenziale terapeutico contro alcuni tipi di cancro. Esempi di inibitori dei checkpoint immunitari sono quelli che agiscono e bloccano CTLA4, PD-1 e PD-L1.

Rajarajan e colleghi hanno voluto definire l’attività della malattia della SM e i successivi esiti neurologici a seguito dell’esposizione agli ICI come trattamento del cancro perché rapporti precedenti avevano mostrato come gli ICI stessi evidenziassero un possibile rischio di eventi avversi immuno-correlati e di innesco di ricadute nei soggetti che si trovane in una condizione autoimmune.

Risultati provvisori di una revisione retrospettiva
È stata condotta una revisione retrospettiva che ha raccolto dati da otto sistemi medici terziari, con un’analisi strutturata degli strumenti che includeva storie di SM/cancro, trattamento ed esiti per un totale di 38 individui (età media 66 anni; 71% donne) trattati con ICI.

Un totale di 13 individui erano in terapia modificante la malattia (DMT) prima dell’inizio dell’ICI, e otto di questi avevano continuato la DMT durante la terapia ICI. I tumori più comuni riscontrati nella popolazione in studio sono stati il cancro polmonare (n = 11) e il melanoma (n = 10).

Secondo i risultati provvisori, un partecipante ha subito una recidiva dopo il trattamento con ICI, mentre un altro ha registrato una progressione della malattia in corso in un intervallo medio di follow-up di 13 mesi.

Sebbene 13 partecipanti abbiano avuto una remissione parziale o completa del cancro all’ultimo follow-up, 12 hanno registrato eventi avversi non neurologici e altri due, con il trattamento con ICI, hanno registrato eventi avversi correlati al sistema immunitario del sistema nervoso periferico.

«Nel complesso, i nostri dati sono rassicuranti, evidenziati da oncologi e neurologi che forniscono ai pazienti con SM il trattamento di cui hanno bisogno» ha detto Rajarajan.

I punti chiave
• La revisione dei dati ha portato a una popolazione in studio di 38 persone con SM e cancro trattate con inibitori del checkpoint immunitario (ICI).
• Tredici pazienti trattati con ICI hanno avuto una remissione parziale o completa del cancro al follow-up finale.

Fonte:
Rajarajan P, et al. Multi-institutional study of neurologic outcomes in people with multiple sclerosis who are treated with immune checkpoint inhibitors for oncologic indications. Presented at: American Academy of Neurology annual meeting. Denver, 2024.